Il Consiglio regionale della Basilicata ha approvato, all’unanimità, una risoluzione proposta da Cifarelli e sottoscritta da tutti i consiglieri con la quale si impegnano i Presidenti di Giunta e Consiglio regionale “a favorire il coordinamento delle azioni ed attività tra il Comitato nazionale ed il Comitato scientifico regionale e a verificare la possibilità di reperire ulteriori risorse utili a finanziare il programma generale delle celebrazioni”.
Con il documento si evidenzia che “al fine di celebrare la importante ricorrenza è stato istituito con apposito Decreto Ministeriale il Comitato Nazionale su proposta della Deputazione lucana di storia patria – Istituto per gli studi storici dell’antichità dell’età contemporanea e che, analogamente, la Regione Basilicata, attraverso l’Azienda di Promozione Territoriale, ha istituito un apposito Comitato scientifico. Altre iniziative sono in programma da parte di altri soggetti”. Con la risoluzione si ritiene “necessario coordinare le attività sia sul territorio regionale che su quello nazionale al fine di garantire la miglior risonanza mediatica della figura di Rocco Scotellaro, nonché rigore scientifico e autorevolezza di metodo, merito e competenze professionali per una ricognizione e lettura critica dell’opera di Scotellaro ed il recupero e valorizzazione di eventuale documentazione ancora inedita ed una rigorosa ricostruzione ed analisi del contesto politico-istituzionale, socio-economico e culturale del suo tempo, con l’obiettivo di ridelineare profilo di vita, operato e lascito, quale intellettuale della modernità”.
“Il 19 aprile 1923, cento anni fa, nasceva a Tricarico Rocco Scotellaro, protagonista a diversi livelli delle vicende politico-culturali del dopoguerra lucano. Ritengo doveroso, a nome mio e dell’Istituzione che rappresento, celebrare una personalità che ha contribuito a scrivere la storia della nostra regione”. Così il presidente del Consiglio regionale della Basilicata, Carmine Cicala, nel ricordare Rocco Scotellaro, scrittore, poeta, intellettuale e politico lucano che trasse dai problemi della sua terra spunti fecondi per alcune opere come “Contadini del Sud” e “L’uva puttanella”.
Appartenente ad una famiglia dalle umili origini, Scotellaro seppe unire la sua passione per la politica alla sua vocazione letteraria, vivendo il suo impegno istituzionale con una forte carica ideale. Diventato Sindaco socialista di Tricarico a soli 23 anni, fece della sua piccola comunità un vero e proprio laboratorio politico. Siamo nel 1946, le elezioni amministrative in cui per la prima volta votarono le donne, in una situazione economico-sociale estremamente complessa. Amico di fini intellettuali, tra gli altri, di Carlo Levi e Manlio Rossi Doria, Scotellaro diede vita ad un modello in grado di unire la capacità di amministrare il territorio quotidianamente, in maniera tangibile, ad una visione culturale ed intellettuale di lungo periodo. La sua azione da Sindaco fu estremamente pragmatica. Nell’agosto del 1947 inaugurò l’ospedale del paese, il terzo della Regione, una vicenda che racconta la concretezza delle sue azioni. Concretezza che seppe incarnare nel suo costante impegno nel trovare soluzioni ai problemi quotidiani vissuti dalle classi meno agiate della società lucana. A seguito della sconfitta del Fronte Popolare e la nascita del centrismo, Scotellaro fu costretto alle dimissioni il 2 giugno 1948, a soli due anni dalla sua elezione a Sindaco. È poi rieletto il 28 novembre 1948, un secondo mandato complesso, durante il quale dovette affrontare una campagna diffamatoria nei suoi confronti che culminerà con l’arresto e la detenzione nelle carceri di Matera per circa due mesi. Una vicenda che segnò prima l’uomo e poi il politico. Sarà una sentenza di proscioglimento a restituirgli la piena libertà. Uscito dal carcere, assolto da ogni accusa e reintegrato nella carica di Sindaco, Scotellaro presentò le sue dimissioni”.
“Il giovane Sindaco – ha evidenziato Cicala – fu ben consapevole di aver subito un’ingiustizia che lo ferì profondamente. Accolse così l’invito di Manlio Rossi Doria, trasferendosi a Portici, dove scelse di accettare una forma diversa di impegno, lo studio e la ricerca, e dove un infarto lo stroncherà, giovanissimo, il 15 dicembre 1953. Convinto della necessità di dover formare una classe dirigente meridionale realmente all’altezza dei tempi, Scotellaro fu un convinto assertore della necessità di superare due mali endemici della realtà umana: la povertà economica e il decadimento culturale. Non si capirebbe l’impegno politico di Scotellaro, infatti, senza far riferimento alla sua opera letteraria e viceversa, in una visione secondo cui l’intellettuale assolve l’impegno sociale di tradurre in arte i caratteri della società del suo tempo. Per lui la società contadina non è un contesto letterario, ma è il mondo nel quale è nato ed è cresciuto. In questo è realmente figlio della sua terra, colui che offre concretamente una voce al risveglio della sua gente, senza forme sterili di vittimismo o passività”.
“Una lezione – ha concluso Cicala – che siamo chiamati a far nostra, un insegnamento estremamente moderno nella consapevolezza che, oggi come allora, è determinante creare le condizioni per un accesso alla conoscenza che non lasci nessuno escluso, che miri a ridurre le disuguaglianze, conciliare le diverse forme di civiltà, adottare modelli nuovi di sviluppo con al centro le persone. Tutti principi non da declamare in maniera astratta ed utopica, ma con sacrificio costante, nella consapevolezza che impegno e partecipazione sono le uniche ricette per generare crescita e sviluppo delle nostre piccole comunità. Un impegno che Scotellaro seppe vivere giorno dopo giorno, senza tirarsi mai indietro, con convinzione e senza perdere mai la speranza. Una speranza che siamo chiamati a custodire e coltivare, nel suo nome, per non disperderne l’insegnamento e l’eredità”.
Dopo la comunicazione del Presidente Cicala sono intervenuti i consiglieri Sileo (Gm), Perrino (M5s), Quarto e Leone (FdI), Braia (Iv-RE), Cifarelli (Pd).