L’Italia è una Repubblica, è una democrazia e la nostra Costituzione garantisce e tutela la libertà.
Da ciò deriva, per naturale conseguenza, che l’antifascismo sia tra i suoi più solidi pilastri culturali, che “dovrebbero” essere riconosciuti concordemente: ma, con i tempi che corrono, sembra essere tristemente necessario precisare come lo sia a tutti gli effetti solo a livello “giuridico”.
Quanto accaduto nella comunità studentesca di Firenze ci porta a riflettere su uno dei nostri impegni più importanti in quanto cittadini: tutelare e garantire la libertà, pacifica e rispettosa dell’altro, di pensiero e d’espressione, non così scontata come può apparire ad una approssimativa analisi sociale.
Le parole di una dirigente scolastica, pronunciatasi legittimamente a difesa degli studenti, dopo la feroce aggressione squadrista ad uno di essi, sono state definite improprie dai piani alti del Ministero dell’Istruzione e del Merito: “non è di sua competenza, la politicizzazione non deve avere posto nelle scuole”.
La lettera della dirigente Savino, invece, fa indiretto, ma altrettanto chiaro, riferimento ai diritti naturali e fondamentali di ciascuno di noi: il diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza, principi costituzionalmente ineccepibili, posti in evidenza proprio mediante il riferimento a periodi storici che hanno visto la loro brutale violazione.
Come si può, nel Ventunesimo secolo, banalizzare un messaggio così importante riconducendolo a mera propaganda politica?
Sembra paradossale che si arrivi a condannare – pubblicamente – non l’effettivo colpevole di tale reato, ma chi ha avuto il coraggio di denunciarlo.
Chi mostra tale controverso atteggiamento non merita di essere così facilmente sollevato dalla responsabilità delle sue parole, come invece sta accadendo: sarebbe infatti pura omertà ridurre una tale presa di posizione, piuttosto “ambigua”, ad un caso circostanziale.
Al di là della risonanza mediatica che l’aggressione al Liceo Michelangelo di Firenze ha sollevato, viene da pensare a quante situazioni simili, e sicuramente peggiori, vengano ogni giorno omesse, censurate e nascoste sotto la sabbia (quando invece la denuncia dovrebbe esserne solo la prima condanna), a quante persone nella storia umana siano state costrette a piegarsi ad un’autorità ipocrita, ingiusta ed incostituzionale, a quante abbiano pagato con la vita per la sola colpa di un pensiero e una parola scomoda, fuori posto, sollevata contro il potere.
Gli esempi sono molti e anche ben noti, sebbene tendiamo a dimenticare quanto frequentemente questi continuino a riproporsi nella ciclicità storica.
Per il bene di questa nostra Repubblica, per la cui nascita tante persone hanno lottato e trovato la morte, non possiamo e non dobbiamo abbassare lo sguardo e aspettare inermi che dietro le nuvole torni a splendere il sole: la tempesta potrebbe scatenarsi quando meno ce lo aspettiamo e, anche questa volta, non risparmierà nessuno.
Francesca Maggi
Studentessa Liceo “G. Peano” di Marsico Nuovo
La foto copertina si riferisce al Corteo dopo il pestaggio – fonte “La Nazione”