Un patto tra produzione, trasformazione, rappresentanza e distribuzione commerciale del settore moda per una ‘filiera etica’, “anche per trovare soluzioni per affrontare con equilibrio l’evoluzione dei prezzi al consumatore”: è la proposta di Federmoda-Confcommercio. “Siamo alla chiusura della stagione dei saldi invernali e in attesa degli ultimi giorni, prima di un bilancio definitivo – dice il presidente Federmoda-Confcommercio Potenza Antonio Sorrentino in un giro di incontri e contatti con gli operatori del territorio – dobbiamo fronteggiare una serie di problemi. Primo fra tutti l’inflazione salita all’11,6%, ma le variazioni tendenziali di abbigliamento e calzature sono aumentate solo del 3,1%. Nel nostro settore, fino ad ora, non ci sono stati particolari aumenti perché i prezzi si riferivano a collezioni acquistate 8 mesi prima della messa in vendita dei prodotti in store, quando i costi energetici e delle materie prime non erano ancora cresciuti così esponenzialmente. Il 2022 si è chiuso, per le nostre attività, sia pure non in maniera uniforme sul territorio provinciale, con una sostanziale stabilità delle vendite, ma – aggiunge – preoccupano – e molto per i consumi nel settore moda – gli inevitabili aumenti che si registreranno già a partire dalle prossime collezioni, il costo del denaro e la difficoltà delle imprese ad ottenere credito”. A preoccupare i titolari degli esercizi abbigliamento, calzature, accessori moda l’aumento dell’inflazione che determina conseguentemente l’incremento dei canoni di locazione. In pratica, i negozi, pagheranno una mensilità in più all’anno per l’adeguamento Istat. Sul versante prezzi, gli operatori commerciali hanno già riscontrato un incremento medio da parte dei fornitori del 15% difficilmente sostenibile lungo tutta la filiera, che potrebbe generare una contrazione dei consumi. “La situazione come abbiamo avuto modo di spiegare al Ministro Urso al Tavolo Moda – spiega il presidente nazionale Guido Felloni – è grave, considerando anche che i prezzi della produzione sono aumentati, nonostante i grandissimi sforzi dello Stato per compensare gli incrementi dei costi energetici con crediti d’imposta alle imprese energivore e gasivore. Risulta, quindi, fondamentale impegnarsi su un nuovo scenario economico e sociale, anche in funzione degli obiettivi turistici. Non possiamo permetterci ulteriori perdite dopo le restrizioni del recente passato che ha visto la nostra categoria in cima alla classifica delle più vessate e meno ristorate. E, pur essendo la moda, con i suoi negozi, una componente fondamentale per le scelte di destinazione turistica, identificativa di ogni città, è stata anche dimenticata dagli importanti contributi a sostegno del turismo nel PNR”.
Le priorità indicate da Federmoda per gli operatori del comparto: credito d’imposta del 30% sulle locazioni commerciali del settore moda, così come avvenuto nel corso del periodo pandemico. La seconda ipotesi riguarda l’introduzione della cedolare secca sugli affitti commerciali condizionati all’obbligo di una congrua riduzione dei canoni di affitto a seguito di specifico accordo tra locatore e conduttore; sostegno e incremento della domanda interna per il rilancio dei consumi del settore moda, con: − un BONUS MODA come sperimentato in altri settori (vedi ECOBONUS automobili e arredamento) per la consegna nei negozi di moda di prodotti usati dai consumatori; −un’aliquota IVA agevolata del 10% sui prodotti di Moda; incentivi per innovazione e eco-sostenibilità per Micro e PMI della Moda; abbattimento delle commissioni e dei costi POS a carico delle imprese della Moda, visto l’elevato utilizzo della moneta elettronica; rafforzamento dei crediti d’imposta energetici e proroga a settembre dei termini per la loro fruizione; abbattimento del cuneo fiscale; congrua web tax e imposta minima globale sui ricavi dei colossi del web per garantire una leale concorrenza e riequilibrare un mercato che non può rimanere senza regole; riduzione a 70 euro della soglia per l’accesso al tax free nel nostro Paese che risulta la più elevata di tutta Europa. L’obiettivo che si pone Federmoda è il mantenimento e l’incremento dei posti di lavoro, il contenimento dei prezzi, la tutela dei centri urbani, garantendo a cittadini, aziende e dipendenti una qualità di vita e di lavoro migliore. E’ questo un settore che si configura anche come spina dorsale economica delle nostre città, contando la presenza in Italia di 176.541 punti vendita tra imprese attive e unità locali che danno occupazione a 298.668 addetti (dato riferito al 30 settembre 2022). Ogni chiusura sarebbe un colpo all’economia locale e un nuovo tassello alla desertificazione commerciale.