Più attenzione e risorse aggiuntive per il comparto ovi-caprino lucano che da valore aggiunto specie per le aree interne e di montagna è diventato negli anni “marginale”. E’ l’indicazione del convegno promosso giovedì scorso a Potenza dalla Cia-Agricoltori Basilicata insieme alle proposte degli allevatori della Basilicata. E’ stato intanto fornito un quadro aggiornato al 31 dicembre 2022: il totale di capi ovi-caprini ammonta a 220mila, con una riduzione nell’ultimo quinquennio di 60mila capi; gli ovini sono circa 180mila e i caprini poco più di 41milla; le aziende zootecniche con allevamenti ovi-caprini sono 2475 di cui 1175 con più di 50 capi (500 con più di 100 capi e 800 con più di 70 capi). La distribuzione degli allevamenti e della specie tra le due province lucane restituisce un quadro chiaro sulla tipologia dei territori interessati alla pratica e sui prodotti tipici rappresentativi delle diverse aree. Nel materano, i comuni di Matera, Tricarico e Ferrandina ospitano la maggior parte degli allevamenti in cui prevalgono gli ovini, mentre in provincia di Potenza la diffusione dei capi è più capillare, differenziandosi per altimetria. La maggiore concentrazione è localizzata nell’area a nord, in particolare nel Vulture-Melfese, dove gli allevamenti più numerosi sono dislocati nelle zone montane e collinari (Filiano, Forenza, San Fele), oltre quelli collocati nella Valle di Vitalba (Atella). Il dibattito a più voci – con dirigenti regionali e nazionali Cia, rappresentanti del Dipartimento Politiche Agricole della Regione, Ara, Asp, Crea e del presidente Cia Sardegna – è partito dalle testimonianze dirette degli allevatori A. Urgo (Stigliano, componente ARA Basilicata), G. Di Trani (Grumento), G. Avigliano (Vaglio). Tra le difficoltà maggiori indicate le basse quotazioni di latte (tra 1 euro e 1,20 euro/litro) e delle carni (caprini 8-9 euro kg e ovini 7-8 euro kg) a fronte di costi aziendali sempre maggiori. Da parte dell’Ara (Francesco Carbone) è stato ribadito l’impegno a rafforzare i servizi di assistenza specie sul versante del benessere animale e di creare le condizioni perché tutti gli allevamenti lucani possano partecipare ai benefici delle misure della PAC. L’Ara ha annunciato il monitoraggio dei pascoli e l’introduzione di un fascicolo unico aziendale. L’autorità di gestione del PSR Basilicata Vittorio Restaino, sottolineando la stretta concertazione con le associazioni agricole, ha fatto il punto dell’avvio di programmazione della Regione illustrando le novità introdotte per il comparto rispetto al PSR del sessennio precedente con una serie di Bandi tra i quali la salvaguardia delle razze autoctone per 1 milione di euro, misure per favorire il biologico nella zootecnia. Il convegno – attraverso gli interventi di A. Garofalo, responsabile zootecnia Cia nazionale e D. Mastrogiovanni, Ufficio PAC Cia nazionale – ha approfondito le nuove prospettive programmatiche nel più ampio scenario definito dalle politiche europee per la PAC 2023-2027, dalle strategie Farm to Fork – cuore del Green Deal Europeo – e Biodiversità per il 2030, che rendono operativi alcuni dei principali obiettivi legati ai sistemi alimentari, alla sostenibilità dell’agricoltura e alla conservazione delle risorse naturali. Diventa fondamentale costruire e realizzare interventi di sistema, in grado di valorizzare il sostegno della politica agricola comunitaria e delle risorse da essa derivanti, così da porre rimedio alle criticità esistenti ed enfatizzare i punti forti per cogliere le opportunità sia sotto il profilo produttivo che economico, oltre ad aumentare la remunerazione di filiera, con conseguente distribuzione equilibrata del valore aggiunto su tutti gli attori coinvolti. Il coordinatore Cia Potenza-Matera Donato Distefano ha così sintetizzato le conclusioni: “intanto non è ulteriormente tollerabile che sono trascorsi sei mesi dalle dimissioni dell’assessore regionale all’agricoltura e che il vuoto politico-istituzionale perduri. Cia e allevatori sono convinti che le risorse ci sono ma chiedono che vadano spese bene dando risposte immediate per aziende che non ce la fanno più. Non abbiamo altro tempo. Fare sistema intorno alla filiera e mostrare maggiore attenzione per questo comparto zootecnico è indispensabile e dovuto a quanti continuano a dimostrare forte attaccamento alla terra e producono per rifornire le tavole degli italiani di produzioni tipiche e di qualità. Altro che le carni sintetiche”.