Lavoro

Circa il 60% dei lucani over 65 soffre un dolore fisico

Circa il 60% dei lucani over 65enni soffre un dolore fisico. Il 19,7% in forma lieve; il 24,9% in forma moderata e il 14,6% in forma forte.

Sono dati dell’Istat che – sottolinea l’Aspat, associazione di categoria delle strutture di riabilitazione accreditate al Servizio Sanitario Regionale – devono riaccendere l’attenzione sui servizi riabilitativi per aiutare le persone a superare il dolore fisico e a ritrovare il benessere. Dai 15 ai 65 anni invece il 14,8% dei lucani soffre un dolore lieve, il 13,5% “moderato” e l’8% “forte” a conferma che la problematica riguarda un numero maggiore di persone anziane. Da non sottovalutare – sottolinea Katiana Di Marco che cura che l’imprinting del Centro Fisioelle Lavello aderente all’Aspat – l’interferenza del lavoro fisico con le attività quotidiane nelle fasce di età lavorative: nel 27,3%  dei casi viene considerata lieve, nel 36,4% moderata e nel 18,1% grave. Percentuali che salgono per gli over 65enni con un’interferenza considerata grave per il 25,5%, moderata per il 40,3% e lieve per il 30,5%. Il consiglio – aggiunge Di Marco –  è semplice: di fronte a fastidi e dolori muscolo-scheletrici è il caso di fare una Visita Fisiatrica. Il fisiatra, dopo aver individuato la diagnosi ed aver valutato i bisogni riabilitativi della persona, elabora l’adeguata terapia farmacologica e rieducativa. Di fronte a qualsiasi dubbio, il fisiatra è la giusta risposta.

A soffrire di più sono le donne che in media dichiarano dolore nel 45,6% dei casi contro il 32,5% degli uomini con quello “forte o molto forte che è quasi doppio: 12,1% tra le femmine, 6,5% tra i maschi.
Il dolore fisico influisce naturalmente sulle attività quotidiane (anche nel lavoro quindi) nel 73,5% dei casi in media (anche stavolta più nelle donne che negli uomini, più negli over 65 che nelle fasce più giovani di età) e lo fa in modo “grave o molto grave” nel 14,3% dei casi in media.
Le Regioni in cui, sempre in media, i residenti dichiarano di aver provato maggior dolore fisico (forte o molto forte) sono dai 15 anni in su Sardegna (15,2%), Umbria (12,6%) e Friuli Venezia Giulia (11%), mentre in questa fascia di età il livello minore del dolore forte o molto forte si registra a Bolzano (6,9%) e Trento (7,2%) seguiti dalla Campania (7,9%).

Tra gli over 65 invece la geo-localizzazione del dolore forte o molto forte cambia e al top ci sono Umbria (21,3%), Valle d’Aosta (20,1%) e Calabria (19,7%) mentre in coda si trova ancora il Trentino Alto Adige (in media 13,6%) seguito dal Piemonte (14%) e dalla Basilicata (14,6%)
A livello di aree geografiche e di densità della popolazione invece le differenze sono minime (con valorì leggermente più elevati nel Nord Est per gli over 15 e al Sud per gli over 65, sempre per il dolore forte o molto forte).
Guardando quanto il dolore interferisce con l’attività di tutti i giorni, si va da un’interferenza lieve – sempre in media nazionale – del 29,7% a una moderata del 28,7% e si passa al 14,3% per un’interferenza “grave o molto grave”.
I valori sono ancora una volta più elevati nelle donne che negli uomini (ad esempio il dolore influisce in maniera grave o molto grave in media per l’11,6% dei maschi e per il 16,1% delle femmine), ma si differenzia in modo più netto a seconda dell’età, passando ad esempio a livello generale dal 6,8% della fascia di età 15-24 anni al 28,6% degli over 75 (22,8% negli over 65).

Nel caso di interferenza grave o molto grave con le attività quotidiane le Regioni più penalizzate da 15 anni in su sono la Sardegna (21%), l’Umbria (20,6%) e Basilicata e Bolzano con 18,1%, mentre quelle meno penalizzate sono Trento (9,1%), Molise (9,4%) e Lombardia (10,9%).
Da anni – sottolinea l’Aspat – auspichiamo una riorganizzazione della medicina territoriale, un riassetto necessario per evitare sacche di sprechi e di inappropriatezza, che preveda la presa in carico del paziente e valorizzi l’azione delle strutture ambulatoriali accreditate, deputate ad operare come fornitori di prestazioni e servizi. Così come si pensa ad una diversificazione della funzione degli ospedali si deve realizzare una diversificazione dell’attività del territorio. Il paziente ha bisogno di un riferimento unico, la realizzazione della cosiddetta presa in carico deve essere qualcosa di sistemico in una nuova logica di organizzazione moderna che non può più essere solo una sommatoria di prestazioni erogate.

 

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