La frase famosa per cui hanno iniziato a trivellare la Basilicata negli anni 90 era “ce lo chiede il paese“ lo ripetevano tutti: parlamentari, amministratori e tutte le terze e quarte file. Era il contributo a cui non ci si poteva sottrarre e che ci avrebbe portato sviluppo e ricchezza. I dati ISTAT su povertà, emigrazione nel primo decennio sconfesseranno subito tale teoria. Poi è arrivato lo sblocca Italia con raddoppio di estrazioni e promesse di investimento che avrebbero portato ricchezza e infrastrutture ai territori, ma siamo più poveri e inquinati di prima. Anche questa volta i dati ISTAT saranno più impietosi di prima e il disastro ambientale diventa inchiesta di magistratura.
A nulla servirà il contributo delle royalties più basse del mondo (il piatto di lenticchie) che ha impoverito la Basilicata e illuso ben due generazioni (la terza non si illuderà più perché sarà emigrata). E ora, senza nessuna garanzia sulla riduzione le bollette agli italiani e contro ogni principio di sostenibilità ambientale/economica si accetta il PiTESAI, che prevede il raddoppio della produzione di gas a livello nazionale e il ripristino di alcuni permessi di ricerca in terra e mare presentati dopo il 2010 o che abbiano determinata capacità produttiva, si potrà continuare a trivellare anche in aree idonee pur di sfruttare il giacimento e aggiungiamo fiutati altri giacimenti nessuno potrebbe escludere altre istanze che potrebbero comparire nelle aree idonee. Un PiTESAI dettato più da una richiesta di produzione di gas e da interessi di governo che da un concetto di eco sostenibilità per la tutela dei territori (la Basilicata e il mar Jonio andavano esclusi dal piano delle aree idonee), in merito abbiamo presentato dettagliate osservazioni proprio sulla tutela delle acque lucane e sugli ecosistemi del mar Jonio. Prima del PiTESAI la regione Basilicata ha accettato di avviare Tempa Rossa e ha rinnovato l’accordo Val d’agri. Già l’accordo Val d’Agri, tenuto segreto dal presidente Bardi e mai divulgato al pubblico (nonostante più volte sollecitato), dove sono chiare ed evidenti le quantità che si vogliono estrarre, dove saranno estratte, con quali pozzi e con che tipo di pozzo (verticale o orizzontale) nella concessione esistente. Di fatto resta che attualmente nel sito Unmig i titoli minerari da riconsiderare sono davvero tanti in terra e mare senza escludere future richieste . I colori delle cartografie dell’umnig insieme a quelle del Pitesai si sovrappongono ai colori dei bacini idrici e degli eco sistemi marini. Una politica incapace di scelte moderne, sostenibili ed ecologiste disegna il futuro del territorio e dei cittadini con un pennello con i colori scuri del catrame.
Approvazione del PiTESAI, Ass. Rosa: “non ci saranno nuove estrazioni di petrolio oltre le concessioni già esistenti”
Da dopo Scanzano nel 2003 avevamo proposto in Basilicata una scuola sulle rinnovabili e di energia pulita per i popoli del Mediterraneo, per iniziare a cambiare il modo di vedere le cose e trasformarle , per rispettare la bellezza e la storia dei luoghi che fu Magna Grecia di cultura e civiltà ,
In merito riportiamo in estrema sintesi quello che dice il PiTESAI nella relazione illustrativa per quanto riguarda i titoli minerari: https://unmig.mise.gov.it/images/docs/PiTESAI-relazione-illustrativa.pdf
– i procedimenti relativi ad istanze di prospezione e ricerca potranno proseguire solo se riguardanti gas e solo se non eccessivamente datate, ossia solo se presentate dopo il 01/01/2010, purché ricadenti in “aree potenzialmente idonee”, come sopra specificato; – i procedimenti relativi ad istanze di concessioni proseguono in “aree potenzialmente idonee”, o anche in “aree potenzialmente non idonee” purché in questo caso sia stato accertato un potenziale minerario esclusivamente di gas per un quantitativo di riserva certa superiore a 150 MSmc ritenuta orientativamente, dal punto di vista economico, di pubblico interesse, per la prosecuzione dell’iter istruttorio finalizzato allo sviluppo del giacimento;
– i permessi di ricerca vigenti proseguono nelle attività, salvo quelli sospesi nel decorso temporale da più di 7 anni precedenti l’entrata in vigore della legge 12/2019, per motivi esclusivamente dipendenti da scelte del titolare del permesso, purché riguardanti solo la ricerca di gas e ricadenti, anche parzialmente, in “aree potenzialmente idonee”;
– le concessioni di coltivazione di idrocarburi in terraferma ed in mare proseguono se hanno infrastrutture in essere o già approvate in “aree potenzialmente idonee”, salvo quelle improduttive da più di 7 anni precedenti dall’adozione del Piano, per motivi dipendenti da scelte del concessionario;
– le concessioni in mare proseguono anche se hanno una o più infrastruttura in “aree potenzialmente non idonee”, salvo quelle improduttive da più di 5 anni precedenti dall’adozione del Piano, per motivi dipendenti da scelte del concessionario; – le concessioni in terraferma proseguono anche se hanno una o più infrastruttura all’interno di “aree potenzialmente non idonee” purché siano produttive o improduttive da meno di 5 anni precedenti dall’adozione del Piano e che a seguito dell’analisi CBA ottengano un risultato per cui i costi della mancata proroga sono superiori ai benefici, restando in vigore e continuando a poter essere prorogate fino a quando l’analisi CBA ne giustificherà la prosecuzione;
– le altre concessioni di coltivazione vigenti che, alla data di adozione del PiTESAI non saranno in una delle predette casistiche, resteranno in vigore fino alla scadenza – da intendersi come scadenza del titolo o della proroga anche in corso di rilascio – senza possibilità di eventuali ulteriori proroghe.
– i procedimenti relativi ad istanze di prospezione e ricerca potranno proseguire solo se riguardanti gas e solo se non eccessivamente datate, ossia solo se presentate dopo il 01/01/2010, purché ricadenti in “aree potenzialmente idonee”, come sopra specificato; – i procedimenti relativi ad istanze di concessioni proseguono in “aree potenzialmente idonee”, o anche in “aree potenzialmente non idonee” purché in questo caso sia stato accertato un potenziale minerario esclusivamente di gas per un quantitativo di riserva certa superiore a 150 MSmc ritenuta orientativamente, dal punto di vista economico, di pubblico interesse, per la prosecuzione dell’iter istruttorio finalizzato allo sviluppo del giacimento;
– i permessi di ricerca vigenti proseguono nelle attività, salvo quelli sospesi nel decorso temporale da più di 7 anni precedenti l’entrata in vigore della legge 12/2019, per motivi esclusivamente dipendenti da scelte del titolare del permesso, purché riguardanti solo la ricerca di gas e ricadenti, anche parzialmente, in “aree potenzialmente idonee”;
– le concessioni di coltivazione di idrocarburi in terraferma ed in mare proseguono se hanno infrastrutture in essere o già approvate in “aree potenzialmente idonee”, salvo quelle improduttive da più di 7 anni precedenti dall’adozione del Piano, per motivi dipendenti da scelte del concessionario;
– le concessioni in mare proseguono anche se hanno una o più infrastruttura in “aree potenzialmente non idonee”, salvo quelle improduttive da più di 5 anni precedenti dall’adozione del Piano, per motivi dipendenti da scelte del concessionario; – le concessioni in terraferma proseguono anche se hanno una o più infrastruttura all’interno di “aree potenzialmente non idonee” purché siano produttive o improduttive da meno di 5 anni precedenti dall’adozione del Piano e che a seguito dell’analisi CBA ottengano un risultato per cui i costi della mancata proroga sono superiori ai benefici, restando in vigore e continuando a poter essere prorogate fino a quando l’analisi CBA ne giustificherà la prosecuzione;
– le altre concessioni di coltivazione vigenti che, alla data di adozione del PiTESAI non saranno in una delle predette casistiche, resteranno in vigore fino alla scadenza – da intendersi come scadenza del titolo o della proroga anche in corso di rilascio – senza possibilità di eventuali ulteriori proroghe.