Primo PianoSocietà e Cultura

Basilicata, come fermare lo spopolamento e la fuga di cervelli

Secondo l’ultimo rapporto di Talents Venture, nel 2040 tutti i grandi atenei italiani registreranno delle contrazioni nel numero di immatricolazioni di fuori sede da altre regioni per colpa della crisi demografica. A causa del numero insufficiente di alunni, inoltre, molti corsi di laurea rischieranno di scomparire, con drammatiche ripercussioni anche sul mercato del lavoro. Per questo motivo è necessario agire il prima possibile, cercando di tutelare tutti coloro che vogliono frequentare l’università e disincentivando la fuga di cervelli all’estero.

Come trattenere i giovani

Dalla Basilicata non arrivano però dati incoraggianti: tra crisi demografica e fuga di cervelli, coloro che decidono di studiare e lavorare nella regione sono sempre di meno. Trattenere i giovani è diventata quindi la missione delle istituzioni, che stanno cercando di rendere il territorio più appetibile per studenti e lavoratori.

In questo senso, modernizzare le strutture universitarie, offrire borse di studio e abbassare le tasse universitarie sono tutte valide soluzioni per invertire il trend. Ma anche incentivare i corsi di laurea online può rivelarsi utile: siti come studentville.it presentano infatti le facoltà telematiche riconosciute ufficialmente dal Miur, molto attraenti poiché non solo rilasciano titoli equivalenti a quelli delle università tradizionali, ma permettono anche di risparmiare su molti costi, come l’affitto, gli spostamenti e il materiale didattico.

Oltre a questo, però, è necessario adottare nuove forme di lavoro, invogliando i giovani e le loro competenze. Spesso, infatti, chi si trasferisce in altre regioni o all’estero non lo fa solo per gli stipendi più alti, ma anche per altri fattori come il training professionale, i servizi di assicurazione e le opzioni di lavoro flessibile.

Garantire questi fattori di attrazione anche nelle aziende della Basilicata vorrebbe dire trattenere molti più studenti e lavoratori, evitando così lo spopolamento e la fuga di cervelli.

A rischio anche l’Università degli Studi della Basilicata

Come già anticipato, a causa della crisi demografica sono a rischio moltissimi atenei italiani, tra cui l’Università degli Studi della Basilicata. Secondo gli ultimi dati del Miur, nell’anno accademico 2021/2022 sono state solamente 876 le nuove immatricolazioni, mentre 5871 le iscrizioni totali. Numeri molto bassi, se si pensa che dieci anni fa le matricole erano 1500 e gli iscritti totali più di 8000.

Dati confermati anche dallo studio di Talents Venture, secondo il quale nel 2040 università come l’Unibas potrebbero diventare dei veri e propri atenei fantasma, frequentati solamente da chi ci lavora. Se l’Università degli Studi della Basilicata non è l’unica ad essere in questa situazione, è sicuramente quella che corre il rischio più delle altre: il pericolo è infatti quello che ci siano più professori e dipendenti che studenti iscritti.

Per questo motivo la regione ha da poco siglato un accordo con l’ateneo per sostenere il sistema universitario lucano ed elevare la sua qualità e competitività, nel tentativo di accrescere le capacità di attrazione e aumentare la visibilità a livello nazionale.

Articoli correlati