La campagna elettorale per il Referendum Costituzionale e per le elezioni regionali/amministrative del 20-21 Settembre prossimi, entra nel vivo.
Mancano poco più di cinque giorni ai comizi di chiusura e al silenzio elettorale della vigilia.
Nel frattempo, il Paese ed il governo continuano a fronteggiare la recrudescenza del Virus e l’aumento dei contagi (ieri, Sabato 12 Settembre, quasi 1700 nuovi casi).
Ad ogni modo, l’esecutivo non può permettersi di pensare esclusivamente al voto, nemmeno in questi giorni: domani parte l’anno scolastico più incerto e ricco di incognite della Storia Repubblicana.
Non si placano le polemiche attorno alla ministra Lucia Azzolina, la quale è impegnata a trovare una soluzione a tutte (e sono tante) le questioni aperte: banchi, misurazione temperatura agli studenti, test obbligatori per i docenti e misure immediate di contrasto al contagio in caso di riscontro di positività in classe.
Tutto questo, senza considerare l’impatto economico del periodo di lockdown che presenterà nel prossimo autunno “il conto” della crisi in tutta la sua drammaticità.
Tornando allo scenario politico di queste ore, forte è la sensazione di un governo sotto assedio.
Il Referendum
Dopo un inizio di campagna elettorale abbastanza blando, con una vittoria del Sì al Referendum sul taglio dei parlamentari che sembrava praticamente scontata, negli ultimi giorni, pur non avendo sondaggi a disposizione (divieto di pubblicazione negli ultimi 15 giorni di campagna elettorale), stiamo assistendo ad una politicizzazione inaspettata del quesito referendario.
Francamente si ha l’impressione che l’opposizione (ma anche parte della maggioranza che sostiene il governo), nonostante le dichiarazioni di facciata, stiano provando a legare l’esito referendario alla sopravvivenza stessa dell’esecutivo.
Particolarmente difficile in questa fase, secondo chi scrive, la posizione del Movimento Cinque Stelle: una clamorosa vittoria del No significherebbe cancellare una delle ultime battaglie storiche, potremmo dire quasi esistenziali del Movimento. Il taglio dei costi della Politica, forse, è l’ultima stella davvero ancora “accesa” dei pentastellati. Spegnerla significherebbe aprire una crisi probabilmente irreversibile e dalle imprevedibili conseguenze.
Il centrodestra, ma anche una parte della maggioranza di governo, (Renziani in prima fila), iniziano a fiutare l’odore del cadavere politico dei grillini.
Ad ogni modo, tra pochi giorni avremo il verdetto del popolo.
Elezioni regionali
La partita delle elezioni regionali, se possibile, appare ancora più complicata da sbrogliare per la compagine governativa. Nonostante i disperati e accorati appelli all’unità delle scorse settimane da parte del Premier Conte, il Partito Democratico ed il Movimento Cinque Stelle sono riusciti a siglare un accordo elettorale soltanto in Liguria, con la candidatura unitaria di Ferruccio Sansa. Il contesto ligure, tra l’altro vede un forte vantaggio (secondo gli ultimi sondaggi disponibili) del governatore uscente Giovanni Toti, candidato del centrodestra unito.
Partita senza storia quella del Veneto, con la conferma a furor di popolo del governatore uscente Zaia che appare scontata.
Anche in Campania, la popolarità di De Luca (legata soprattutto all’ultima fase di gestione del periodo di Lockdown) sembra far pendere la bilancia dalla parte del centrosinistra (con i cinque stelle all’opposizione).
Molto più intricate le situazioni che riguardano Toscana, Marche e Puglia.
Anche la roccaforte “Rossa” per eccellenza, questa volta sembra in bilico: ridottissimo il margine tra il candidato di centrosinistra Giani e la Leghista Ceccardi. Anche in questo caso, nessun apparentamento tra lo schieramento progressista e gli alleati di governo pentastellati.
Nelle Marche, viene dato in vantaggio il candidato di Fratelli D’Italia Acquaroli, il quale guida una coalizione di centrodestra unita. Più indietro il candidato del Pd Maurizio Mangialardi, che può contare sul sostegno del centrosinistra.
Infine la Puglia: qui si vocifera di sfida all’ultimo voto tra il Governatore uscente Emiliano e Raffaele Fitto.
Lo scenario pugliese è quello che ha scatenato le maggiori polemiche tra il centrosinistra ed i cinque stelle.
Il Premier Giuseppe Conte, infatti, si è speso personalmente, fino all’ultimo istante disponibile per provare a costruire le condizioni per un’alleanza che rivedesse compatta l’area governativa. Lo stesso Emiliano ha provato invano a coinvolgere il MoVimento sulla base di una piattaforma programmatica che potesse compattare il fronte e battere la destra. Alla fine è arrivato lo stop di Luigi Di Maio, il quale ha definito “Distante” Michele Emiliano dai valori del Movimento Cinque Stelle, promuovendo la candidatura autonoma di Antonella Laricchia.
Insomma, un centrodestra che si presenta ovunque unito contro Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle divisi e con possibilità di vittoria sicuramente ridotte.
Staremo a vedere quello che accadrà nei prossimi giorni, di certo è partito l’assedio al Governo, al Premier e al Movimento Cinque Stelle.