La donna non deve essere uguale all’uomo. Non credo alle quote; né rosa né celesti. Esiste una diversità tanto quanto basta affinché nella somma diventano un tutt’uno. Il resto è retorica .
Ciò che conta, a mio parere, è recidere subito rapporti, dialoghi, argomentazioni, disquisizioni ed ogni altra evidenza dove la donna viene riportata come essere diverso nel senso di debolezza. La donna è un valore senza mai essere un di più se non nella misura in cui ogni soggetto terreno, eletto, mostra capacità migliori nei campi in cui opera. Troveremo l’ottimo ingegnere o scrittore o chirurgo o ricercatore senza per questo declinarne il genere se non per ragioni di semantica consolidata.
Recidere rapporti con quanti velatamente sprofondano in vecchie abitudini sociali, dove la donna è serva della casa o, peggio, serva del marito. Non basta sciorinare in pubblico emancipazioni culturali, occorre mostrarlo con i fatti anche con l’amico con il quale si gioca a tresette o si fa la partitella di calcetto. Godere (in senso lato) della vista di una bella donna non significa essere violento ma saper apprezzare la bellezza pura senza mai scivolare nella pretesa. Violenza non significa solo gonfiare di botte la moglie o la fidanzata; violenza è anche assumere spocchia da superiori per apparire belli con i compagni di “merende”. Farlo significa alimentare un immaginario che presto o tardi si incaricherà qualcuno di mettere in atto, qualcuno che conserva la ruvidezza non affinata con la cultura, con la bontà che la conoscenza ci porta ad assorbire.
Questo pensiero lo voglio dedicare a quanti recitano un ruolo che nella realtà non è. Mi auguro che la pittura delle panchine torni ad essere un puro e semplice gesto di manutenzione e non un monito per quanti occupano questo mondo sgomitando con violenza per far valere ragioni che con l’intelligenza non riuscirebbero a far valere.
Viva le persone belle, che siano donne o maschi. Ma, oggi, viva le donne e basta.
Gianfranco Massaro – Agos