“L’assoluzione di Marcello assolve tutti coloro che vengono condannati dall’opinione pubblica ancor prima di essere giudicati e infine assolti. Può accadere prima o poi a tutti, nella vita in generale, per questioni non sempre legate a vicende giudiziarie e le conseguenze sono sempre devastanti soprattutto nella sfera personale e familiare, oltre che poi nella sfera economica e sociale. Quando le vicende investono e travolgono chi ha scelto di svolgere una funzione di rappresentanza politica, gli effetti di questo giustizialismo dilagante, in ogni settore, unito a un protagonismo mediatico imperante di chi fa della strumentalizzazione una professione, sono spesso drammatici, perché si riflettono sulla persona, sull’uomo ma soprattutto sulla comunità in maniera decisiva e a volte definitiva.
La buona notizia, sul piano umano e poi politico, non può non farmi ricordare che i mesi e gli anni trascorsi da quel 6 luglio 2018 sono stati vissuti anche da me, che con Marcello ho condiviso battaglie epiche, ruoli politici e di governo di questa nostra regione, con un peso enorme sulla schiena, un fardello difficile se non impossibile da sopportare. Ancora oggi, nonostante la vicenda sia andata alla conclusione, c’è chi si ostina a giudicare e condannare senza conoscere nulla nel profondo, dei fatti e delle questioni. Spesso si giudica per approfittare delle disgrazie altrui, per sostituirsi o per il solo gusto di distruggere uomini e funzioni.
È forse arrivato il momento di ridare dignità a chi come Marcello ha continuato a combattere sul fronte della sua salute personale oltre che contro infamia e soprattutto contro il “pregiudizio” che è il vero male di una moderna società. Purtroppo dalla piazza del vaffaday abbiamo nostro mal grado ereditato l’abitudine alle ingiurie, agli insulti, la capacità di condannare tutto e tutti, a prescindere, e di essere spesso, come società, totalmente inadeguati quando si tratta di dimostrare di essere diversi o migliori.
Dopo aver avviato insieme a lui la rivoluzione democratica ma anche vera e concreta, in Regione, proiettando la nostra Basilicata, in quegli anni e lo dimostrano i dati, verso un futuro sostenibile, ben prima della pandemia e delle enormi disponibilità economiche oggi esistenti, con una visione che ha anticipato di anni quella “transizione” di cui, oggi, tutti parlano senza comprendere il reale significato che non è solo politico ed economico in Basilicata, ma che più che in ogni altra regione d’Italia deve essere culturale.
Una rivoluzione che orgogliosamente posso rivendicare di aver avviato, sostenuto e in parte anche realizzato, cambiando con la giunta Pittella il paradigma su cui sviluppare la Basilicata sostenibile, valorizzando e partendo proprio dalle vocazioni territoriali, agroalimentare, ambiente, turismo, verso una società della conoscenza che punta a valorizzare il nostro capitale umano. Una transizione che è stata interrotta per quello che oggi finalmente appare chiaro essere stato un enorme errore giudiziario, durato 4 anni, che ha fatto fuori una intera classe dirigente. Anche alcuni amici o non amici del partito, con ipocrisia e con finto moralismo, hanno dimostrato altro nelle relazioni personali pur facendosi paladini della legalità e della giustizia. C’erano, però, e ci sono tanti cittadini e cittadine lucane che, però, hanno sempre voluto credere a ciò che oggi si rivela essere per la giustizia, la verità.
Essere stati eletti insieme nella stessa lista Avanti Basilicata è stata una sfida che tanti hanno considerato impossibile da vincere, sulla scorta dell’onda ma soprattutto dell’onta mediatica che su Marcello e su di noi si era abbattuta. Eppure, ‘abbiamo anche vinta con 25000 consensi e grazie quindi alle tantissime persone che hanno creduto in noi, nel nostro operato, e dalle quali – anche se su campi divenuti differenti – dobbiamo insieme ripartire.”
Luca Braia Consigliere Regionale, Capogruppo Italia Viva.