Lavoro

Pandemia, guerra, crisi energetica. Basilicata sempre più a rischio povertà

“In Basilicata due persone su tre sono in una condizione si povertà. Numeri allarmanti quelli che emergono dall’analisi dei dati del Rapporto annuale dell’Inps e dell’Istat e che impongono un’attenta riflessione. Ma soprattutto servono azioni immediate per riformare e rilanciare il nostro territorio, per ridare un futuro al lavoro e ai nostri giovani”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa.

“Affrontare il tema della povertà – prosegue – è urgente e non più rinviabile. La gravità del quadro deve far riflettere sulla necessità di interventi nel breve termine per tentare di invertire il trend dei dati della povertà e del disagio sociale, che attanagliano la Basilicata. Gli effetti della crisi economica, generati prima dalla pandemia e poi dalla guerra in Ucraina, hanno invertito anni di convergenza del tenore di vita e messo a dura prova i sistemi di protezione sociale.

Per questo – aggiunge il segretario della Cgil lucana – serve un intervento urgente. In quest’ottica si potrebbe immaginare di istituire un fondo di integrazione salariale a sostegno delle fasce deboli, dei pensionati e delle famiglie in difficoltà, che non arrivano a fine mese. Il Governo regionale dovrebbe rivedere le sue scelte. Piuttosto che distribuire gas gratis a tutti indistintamente senza distinzione di fasce di reddito (scelta populista che non riduce ma amplifica le disuguaglianze sociali), potrebbe utilizzare parte delle royalties  per dare sostegno al reddito di queste persone, fino alla fine di questa emergenza. Una misura temporanea, ma concreta per evitare che la situazione della Basilicata peggiori ulteriormente.

Sono a rischio la sostenibilità della crescita e la coesione sociale – afferma Summa – Parliamo di un bacino di quasi 360.000 persone, che hanno problemi di povertà o che rischiano di essere risucchiati dal fenomeno del “working poors”: persone che pur lavorando non riescono ad arrivare alla fine del mese. Sono il 44%, una percentuale altissima quella che si registra in Basilicata, superiore di quattro punti rispetto all’andamento del Mezzogiorno.

Una situazione, questa, generata a causa di una retribuzione media annua molto bassa dei dipendenti privati lucani, fermi a 16.000 euro a fronte dei quasi 22.000 della media nazionale. Figlia di un mercato del lavoro caratterizzato da una diffusione elevata di precarietà, basti pensare che in Basilicata i lavoratori a tempo indeterminato sono il 70% contro la media italiana che è al 74.5%, con picchi di oltre l’80% in alcune realtà del Nord.

L’introduzione di un fondo di integrazione salariale – conclude Summa – potrebbe sostenere quelle famiglie a bassissima intensità di lavoro che fanno registrare la presenza di inattivi volontari (il 16,8% dei lucani di età fino a 59 anni) o le cui situazioni sono aggravate dalla presenza di una persona fragile; potrebbe evitare la deriva verso la povertà di quei lavoratori che ormai non arrivano alla fine del mese; sostenere i pensionati. Parliamo in questo caso di 29.000 lucani in condizioni disperate, la metà di loro ha addirittura problemi di accesso al sistema socio-sanitario”.

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