In attesa del primo maggio – che quest’anno in Basilicata non sarà solo la Festa dei Lavoratori ma anche di quella parte di cittadini senza reddito per i quali dovrebbe partire il tanto atteso provvedimento regionale del Reddito Minimo d’Inserimento – il disegno di legge nazionale di contrasto alla povertà non ci soddisfa innanzitutto perché mette in campo risorse che si ritengono unanimemente insufficienti: 1 miliardo e 200mila euro per il 2017 e 1 miliardo e 700mila euro per il 2018.
Saranno in totale solo 400mila famiglie ammesse a beneficiarie in tutto il Paese e avranno circa 500 euro al mese. Quella che viene “lanciata” come prima misura nazionale destinata ad assicurare un sostegno economico al 24,5% dei nuclei familiari che risultano al di sotto della soglia di povertà, oltre che rivolta alle famiglie residenti di italiani e stranieri con permesso di lungo soggiorno, è ampiamente inadeguata ad affrontare il disagio sociale da noi sempre più grave e diffuso. I numeri parlano chiaro: la Regione Basilicata ha ricevuto in totale 12 mila domande nell’ambito del “Programma reddito minimo di inserimento”, mentre nelle scorse settimane è avvenuta la proroga di due mesi dei Tec (Tirocini extracurriculari) e dei Tis (Tirocini d’inserimento sociale), che interessano attualmente 1.525 persone, 825 delle quali appartenenti ai beneficiari del programma Copes (la cosiddetta platea o categoria B), e i restanti 700 relativi, invece, alla platea della mobilità in deroga (la categoria A). Se dunque le casse dello Stato sono sempre più esangui, incapaci di immettere risorse per far fronte ad un welfare di prima necessità, le speranze delle famiglie lucane che vivono in condizioni di povertà sono riposte nella Regione.
È dunque prioritario fare una seria lotta agli sprechi all’interno della pubblica amministrazione e sul fronte dell’evasione per recuperare maggiori risorse da destinare a chi ha difficoltà persino di cibo e medicinali. La cosiddetta struttura di missione ad hoc che dovrà gestire il reddito minimo, così come prevede la Giunta Regionale, dovrà occuparsene per predisporre azioni in grado di assicurare protezione sociale alle famiglie lucane che versano in situazioni di vero disagio. La “discriminante”: non più una serie di misure frammentarie e scoordinate, ma un quadro unitario a livello nazionale e regionale sino a raddoppiare gli stanziamenti e a superare la fase di assistenzialismo ridando dignità di lavoro ai capofamiglia disoccupati.
Angelo Rosella, segretario regionale IdV Basilicata