Nel settore “food & beverage” sono 28mila le figure richieste solo nel primo trimestre 2017. In particolare cuochi, camerieri, pasticceri, barman. Lo riferisce il Rapporto Excelsior, che Unioncamere realizza in collaborazione con il Ministero del Lavoro. In dettaglio, al Sud e isole ci sarà bisogno di 9.060 unità, nel Nord-Ovest di 7.540, nel Nord-Est di 7.840 e nel Centro di 3.560. Una tendenza confermata al Sigep di Rimini. Siamo in piena “food mania”. Programmi televisivi, riviste, libri e siti dedicati al mondo della cucina hanno infatti avvicinato migliaia di appassionati a questo mondo. Gli chef sono ormai delle star e, praticamente ovunque, si parla di mangiare e bere di qualità. Ma – avverte Rossano Boscolo, l’Etoile Academy di Tuscania, una delle più prestigiose scuole per chef e pasticcieri – attenzione ad alimentare facili entusiasmi ed aspettative tra i giovani perché sono mestieri duri che richiedono tanto sacrificio e tanta preparazione in giro per l’Italia e per il mondo. Purtroppo – aggiunge – i ragazzi si avvicinano alla ristorazione perché attratti dalla tv e dal “sogno” del guadagno facile e non sempre con le motivazioni giuste. La realtà è diversa: sulla base della nostra esperienza il 25% dei nostri diplomati lavora e riesce a costruirsi un’attività professionale che dura nel tempo. Per questo domanda ed offerta di lavoro non riescono ad incrociarsi. Ci sono anche responsabilità di imprenditori e ristoratori che non hanno capacità manageriali adeguate e utilizzano male gli stage in azienda sprecando le risorse professionali. Non servono troppe parole per spiegare i vantaggi di diventare cuoco ed essere, al tempo stesso, italiani. La nostra cucina è, infatti, tra le più apprezzate del mondo e chi ci è cresciuto parte una spanna sopra i suoi colleghi stranieri. Anche negli angoli più remoti del Pianeta si mangia volentieri italiano. Per questo lavorare da chef permette la possibilità di viaggiare, nonché la libertà di poter decidere in cosa e dove specializzarsi. Dai fornelli potrebbe partire la tua strada verso la notorietà.
Saper preparare e servire un cocktail è un’arte; bisogna conoscere le regole, capire i gusti del cliente, accogliere l’ospite con professionalità facendolo sentire come se stesse a casa sua. Il mercato italiano e internazionale ha letteralmente sete di professionisti e figure specializzate, formate e competenti. Ci sono ragazzi che hanno fatto la propria fortuna lavorando al fianco di professionisti. La scuola di provenienza fa la differenza e consente di essere occupati in posizioni di rilievo e in strutture importanti, aprendo grandi prospettive di carriera e crescita personale. Solo i migliori possono entrare nell’élite del settore. Così per la pasticceria: in Italia ci sono circa 48mila aziende di “arte bianca”; ma, nonostante questo affollamento, il mercato non è ancora saturo; la richiesta di nuove figure – come pasticciere di laboratorio, panificatore o chef pasticciere in ristorante – è costante. Come per il cuoco italiano, anche i pasticceri sono tra i più ricercati. A livello mondiale, poi, è una delle professioni più ricercate in assoluto. I mercati più “golosi” delle creazioni italiane attualmente sono verso Est: i Balcani, Dubai, l’Oman; mentre in Estremo Oriente (Shanghai, Hong Kong, Corea e Giappone) stiamo recuperando terreno rispetto ai francesi.
Ed Unioncamere avverte: una assunzione su 5 tra quelle che le imprese hanno in programma nei primi tre mesi del 2017 può comportare qualche difficoltà a reperire il personale adeguato. E, per due candidati su tre, requisito fondamentale è poter vantare una esperienza lavorativa precedente. Dopo una fase in cui la difficoltà di reperimento si era mantenuta relativamente bassa (nel 2016 ha interessato il 12% delle assunzioni totali), torna quindi alla ribalta in questo trimestre il problema del non sempre facile incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro nel settore privato. Proprio per cercare di ridurre questo gap, recentemente Unioncamere e Anpal (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) hanno siglato un protocollo d’intesa in cui si impegnano a progettare e sviluppare applicazioni in grado di informare utenti e operatori dei centri per l’impiego sulle opportunità di lavoro, sulle imprese ad alta potenzialità occupazionale, e di offrire guide personalizzate on line sull’orientamento formativo.
Sull’aumento della difficoltà di reperimento del trimestre in corso incide soprattutto il consistente numero di assunzioni di profili qualificati, che rappresentano il 22% del totale delle assunzioni programmate (erano il 17% nel 2016). In questo ambito, spicca la richiesta di tecnici, ai quali le imprese destinano il 15% delle assunzioni in programma tra gennaio e marzo. La domanda di figure intermedie riguarda invece il 40% delle assunzioni previste (15% per i profili impiegatizi e 25% per quelli del commercio e dei servizi). La richiesta di profili operai interessa inoltre il 24% delle assunzioni, mentre quella riguardante il personale non qualificato è del 13%.