Sulle tavole di Ferragosto la frutta di stagione non è certo mancata ed il caldo ha sostenuto i consumi, eppure la frutta estiva – pesche e nettarine in primis, ma anche a meloni e cocomeri, l’uva del Metapontino – non viene pagata adeguatamente, anzi i prezzi sono irrisori e al di sotto dei costi produttivi. A sottolinearlo è la Cia – Agricoltori Italiani di Basilicata riferendo che sui mercati del Metapontino, la quotazione dell’uva non va oltre lo 0,85 centesimi Kg e su quelli di Matera le nettarine sono quotate 0,32-0,38 centesimi al kg, le pesche sotto 0,30 centesimi/kg. Nicola Serio, presidente regionale Cia, sottolinea che le produzioni di pesche e nettarine raccolte nel 2016 in Italia hanno evidenziato un calo del 10% rispetto all’anno precedente (poco più di 1.260.000 tonnellate complessive a livello di specie), presentando un livello inferiore rispetto alla media del precedente triennio di circa 15 punti percentuali. Tutte le aree produttive nazionali hanno visto volumi inferiori sia per pesche che per nettarine, con una riduzione marcata in particolare nel Sud Italia. Il valore complessivo di denaro annuo che pesche e nettarine muovono – aggiunge – è di 2 miliardi circa per due produzioni d’eccellenza del Metapontino che da sole rappresentano il 59% della PLV generata da frutta estiva con un “giro d’affari” di oltre 4 milioni di euro e con un incremento del 13,5% rispetto allo scorso anno. Intanto – dice Serio – si sta verificando quello che anticipava la CIA con i suoi report durante la conferenza economica di Bologna: l’agroalimentare vale il 15% del Pil e registra proprio a giugno secondo i dati Istat più aggiornati record oltreconfine, però non riconosce ai produttori la giusta remunerazione.
Di qui il nostro progetto del “Network dei Valori” con “Reti d’impresa territoriali” capaci di mettere in trasparenza l’intero processo di filiera che porta i prodotti agricoli e alimentari locali dal campo al consumatore; bisogna fare aggregazione per programmare, contrattualizzare e garantire al produttore prezzi minimi di listino. Per il fresco, soprattutto su albicocche e frutta estiva in genere, l’agricoltore deve fare i conti con il problema della facile e veloce deperibilità dei prodotti, un vero cappio al collo che si stringe giocando anche sulle anticipazioni sostenute per arrivare a produzione favorendo speculatori di un mercato sempre più globale. Da anni -prosegue il presidente nazionale Dino Scanavino- la Cia suggerisce l’adozione di strumenti che consentirebbero di evitare o mitigare queste situazioni ricorrenti di crisi. “Innanzitutto serve la programmazione delle produzioni frutticole –continua– oltre alla condivisione della programmazione e delle strategie commerciali, l’attivazione, perlomeno a livello sperimentale, dei fondi mutualistici o delle polizze ricavi.
L’organismo interprofessionale, poi, avrebbe tutte le caratteristiche e le potenzialità per governare le regole produttive, commerciali e di immissione al mercato se solo tutti i soggetti che ne fanno parte vi partecipassero e operassero per gli scopi fondanti, e non per questione di facciata o perché non possono starne fuori. Purtroppo non si è mai trovata comunità d’intenti per motivi comprensibili dal punto di vista degli interessi economici di qualche parte – conclude il presidente della Cia – inconcepibili se si vuol veramente costruire una filiera forte, sicura e di qualità.