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La Mappe dell’illegalità. I varchi della presenza mafiosa in Basilicata

Mafia e illegalità sono fenomeni complessi e multidimensionali che prendono forma e vengono costruiti anche socialmente, attraverso le rappresentazioni dei diversi attori che ne veicolano immagini e interpretazioni. In un’ottica di contrasto e prevenzione appare utile partire proprio da come i temi legati alla criminalità organizzata e alla illegalità vengono percepiti e rappresentati dalla società e dai territori in cui essi esercitano la propria influenza, specie laddove tali fenomeni non hanno alle spalle una lunga e consolidata tradizione e/o presenza storica, come avviene, appunto, in Basilicata. Qui, infatti, la rappresentazione sociale del fenomeno appare incerta, condizionata dal “senso comune”, dalle convezioni e dalle narrazioni che spesso innescano letture stereotipate e in chiave “difensiva” del problema. Questo può portare al mancato riconoscimento del fenomeno mafioso e quindi a difficoltà nel sostenere le azioni di contrasto da parte delle agenzie dello Stato (magistratura, forze dell’ordine) e può altresì costituire un freno per le attività dell’antimafia civile. Per queste ragioni risulta di fondamentale importanza comprendere come la mafia venga percepita e rappresentata in un territorio come la Basilicata, in cui, secondo l’ultima relazione elaborata dalla DIA, non si riscontra una generica presenza di criminalità organizzata, ma un ampio repertorio di formazioni mafiose, a seconda dello spaccato di territorio considerato. Inchieste del recente passato e in corso di svolgimento rilevano in alcune zone la presenza della Camorra (vulture-melfese), in altre quella della mala pugliese (Metapontino) e in altre ancora quella della ‘ndrangheta (Potentino); oltre alla recente scoperta di infiltrazioni di Cosa Nostra nei territori della Val D’Agri attraverso il controllo di circuiti economici e politici attivati dalla economia del petrolio. Gli studi più recenti in tema di mafie, soprattutto in relazione a territori di non tradizionale insediamento mafioso, mettono in evidenza la “disponibilità” del contesto nel favorire la penetrazione di gruppi e famiglie. La presenza di varchi, rappresentati da pratiche di corruzione e atteggiamenti consenzienti verso forme di abuso e sopruso, gioca un ruolo di rilievo nella riproduzione dei fenomeni mafiosi. Appare dunque necessario, allo scopo di fornire elementi più precisi di conoscenza del caso in questione, ricostruire un quadro più ampio della percezione diffusa sul territorio di questi fenomeni. Alla luce di queste esigenze conoscitive il Dipartimento Di Scienze Sociali dell’ Università Di Napoli Federico II attraverso il LIRMAC (Laboratorio Interdisciplinare di Ricerca su Mafie e Corruzione) e l’associazione Libera contro le mafie, attraverso i suoi presidi sul territorio, hanno condotto sul territorio lucano una ricerca plurimodale, integrata e innovativa, dandosi come obbiettivo quello di ricostruire le percezioni che il territorio ha della criminalità organizzata e delle forme di illegalità più generali ad essa collegate.

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