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Bardi traccia le linee programmatiche per il futuro

“Con rinnovato impegno ci accingiamo, maggioranza e opposizione, membri di questo Consiglio regionale, a fare del nostro meglio perché la politica faccia la sua parte e riconquisti dignità, significato e reputazione che le sono propri. Come ricordavo nel mio breve intervento nel precedente Consiglio, citando le parole di Papa Francesco al G7, la grandezza della politica si mostra quando, in momenti difficili, si opera sulla base di grandi principi e pensando al bene comune a lungo termine. Ed è compito di tutti noi che un più vasto elettorato riscopra la funzione nevralgica della politica e veda in essa la più qualificata espressione dei diritti di cittadinanza e partecipazione”.

È quanto ha dichiarato il presidente della giunta regionale, Vito Bardi, nel corso del Consiglio regionale, dopo aver presentato la Giunta regionale e aver preso parte ai lavori dell’aula legati alla surroga dei consiglieri con l’ingresso Galella, Leone, Picerno e Fanelli.

“Abbiamo il privilegio di vivere in una terra straordinaria dal punto di vista paesaggistico, una terra ricca di storia e di cultura, con tante produzioni di qualità che però, non da oggi, non è più la terra di elezione per molti giovani. E non si tratta – ha aggiunto Bardi – solo del problema del lavoro, molto meno grave rispetto al passato, si tratta più in generale dell’assoluta necessità di determinare le condizioni per una maggiore integrazione con il resto del Paese sotto il profilo della raggiungibilità e di attivare processi di rigenerazione sociale oltre che urbanistica, di vitalità sociale che modifichi la sensazione, in molti casi prevalente, che la Basilicata sia una terra per vecchi. Si tratta di temi che riguardano l’Italia e ancor più il Mezzogiorno ma che in Basilicata sono particolarmente acuiti dalla modesta consistenza demografica. Qui da noi, per molti dei nostri paesi, bastano poche decine di famiglie che se ne vanno per mettere definitivamente in crisi la sostenibilità di attività commerciali ed economiche, la tenuta sociale di tante comunità.

A fronte di questa realtà, più che nota a ciascuno di noi, la politica non può dare la sola sensazione di speculare su questi grandi temi sbandierandoli in campagna elettorale, riempiendosi la bocca come se facesse ora una grande scoperta, ripiegandosi poi in prassi di mera gestione delle risorse, in una visione manutentiva dell’esistente.

La Basilicata non può arrendersi a queste tendenze al declino. L’ho detto più volte e lo ribadisco anche oggi, dobbiamo insieme innalzare il tono del dibattito, creare occasioni di confronto anche all’esterno di questo palazzo, cercare di inserirci nel dibattito nazionale e non solo, approfondire meglio e di più i grandi temi della rigenerazione sociale ed economica.

Cambiando forse anche il paradigma su cui per molti anni ci siamo soffermati, chiedendoci piuttosto a chi può interessare un territorio così vasto e così poco popolato, a quali attività economiche – posto che in molte realtà territoriali nazionali c’è una saturazione di spazi adibiti ad attività produttive; a come sfruttare risorse oggi ancora sottoutilizzate, penso al patrimonio boschivo ad esempio o a colture un tempo presenti e oggi scomparse e di cui si avverte nuovamente la necessità, come pure ho avuto occasione di apprendere in confronti su questo terreno.

Penso ai fattori di convenienza economica nel vivere in Basilicata dove il costo della vita è più basso che altrove, alle opportunità generate dalla società digitale con il lavoro a distanza che, in alcuni ambiti, potrebbe limitare l’esigenza di emigrare o offrire l’opportunità di rientrare offrendo migliori condizioni di vita; sempre che la percezione, soprattutto nelle componenti giovanili, non sia quella di vivere in realtà stagnanti, prive di stimoli.

La cura dell’habitat, della qualità urbanistica, l’offerta di servizi culturali, di sport, di tempo libero e di svago sono oggi parte integrante di un sistema di aspettative di qualità della vita cui occorre dar risposte. La società cambia e le vecchie ricette non bastano. Si tratta di sfide di non facile soluzione, di cambiamenti culturali e di comprensione delle dinamiche della società odierna che chiamano tutti noi e soprattutto quanti hanno responsabilità nelle dimensioni locali, gli amministratori pubblici, a pensare in modo nuovo e ad orientare progettualità e spesa pubblica tenendo conto di queste nuove esigenze e guardando ad un territorio che vada oltre i confini comunali, cercando su base territoriale, di concerto con i sindaci dei comuni viciniori, di creare le condizioni per migliorare le condizione di vita dei residenti. In questa prospettiva abbiamo proposto le nuove strategie territoriali, cercando di superare il modello delle strategie nazionali per le aree interne (denominate Snai), peraltro dotate di scarse risorse, e lanciato una proposta tesa a ricucire le economie di relazioni con le cittadine lucane, con i poli gravitazionali della vita economica e sociale dei diversi territori. Non solo, ma mettendo di fatto a loro disposizione tutte le risorse disponibili da varie fonti finanziarie, a partire dal PNRR sino all’Accordo di coesione, affinché ciascuna realtà territoriale, di fatto coincidenti con quelle delle ex comunità montane, delinei una rinnovata strategia di sviluppo locale. Si tratta di immaginare una articolazione territoriale di una unitaria idea di sviluppo locale dove ciascuno possa concorrere offrendo servizi di interesse intercomunale; dove il finanziamento di singole opere, singoli interventi si collochi in un disegno più vasto di sviluppo del territorio a partire dal rafforzamento della dotazione di servizi essenziali (sanitari, di istruzione, mobilità, sport) sino alle infrastrutture e servizi destinati ai settori produttivi”.

Ricordando l’esperienza della pandemia, il presidente ha sottolineato che “Le politiche di ripresa e resilienza stanno certamente sostenendo il rilancio dell’economia, ma si tratta di un ciclo destinato a finire in gran parte nel 2026. Occorre, dunque, in questa fase curare l’attuazione degli interventi, evitare il più possibile il definanziamento di progetti, monitorare e aiutare a conseguire gli obiettivi del Pnrr. Questione che ci impone di fare uno sforzo per rafforzare le competenze e capacità amministrative. Questione che rinvia a un tema altrettanto cruciale in una economia a forte traino pubblico: l’ammodernamento della pubblica amministrazione, il rafforzamento delle competenze oltre che degli organici. La stagione dei concorsi e del reclutamento di personale è in pieno svolgimento così come lo sforzo per riorganizzare enti e società pubbliche.

In questo scenario non è dunque un caso che la nostra coalizione si è posta tra i temi da affrontare quello di una maggiore qualificazione, formazione e aggiornamento dei quadri della pubblica amministrazione sino ad ipotizzare la nascita di una scuola ad hoc, percorso in verità che avevamo tentato nel periodo in cui Brunetta era Ministro della pubblica amministrazione e che oggi va ripreso e verificato nelle sue possibili soluzioni.

La crescita di efficienza e di produttività del comparto pubblico è infatti una condizione imprescindibile per le politiche di sviluppo regionale.

Al contempo occorre considerare che questo massiccio intervento pubblico che ha concorso a sostenere il Pil regionale, andrà declinando nella seconda parte della legislatura. Di qui l’esigenza fondamentale di spendere bene e presto le risorse disponibili e di dotarci di quelle condizioni in grado di sostenere anche tempi ordinari”.

Sull’autonomia differenziata non mi sottrarrò al confronto, una prospettiva che ho sostenuto precisandone le condizioni, e dunque con tutti i se e i ma che innovazioni così importanti comportano, affinché il principio di maggiore autonomia e responsabilità non venga umiliato da mancate garanzie di un quadro di riequilibrio più generale che attengono alla disponibilità paritetica di servizi essenziali dal nord al sud del Paese. Che vi fossero anche nella nostra coalizione diversità di vedute sul tema dell’autonomia differenziata era già chiaro prima delle elezioni. Affronteremo la questione laicamente fiduciosi che la maggioranza dei consiglieri comprenda le ragioni di questo processo di riforma”.

La lettura degli indicatori economici ci dice che la nostra regione ha registrato in questi anni una crescita e, in molti casi, è in condizioni migliori rispetto al resto del Mezzogiorno, ma siamo ancora lontani da quella Basilicata che desideriamo. Da quel recupero di efficienza e di efficacia che dobbiamo auspicare per distinguerci tra le regioni meridionali.

C’è tutta una vitalità sociale da risollecitare. Avvertiamo tutti la necessità che i diversi corpi sociali, gli ordini professionali, le Università, i centri di ricerca di cui disponiamo contribuiscano più attivamente a riflessioni sullo sviluppo e le prospettive della nostra regione.

Un tema nevralgico per lo sviluppo regionale resta quello delle infrastrutture, una questione da sempre cruciale per le sorti della nostra regione, occorre che vi sia un confronto che ci aiuti a concentrare le risorse disponibili su progetti sfidanti, su quelle opere che ci avvicinino alle grandi arterie, all’alta velocità e che aiutino a ricucire il territorio. La galleria sotto Tolve per avvicinare le due città capoluogo può costituire un esempio, il finanziamento delle fasi progettuali della transcollinare Murgia – Pollino va in questa direzione, il sostegno a progettualità che avvicinino ulteriormente la Val d’Agri al Vallo di Diano, anche in previsione di un ulteriore raccordo con l’Alta velocità ferroviaria, testimoniano questo sforzo. Insomma, occorrerà ripiegarsi sul tema delle infrastrutture aggiornando la nostra scala di priorità sulla base delle strategie nazionali e delle principali esigenze di raccordo est ovest infra-regionali e interregionali. Questo non significa trascurare il grande tema della manutenzione del nostro sistema viario né tantomeno quello di una rinnovata riflessione in tema di trasporti, su cui siamo impegnati a varare un nuovo piano che tenga conto delle effettive esigenze.

Si tratta, inoltre, di pensare a un utilizzo più massiccio delle opportunità offerte dalle tecnologie digitali nel mondo dei trasporti, per evitare sprechi e rendere più efficiente il sistema. Così come occorre, e abbiamo convenuto nel nostro programma di coalizione, ampliare e rafforzare il sistema degli eliporti che, al di là dei maliziosi e propagandistici fraintendimenti, possono costituire una ulteriore opportunità per far fronte alle emergenze sanitarie, rendere più tempestivo l’intervento della protezione civile, e in prospettiva, avvalendosi di elicotteri di ultima generazione essere di utilità anche per il mondo industriale e del turismo. Più in generale lo sviluppo di relazioni con questo mondo industriale potrebbe aprire anche ulteriori prospettive. In questo disegno è compreso, evidentemente l’avio-superficie di Pisticci il cui completamento finalmente è prossimo ad esser conseguito e che implica una rinnovata attenzione per quanto attiene il percorso da fare per garantirne il funzionamento e la gestione”.

“Molte delle nostre energie – ha proseguito – sono state profuse nella valorizzazione di alcune delle nostre risorse strategiche, a cominciare da quelle energetiche. Ed è dato oggettivo che abbiamo già dato prova di una capacità di iniziativa regionale in tema di energia quando abbiamo opzionato 200 milioni di metri cubi di gas per i fabbisogni energetici delle famiglie lucane, con gli accordi sottoscritti nel 2021. Accordi i cui effetti nel corso di quest’anno sono stati depotenziati dalla liberalizzazione del mercato dell’energia, ma che entro l’anno daranno nuovamente i benefici attesi con il passaggio all’erogazione diretta da parte della Regione. Nel mentre siamo impegnati nell’incoraggiare l’autoproduzione di energia, a partire dai non metanizzati. Questo disegno ancora da completare ci vede chiamati a implementare le comunità energetiche e altre iniziative per generare benefici e vantaggi anche per il sistema imprenditoriale rafforzando in tal modo i fattori di attrattività territoriali.

Così come non sfugge agli addetti ai lavori l’enorme lavoro che si sta compiendo per ridare chiarezza e certezze giuridiche nelle nostre aree industriali intervenendo anche qui su antichi nodi, e cercando al contempo di incoraggiare l’insediamento d nuove attività industriali nel potentino come nel materano”.

Un passaggio cruciale dell’intervento ha riguardato la questione industriale, in particolare Stallentis, dove il presidente ha sottolineato come non sia mancato il protagonismo regionale per porre in ambito nazionale la necessità di una strategia unitaria per governare in qualche modo un processo di ristrutturazione industriale che va ben oltre le nostre sole possibilità negoziali. “Possibilità che ci vede in campo sia per gli strumenti messi a punto con il riconoscimento di ‘area di crisi complessa’ sia per condividere con Stellantis modalità di supporto a garanzie dei lavoratori e del lavoro. Più in generale, il nostro impegno è rivolto al rafforzamento del sistema imprenditoriale anche sfruttando le opportunità derivanti dalle zone economiche speciali, le Zes. Opportunità che prevede una negoziazione in sede comunitaria per rivedere il sistema che regola l’intensità degli aiuti per le grandi imprese e che oggi, a causa di discutibili indicatori statistici, ci vede penalizzati rispetto alla Puglia e alla Campania. Si tratta di una questione assai rilevante che merita uno specifico impegno. Mentre sul versante delle imprese, abbiamo destinato negli ultimi anni oltre 830 milioni di euro per sostenere quelle locali e prevediamo ulteriori 90 milioni per i Contratti di sviluppo. Diversi sono gli strumenti e le misure disponibili per sostenere e rafforzare il tessuto delle piccole e medie imprese. Si tratta di un ambito al quale vogliamo dare nuovo impulso anche prevedendo la messa a punto di nuovi strumenti finanziari per facilitare l’accesso ai capitali, fattore indubbiamente critico del nostro sistema economico. Al contempo la nostra attenzione sarà particolarmente rivolta ad aumentare l’occupazione femminile e giovanile, sostenendo l’autoimprenditorialità e il consolidamento delle start-up”.

Bardi ha dedicato spazio anche alla valorizzazione delle risorse endogene, a cominciare da quella idrica, che ha spinto il governo regionale “a dedicare un’attenzione specifica al risanamento finanziario dell’Acquedotto Lucano e alla sua autosufficienza energetica. Abbiamo così garantito la stabilità finanziaria dell’ente di gestione per i prossimi anni, con risultati concreti come la riduzione delle bollette dell’acqua per molte famiglie. Al contempo un percorso di efficientamento delle reti di distribuzione è altresì iniziato grazie alle risorse del Pnrr e del React EU. La crisi idrica di questa estate ha dimostrato quanta necessità abbiamo di un sistema più efficiente. I tempi di attuazione degli interventi purtroppo non sono fulminei e gli eventi delle scorse settimane hanno chiaramente evidenziato il risultato di decennali ritardi nell’ammodernamento e manutenzione delle nostre infrastrutture e reti. È del tutto evidente che proprio la condizione ai limiti dell’emergenza che abbiamo appena vissuto impone una messa a punto del sistema di governance e dei rapporti tra Basilicata e Puglia. Negoziato chiaramente in corso che punta a riformulare i termini di questo rapporto in chiave per un verso solidale ma al contempo attenta alle esigenze regionali. Inoltre, stiamo seguendo con particolare attenzione il superamento dell’Eipli e l’entrata a regime di Acque del sud spa, non assistendo passivamente ai processi in corso ma determinando da parte nostra una strategia tesa ad esercitare e avere un ruolo nel futuro dell’ente, di fondamentale importanza per la gestione delle grandi infrastrutture idriche. Il dialogo con il governo per un verso, la disponibilità di un Piano industriale messo a punto dall’Acquedotto lucano per altro verso, e un intenso lavoro per l’individuazione di partnership industriali che ci consentano di concorrere alla prossima gara, delineano i diversi fronti su cui è orientata l’azione del governo regionale. Altrettanta attenzione verrà posta per un utilizzo ottimale degli invasi e per lo sviluppo dell’energia idroelettrica, che rappresenta un potenziale significativo per il futuro energetico della nostra regione”.

“Le risorse naturali costituiscono il principale asset di cui siamo dotati e il paesaggio lucano costituisce un patrimonio inestimabile che riflette la nostra identità e la nostra storia. Abbiamo finalmente disponibile il lavoro propedeutico al nuovo Piano Paesaggistico, con il quale intendiamo preservare questi valori ambientali e identitari. Sarà compito di questa legislatura dotare finalmente la Regione del Piano.

La tutela dell’ambiente ci impone altresì di contrastare con più efficacia il dissesto idrogeologico e garantire una manutenzione attenta del territorio: consistenti risorse derivanti anche dall’Accordo di coesione puntano a questo obiettivo.

L’ambiente è un bene pubblico indisponibile e la sua tutela è una priorità per la nostra coalizione. Avvertiamo dunque la necessità di dotarci di strumenti idonei e, come coalizione, ci siamo impegnati a mettere a punto una proposta di Piano regionale sul dissesto idrogeologico al fine di avere una strategia più puntuale per la protezione del nostro territorio dalle vulnerabilità che lo minacciano piuttosto che inseguire le emergenze.

Altro capitolo fondamentale delle nostre politiche è rivolto al mondo agricolo. L’agricoltura è un pilastro della nostra economia e della nostra società. La nostra strategia mira a rafforzare i distretti e le filiere agro-alimentari e a promuovere la sostenibilità ambientale. Intendiamo proseguire in questa direzione e porre sempre più attenzione ai bisogni ed alle necessità del mondo rurale, mondo peraltro particolarmente attento alle innovazioni tecnologiche e ai processi di modernizzazione. Non pochi sono i risultati conseguiti nelle produzioni enogastronomiche di qualità e nel settore ortofrutticolo. Obiettivo di questa legislatura è continuare a supportare il settore recependo i nuovi bisogni e adeguando gli strumenti di sostegno alle nuove necessità. Al contempo proseguirà l’azione tesa a favorire i nuovi insediamenti e le imprese giovanili, la multifunzionalità e le attività complementari come quelle agrituristiche. Più in generale si tratta di curare i fattori che determinano la diversità e qualità delle produzioni e accompagnare i nostri produttori nelle attività di commercializzazione.

Il paesaggio agrario e quello forestale costituiscono anch’essi degli asset fondamentali. La valorizzazione di questi punti di forza non può non costituire parte integrante delle nostre politiche di sviluppo. In particolare, raccogliendo una sollecitazione suggerita dal Piano strategico ci proponiamo di affrontare compiutamente il tema della valorizzazione del patrimonio forestale valutando le diverse opzioni per dare una svolta produttiva a questo potenziale.

Nella società della comunicazione abbiamo imparato che i fattori intangibili dell’economia sono rilevanti quanto quelli tangibili. Il tema della reputazione e dunque dell’immagine innanzitutto esterna, prima che interna, di una Regione ha evidenti risvolti sia sull’attrattività economica che sulla percezione positiva di una comunità. In questo contesto, la promozione turistica e culturale, insieme a una maggiore efficienza amministrativa, svolge un ruolo fondamentale. Matera, capitale europea della cultura, ha contribuito a promuovere un’immagine legata non solo alla qualità dei luoghi ma anche alla vitalità culturale. In questa prospettiva, per quanto riguarda Matera, il nostro obiettivo è quello di rilanciarla come centro di produzione e non solo di consumo culturale e quale motore dell’industria culturale e creativa.

In particolare, è stata proposta al Ministero una “ZES cultura” da includere nel Piano strategico nazionale delle zone economiche speciali, estendendo i benefici alle industrie culturali e creative per rilanciare Matera e la Basilicata come laboratori di innovazione e produzione culturale. Inoltre, si mira ad attrarre nuove istituzioni come l’ISIA, Istituto di Design.

Ma questo disegno di un nuovo protagonismo che parta dalla cultura riguarda tutto il territorio regionale. Abbiamo già sottolineato come la qualità della vita sia oggi considerata con riferimento all’offerta culturale, e a quella di svago e di tempo libero. In questa ottica intendiamo sostenere il protagonismo di quelle cittadine che intendono candidarsi a ruoli guida nella cultura, nelle arti, nello sport. Occorre infatti sostenere questo protagonismo consapevoli delle ricadute sociali ed economiche che queste iniziative possono determinare. Il rilancio delle città e delle loro vocazioni culturali può anche favorire il protagonismo giovanile, punto di riferimento di tutte le politiche regionali. La promozione di nuove produzioni, grandi eventi, e la valorizzazione delle iniziative di maggior pregio e degli “attrattori di nuova generazione” realizzati negli ultimi vent’anni sono tappe di un processo di rigenerazione sociale ed economica che va proseguito. La capacità di comunicare con nuovi linguaggi la Basilicata e i suoi valori, come fatto egregiamente anche in questi ultimi anni, basti considerare i riconoscimenti e i risultati conseguiti nel settore turistico, è un impegno e un obiettivo da proseguire e consolidare. Nel programma di coalizione, la cultura e l’economia della cultura sono centrali per valorizzare le energie e la progettualità presenti, puntando a diventare un riferimento nazionale e internazionale nell’industria culturale e creativa.

Ma la vitalità sociale e culturale è, come noto, innanzitutto frutto della qualità dell’offerta di istruzione, di presidi scientifici nelle scienze umane come nelle scienze dure. Il programma di coalizione punta a rafforzare il ruolo dell’Università e dei centri di ricerca. Il sostegno all’Università è imprescindibile, ed è in questa prospettiva che andremo potenziando la residenzialità e i servizi per gli studenti con l’obiettivo di attrarre nuove iscrizioni affiancando un’offerta formativa adeguata e sempre più articolata, come fatto con la Facoltà di medicina.

Risorse per gli studentati sono già allocate nell’Accordo di coesione e garanzia per il massimo del sostegno possibile alle borse di studio. Al contempo siamo chiamati a supportare l’università per rafforzare le attività di orientamento e dei career services per l’introduzione degli studenti nel mondo del lavoro.

Più in generale ci siamo dati il compito di consolidare e potenziare le collaborazioni culturali, economiche e scientifiche, sostenendo attività di ricerca, studi e progetti, convegni nazionali e internazionali. Inoltre, ci si impegnerà a potenziare i centri di ricerca, valutando la fattibilità di nuove iniziative con l’Istituto Chimico farmaceutico militare e il CNR di Tito.

Un’attenzione particolare intendiamo peraltro rivolgere agli archivi e al sistema bibliotecario, e in questo orizzonte intendiamo procedere alla regionalizzazione della Biblioteca di Matera, coinvolgendo nella gestione l’Unibas. Al contempo intendiamo sostenere le biblioteche comunali che svolgono concretamente attività di animazione sociale e culturale.

I processi di transizione economica e sociale, la ristrutturazione industriale e la carenza di opportunità aumentano i rischi di marginalizzazione sociale e povertà. Il governo regionale intende rinnovare l’impegno a sostegno delle categorie più deboli, affrontando la problematica del precariato, riducendo i costi delle bollette e favorendo le organizzazioni no profit.

In collaborazione con il sistema di assistenza sociale, i centri per l’impiego e il Terzo settore, si intende sviluppare un nuovo piano di contrasto alla povertà. Si vuole definire una nuova strategia di contrasto alle dipendenze (alcol, droghe, ludopatia, problemi alimentari) e ai fenomeni di violenza psicologica (bullismo, mobbing, stalking), oltre alla prevenzione della violenza fisica e verbale.

Un’attenzione particolare sarà rivolta alle famiglie con persone disabili (programma “dopo di noi”) e ai processi di integrazione e inclusione, con specifiche misure di accoglienza e lotta al razzismo.

Il programma di coalizione prevede la definizione di un Piano di contrasto ai fenomeni di marginalizzazione sociale e alla povertà, mettendo a punto azioni e misure mirate.

Già in questa sintesi spero siano emerse con chiarezza l’enorme lavoro a cui ci accingiamo: sanare antiche ferite, lenire i fattori di disagio, innescare nuovi processi di sviluppo, anticipare le fasi successive a questa stagione di rilevanti investimenti pubblici.

Per affrontare al meglio queste sfide opportunità avvertiamo la necessità di avvalerci del portato delle innovazioni tecnologiche e in primis dei processi di digitalizzazione. Un percorso solo in parte realizzato e che vede ancora porzioni di territorio non servite adeguatamente. Completare il sistema di infrastrutture digitali assume pertanto una priorità. Così come il rafforzamento dei sistemi di cybersecurity, diventati una nuova frontiera nella società della comunicazione. L’obiettivo della transizione digitale ha offerto nuove opportunità per favorire questo processo di innovazione. Il PNRR prevede infatti rilevanti interventi sia per la digitalizzazione dei servizi della P.A. sia per le imprese. Questa sfida impone anche un rafforzamento degli uffici regionali dedicati a questi importanti processi di innovazione e la diffusione di una cultura digitale sempre più avanzata anche tenuto conto dell’irruzione dell’intelligenza artificiale e del profondo impatto che questa tecnologia comporterà nella vita sociale ed economica nei prossimi anni.

A ciascuno di noi spetta di vivere il proprio tempo. Il nostro è un tempo che i filosofi hanno definito “interessante”, proprio perché ricco di turbolenze e di profondi cambiamenti. Un tempo complicato, direbbe qualcuno, che prevede processi di adattamento e risposte veloci come forse mai richiesto alle precedenti generazioni. Un tempo dove le lezioni del passato hanno una efficacia relativa, essendo mutati drasticamente i termini di riferimento, i fattori di contesto. Un tempo gravido di insidie, come dimostrano le guerre in corso, di sofferenza e di dolore che mentre noi parliamo bruciano sulla pelle di tanti uomini e donne, anche a poche centinaia di chilometri da noi. Una realtà che non dobbiamo dimenticare e che ci sollecita solidarietà e compassione ma altresì positive azioni perché sia la cultura della pace a prevalere. Ma anche una realtà più vicina a noi, con persone che vivono in condizioni di precarietà e di forte disagio, che interpellano la nostra coscienza e la nostra azione politica.

Ma anche un tempo ricco di opportunità, dove a nessuno è impedito di fare il bene possibile, individualmente come socialmente, dove noi – in quanto politici – siamo chiamati ad esprimere il meglio di noi stessi per essere all’altezza delle aspettative e delle speranze che sempre, felicemente, covano in ogni generazione.

E dare fiducia e speranza facendo le cose, dimostrando che qualcosa di importante e significativo può esser fatto a vantaggio di tutti, credo che sia l’auspicio che nutre ciascuno di noi.”

 

 

 

 

 

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