Da ieri il COVA di Viggiano è fermato del tutto. Non una goccia di greggio uscirà dal sottosuolo per i prossimi 90 giorni a causa dello stop imposto all’Eni dalla Regione Basilicata. Sembra che da ieri sia andato in funzione l’impianto mobile della Syndial, arrivato tre giorni fa dalla Sardegna per il trattamento delle acque di scolo, da inviare poi al depuratore.
Un impianto necessario a fronte delle centinaia di autobotti cariche di acque da caratterizzare, prima di inviare al depuratore, che hanno saturato l’intero piazzale del Centro Olio. Si parla di venti autobotte al giorno, ovvero centoquaranta a settimana. Quasi impossibile occupare altri spazi e disporre di altri mezzi. Si è dovuto ricorrere anche ad autorizzazioni di emergenza.
A riguardo l’Ing. Antonio Alberti su facebook scrive:
Vorrei spiegare in poche righe quali sono le criticità di questo tipo di impianto:
– E’ un impianto dove si fanno trattamenti fisici e chimici e quindi si usano sostanze chimiche molto pericolose (acido cloridrico e solforico molto concentrati, soda caustica , ecc…) e quindi esiste il rischio di inquinamento per incidente o all’impianto o ai mezzi che trasportano tali sostanze;
– L’impianto produrrà una notevole quantità di rifiuti concentrati, pericolosi e tossici, che dovranno a loro volta essere trasportati presso idonei centri di smaltimento e pertanto la pericolosità per l’ambiente e per le persone, in caso di incidente, diventa 100 volte maggiore rispetto al trasporto dei liquidi pericolosi estratti durante la bonifica ambientale.
Possiamo correre altri rischi per l’ambiente dopo il disastro già conclamato che è avvenuto?
Per chi voglia approfondire l’argomento può leggere le mie Osservazioni all’impianto SIMAM al seguente link