Vive in Basilicata, la più longeva in Italia fra le persone con sindrome di Down, ed è ospite di uno dei centri di riabilitazione dei Padri Trinitari di Venosa e Bernalda. Nata il 5 aprile del 1947, ha
spento oggi 76 candeline ed è stata festeggiata dal direttore Vito Campanale, dall’amministratore di sostegno Eleonora Derario, dalle equipe medica, dagli operatori e da tutti gli ospiti della Rsa “Domus Padri Trinitari” di Bernalda, in quella che da alcuni anni è la sua casa e il suo mondo.
“Il suo compleanno – dichiara il direttore, Vito Campanale – è la festa di tutti noi, che oggi siamo con orgoglio la sua grande famiglia. Il nostro compito non deve essere solo quello di fornire assistenza, che è pur importante, ma deve essere soprattutto quello di assicurare ai nostri ospiti l’atmosfera e il calore di una famiglia. Questa è la nostra missione”.
La 76enne è stata cresciuta da sua madre, dopo che il padre ha abbandonato entrambe alla sua nascita. Quando la mamma ha lasciato questo mondo, la piccola è stata inserita dapprima in una struttura delle suore, a Metaponto, per poi essere ospitata nella Domus Padri Trinitari di Bernalda, dove è iniziata la sua lunga seconda vita.
“La madre – commenta l’amministratore di sostegno, Eleonora Derario – non avrebbe potuto chiedere di meglio per la figlia e, sicuramente, sta riposando in pace, perché sua figlia adesso ha una famiglia allargata e ogni giorno gode dei sorrisi e delle attenzioni di operatori, medici e infermieri, dell’assistente sociale, dei religiosi e dei responsabili della struttura”.
E’ la mascotte della “Domus dei Padri Trinitari” ed è amata e curata come se fosse una di famiglia. Lo conferma anche il suo stato generale di salute. La 76enne, infatti, è un piccolo fenomeno e ha superato le aspettative di vita delle persone con sindrome di Down, che si attestano sui 60 anni.
Le testimonianze degli operatori: “Il suo sorriso è contagioso. Le cose più belle non sono perfette, sono speciali”, afferma un’infermiera della Domus. “In questi anni nonostante le difficoltà vissute, anche quelle fisiche, non si è mai lamentata ma è stata sempre pronta a donare un sorriso agli altri. Tante volte nomina la mamma che ha avuto la forza e la determinazione di accoglierla ed amarla, sebbene il loro tempo insieme sia stato troppo breve”, aggiunge la dottoressa della struttura. “Se pensiamo a lei la prima parola che possiamo associare è il sorriso”, ricorda una educatrice.