“La previsione dello Svimez annunciata oggi per il 2023 deve far riflettere molto. I dati parlano di rischio di una contrazione del Pil nel Mezzogiorno dello 0,4%, rispetto ad una crescita più prudente del Centro-Nord (+08%). Il Sud e in particolare la Basilicata scontano il peggioramento della congiuntura determinata dalla contrazione della spesa delle famiglie in consumi. Nella nostra regione il 2022 si chiuderà con un +2.5, ma nel 2023 si prevede una recessione dello 0.4%, in linea con i dati negativi del Mezzogiorno”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. “A pesare nel nostro territorio è il fenomeno della precarietà persistente, tanto che nel rapporto presentato oggi si legge che i valori più elevati al Sud si registrano nelle isole e in Basilicata, dove quasi 1 occupato su 10 percepisce la propria condizione lavorativa come insicura. Un problema, quello della qualità del lavoro – aggiunge Summa – che come Cgil solleviamo da tempo, ribadendo che la flessibilità del lavoro è la nuova povertà. I dati di oggi ne sono la conferma. La strada della flessibilità praticata negli anni ’90 oggi si è trasformata in precarietà. E la precarietà, come più volte denunciato dalla Cgil, mette in discussione presente e futuro.
I numeri secondo Summa “sono sempre più allarmanti, atteso che il peggioramento della condizione del Mezzogiorno nel 2023 rischia di far registrare mezzo milione di nuovi poveri solo al Sud. Ad aggravare la percezione del rischio di collasso per la Basilicata è la condizione di povertà già evidenziata dal Rapporto annuale dell’Inps e che vede, nel nostro territorio, 2 persone su 3 in una condizione di povertà.
Bisogna porre un freno a questa tendenza negativa. Sul piano nazionale – precisa il segretario – servono una seria riforma del mercato del lavoro e provvedimenti che regolamentino percorsi pubblici e privati di stabilizzazione per le lavoratrici e i lavoratori con rapporti di lavoro precari.
Su quello regionale bisogna riportare la discussione ai tavoli di concertazione e avviare un piano di investimenti strategici necessari per salvaguardare i posti di lavoro in essere e provare a sviluppare e attrarre nuovi investimenti nella produzione della filiera dei componenti della componentistica e delle energie alternative. I dati Svimez evidenziano come a pesare sulle previsioni del 2023 sia lo shock energetico, penalizzando soprattutto le famiglie e le imprese meridionali, con inevitabili effetti sul rischio di contrazione della crescita del Pil tra Nord e Sud con il conseguente allargamento della forbice delle disuguaglianze sociali L’obiettivo della transizione ecologica resta il tema fondamentale dove si gioca il futuro dell’Europa, dell’Italia e della Basilicata.
Da tempo come Cgil abbiamo lanciato la sfida della transizione ecologica quale condizione fondamentale dello sviluppo della Basilicata, chiedendo investimenti su politiche di decarbonizzazione, ricerca e trasferimento tecnologico, trasporto e stoccaggio, per investire sulle comunità energetiche e sulle nuove fonti di energia alternativa, con particolare riferimento al green idrogeno, al solare, all’eolico e all’idroelettrico al fine di costruire l’alternativa di sviluppo al post petrolio.
La strada indicata dal sindacato di istituire un Recovery fund regionale alimentato dalle risorse finanziarie derivanti dalla vendita degli altri milioni di metri cubi di gas non utilizzati non è più rinviabile. Un fondo – precisa Summa – necessario per la conversione delle competenze e dei settori produttivi, ma soprattutto necessario a salvaguardare l’occupazione e che dovrebbe prevedere anche una dotazione finanziaria finalizzata ad integrare la retribuzione della cassa integrazione e degli altri ammortizzatori sociali a copertura del 100% dello stipendio.
La realtà è rappresentata dai numeri, campanelli di allarme che non possono rimanere inascoltati. Il treno da prendere è adesso – avvisa Summa – Non si può pensare di saltare la corsa”.