In quinta ginnasio, allorché le ore della tela scolastica venivano riempite dalla materia più amata da noi studenti indolenti, quella che leniva le ferite di latino, greco, vale a dire “educazione fisica”, le strade del genere maschile e femminile si slegavano. Le ragazze si portavano verso il piazzale mediano del fabbricato scolastico per giocare a pallavolo, mentre noi ragazzi ci infilavamo in uno scalcagnato campo di basket per dare quattro calci a un pallone che aveva visto avvicendarsi diverse guerre. Gli “incontri”, periodici, con le sonorità di Pino Mango li ho allignati proprio nel corso di quelle partitelle, grazie a un compagno di banco, studente serio e molto apprezzato, al contrario del Sottoscritto, che abitava coi nonni in quel di Tramutola poiché i genitori vivevano e lavoravano in Svizzera. Fino a un paio di anni prima, anch’egli aveva convissuto con cioccolate e formaggi poi, per diverse cause, era approdato a Viggiano. Non lo chiamavamo mai per nome, fosse stato per noi neppure lo avrebbe avuto, la sua rinomanza suonava sui nostri becchi solo come il suo cognome: “Troccoli”. Ebbene, il nostro amico Svizzero amava canticchiare le canzoni di Mango fino a quando le sue corde vocali non chiedevano pietà.
Il repertorio era immutabile.
Partiva con le strofe di “Lei verrà”, continuava con “Oro” per poi terminare con “Bella d’estate”. Il fatto che ne imitasse anche il falsetto era un sonoro motivo di sfottò, ma il ragazzo non demordeva, anzi, continuava imperterrito con quella epifania canora. Ecco, è proprio così, che ho iniziato ad apprezzare Pino Mango. Non che prima non lo facessi, intendiamoci, ma il continuo martellamento del Troccoli mi aveva convinto ad approfondire le armonie di questo fantastico artista. E qui mi si è aperto un mondo le cui note spaziavano dal folk al rock, alla world music, i suoi testi ti appartenevano dal primo momento, spezzando quelle convenzioni musicali che, al tempo, caratterizzavano il paese. Così mi scoprii anche io a canticchiarlo, consumando le ore a registrare musicassette o a cercare i testi su “Tv sorrisi e canzoni” quando il web era ancora agli albori e il mondo andava avanti coi telefoni a gettoni. Pino Mango illuminava i miei pomeriggi, attraversava i miei cambiamenti, mi faceva socchiudere gli occhi immaginando l’incanto del mondo, innalzava sugli scudi il mio orgoglio lucano. Nell‘epoca delle richieste e dediche radiofoniche non vi era nemmeno la necessità di alzare la cornetta perché Pino era ospite fisso di quei programmi. Apprezzo il mio conterraneo sempre più, non perché mi sia fatto condizionare dall’aura di leggenda che assumono gli artisti che ci hanno lasciato, lo amo perché è sempre contingente, è sentimento, alleggerisce i cuori e li fa vibrare quando sembrano troppo pesanti in certi giorni. Pino Mango è sempre con noi, non se n’è mai andato, è il riparo dalle piogge reprobe delle nostre esistenze e proprio perché nella sua carriera ha vagato anche nel freddo delle difficoltà, rappresenta un eccellente maestro.
Ci ha regalato la verità del sentimento e per questo non smetterò mai di ringraziarlo. Come non smetterò di pensare al mio amico, col miraggio che un giorno si possa ripercorrere quel sentiero canticchiandone i giorni.
Mimmo Toscano