La vicenda del monologo di Fedez nel corso del “Concertone” del Primo Maggio (versione compatibile con le misure anti contagio e dunque spettacolo quasi esclusivamente televisivo), continua a tenere banco nell’opinione pubblica di questo Paese .
Secondo il rapper di origini lucane, i dirigenti di RaiTre avrebbero censurato il suo discorso in cui venivano elencate alcune dichiarazioni omofobe e violente da parte di politici leghisti.
Famosa oramai è la traccia audio-video in cui l’artista dibatte con la vice direttrice di RaiTre Ilaria Capitani in merito al contenuto del testo che poi avrebbe declamato sul palco.
Come era facilmente immaginabile, si è scatenato il putiferio social e si sono formate le oramai consuete tifoserie da “Bar Virtuale”.
Si è parlato e si è scritto in maniera superficiale di “Libertà di Stampa” e dell’oramai celebre “Ddl Zan” (sul quale mi auguro si esprima presto il Parlamento).
Abbiamo visto un grande dispiegamento di forze “progressiste” al fianco del Rapper “proletario” sfruttando l’esposizione mediatica dell’artista contro Salvini e la Lega.
Tutto molto bello, il Sole dell’Avvenire è oramai ad un passo…
Peccato che una volta il Primo Maggio era la festa del “Lavoro”.
Lavoro che non c’è o che è malpagato.
Lavoratori, artigiani, partite iva, ristoratori massacrati dalla crisi economica conseguente alla Pandemia. Non una parola sulle chiusure e sui ristori promessi dal governo che tardano ad arrivare.
Non una parola sulla crisi sociale e psicologica che stanno attraversando milioni di giovani costretti da quindici mesi alla didattica a distanza.
Non un cenno all’incremento spaventoso di ingressi nelle aree psichiatriche di questo Paese.
Insomma un teatrino mediatico costruito ad arte che prova ostinatamente ad imporre dei temi assolutamente lontani dal sentimento popolare diffuso e dalla terribile attualità che tutti stiamo vivendo.
Un teatrino a cui gran parte dell’intellighenzia raffinata e borghese della sinistra Italiana partecipa con soddisfazione, promuovendo continuamente la definitiva mutazione genetica cominciata oramai decenni fa: da movimento popolare ad espressione di interessi elitari.
Lo scollamento costante e continuo tra le posizioni degli artefici di questa propaganda ricca di politically correct ed i ceti deboli che più stanno pagando il prezzo della crisi, è oramai un fatto certificato. Dall’altra parte, la Destra, non può che ringraziare e si prepara al grande incasso elettorale.