Per le grandi sfide poste dalla transizione energetica non è sufficiente come ha fatto la Giunta Regionale con il Piano strategico dotarsi di un quadro unitario delle risorse energetiche, nel quale far confluire i progetti “Tempa Rossa” e “Val d’Agri”, oggi gestiti separatamente in relazione agli specifici accordi sottoscritti. La Uil, raccogliendo le indicazioni dell’a.d. Eni Descalzi a pensare ad “una transizione green aperta a tutte le tecnologie” e l’invito del responsabile del Distretto Meridionale Lopomo ad “affrontare insieme le complesse problematiche” individua un nuovo metodo di approccio e un “pacchetto” di idee, proposte e progetti da sottoporre al confronto con tutte le parti istituzionali e sociali in campo. E’, in sintesi, la conclusione dell’Attivo regionale dei dirigenti, delegati e lavoratori delle categorie della UIL (Uilm, Feneal, Uiltec, Uiltrasporti, Uiltucs), coinvolte nel settore delle estrazioni petrolifere, che si è tenuto ieri a Viggiano.
La condizione pregiudiziale è il pieno rispetto degli accordi e quindi dei contenuti del Patto di Sito per superare l’attuale stato di tensione originato principalmente dalle scelte di ENI in materia di appalti, che hanno causato diverse problematiche di carattere occupazionale riferiti agli annunciati esuberi all’interno di ltalfluid, Maersk ed ai licenziamenti in atto nella SIS. Esuberi e licenziamenti, che coinvolgerebbero circa 110-120 lavoratori, cifra che il comprensorio petrolifero e la nostra regione non possono consentire né permettersi. Tutto ciò anche per definire, con efficaci piani e politiche attive del lavoro, le ricadute occupazionali possibili e realistiche che possono derivare dai processi di produzione e trasformazione energetica da programmare in prospettiva ecologica secondo previsioni che indicano presuntivamente un asset di nuova occupazione di circa 2000 unità.
È in questa ottica di protagonisti che da più tempo immaginiamo di costruire gli ‘Stati generali dell’energia’ con tutte le componenti produttive, istituzionali culturali e della ricerca e della rappresentanza locale, per superare i ritardi e le sottovalutazioni che si registrano in Basilicata in tema di transizione energetica nonostante da tempo Cgil, Cisl, Uil a livello nazionale abbiano lanciato la piattaforma unitaria per ‘la giusta transizione’ che a livello regionale abbiamo declinato in differenti aspetti con il Documento unitario e con la proposta di un Patto per il lavoro.
La Basilicata è terra di idrocarburi e di energie rinnovabili, di un unicum di risorse ambientali, che possiamo definire i nostri beni comuni, ed ha tutte le condizioni per diventare un ‘laboratorio’ per i programmi di investimenti della transizione energetica. Superando la logica delle “compensazioni”, è necessario avviare una nuova programmazione che sappia armonizzare gli interessi nazionali e il futuro della Basilicata.
Definendo il tema delle risorse energetiche e della transizione green come asse trasversale a tutte le strategie di sviluppo regionale per il raggiungimento di una piena sostenibilità ambientale. Le nostre sfide ed i nostri interlocutori più diretti sono i grandi Player che operano sul nostro territorio a cui chiediamo con insistenza e nella convinzione che rientrano nei loro piani aziendali di cominciare a stabilire da subito cosa e come dalla stessa attuale trasformazione petrolifera qui si possa fare con un cronoprogramma per ridurre le emissioni di C02.
In questo quadro è bene aprire un tavolo di confronto per chiedere ad Eni a che punto è il progetto “Energy Valley”, presentato già da un anno e che prevede un investimento di circa 80 milioni di euro in quattro anni con l’obiettivo di creare in Val d’Agri un distretto produttivo basato sulla diversificazione economica, sulla sostenibilità ambientale e sull’economia circolare.
Sempre rispetto ai programmi Eni è da rilanciare una candidatura ufficiale della Basilicata ad ospitare impianti per la produzione di idrogeno, contando innanzitutto sulle nostre ingenti risorse idriche che sono essenziali per la produzione di idrogeno con C02 (la cosiddetta energia blu). Determinante sarà la qualità del progetto e le motivazioni del sito da individuare per quello che in Basilicata dovrebbe rappresentare il nuovo distretto energetico che guarda al superamento del distretto Eni Val d’Agri.
E’ decisivo rivendicare l’apertura di un tavolo con il Governo, che auspichiamo si formi e si insedi prima possibile, sui piani per uscire dalla crisi, in relazione al Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR) e, in generale, sull’utilizzo di tutte le risorse ordinarie, dei fondi europei, sulla definizione delle politiche fiscali e degli incentivi. Nonché per i Piani e le misure di Giusta Transizione, altrettanto è necessario ed urgente fare con la Giunta Regionale per garantire il passaggio verso un nuovo modello di sviluppo sostenibile.
Il nuovo corso della relazione tra attività estrattiva e Basilicata non può che essere ancorato a quattro pilastri tematici fortemente interconnessi: ambiente, sicurezza, lavoro, investimenti. Negli anni, il piano di questa relazione si è via via inclinato rispetto agli effetti dell’attività estrattiva su ciascuno di questi temi, ed è necessariamente da questi aspetti che occorre tornare a discutere per giungere a una nuova fase e a un nuovo patto che, uscendo dalla dimensione locale, guardi alla dimensione regionale e nazionale del nuovo sviluppo.
In sintesi, si propone una piattaforma di sviluppo e di nuovo lavoro che scaturisca da:
- ridurre la dipendenza dalla fonte fossile e la sperimentazione di alternative energetiche (qui il collegamento tra Cluster, Università, Enti di ricerca e Imprese, si impone da sé)
- programmare e realizzare nel distretto energetico di Val d’Agri, con cronoprogrammi certi, interventi ulteriori e differenziati previsti nelle strategie di piano della corporate Eni legati ai temi della chimica verde, del biofarmaceutica e del biosanitario, settori di punta del rilancio produttivo nazionale. Oltre a sostenere la ricerca e lo sviluppo di tecnologia per l’energia geotermica a bassa temperatura. Un complesso di interventi da riscontrare in linea alle tesi di ecosostenibilità e di sviluppo occupazionale più volte sostenute dalle forze sociali e dagli enti locali.
- propugnare e rivendicare un aggiornamento estensivo degli Accordi prorogati tra Stato Regione ed Eni ben al di là di semplici atti d’autorizzazione. L’aspettativa è di costruire sulla realtà dei processi trasformativi e distributivi dell’energia una intelaiatura importante di impegni, decisioni, progetti che proiettino il complesso estrattivo
- trasformativo lucano verso uno status di distretto meridionale della sostenibilità socio-ambientale. Ambito intersecato dai vettori dinamici delle Zes, da una larga ed innovativa rete cooperativa delle Regioni, condensata in nodi strategici, grumi attivi dell’innovazione tecnologica, dell’intelligenza artificiale, dell’alta formazione, della elevazione del sistema universitario e dei servizi alla persona.
- Mobilitare e valorizzare il plafond che deriva dalle royalties del petrolio alla Regione Basilicata con uso più razionale e finalizzato verso obiettivi di concreto cambiamento nei destini di sviluppo e di miglioramento delle condizioni di benessere dei cittadini. Nei prossimi10-20 anni l’indotto del barile petrolifero genera circa 3,4 miliardi di euro.
Il nostro modello di sindacato contribuisce a costruire prospettive generali di sviluppo e di rilancio dell’economia e della società regionale che deve vincere la sfida della transizione energetica. Deve con coraggio ed apertura saper coniugare i temi dell’energia con una nuova effervescenza della società locale, senza il timore di guardare ai cambiamenti, traducendo le sfide in opportunità, in occasioni di una nuova frontiera delle generazioni che guardano al futuro.
UIL Basilicata