Avete pagato il bollo di circolazione auto presso una delegazione Aci della Basilicata o sul sito dell’Automobil Club col servizio bollonet? Attenzione perché potreste aver pagato più del dovuto e, almeno in parte, aver diritto a un rimborso. E il pagamento non dovuto, in base alla tassa pagata, potrebbe essere anche superiore ai 10 euro l’anno. Il Tar del Lazio ha infatti riconosciuto la fondatezza della decisione con cui l’Autorità della Concorrenza e del Mercato ha sanzionato l’Aci e la collegata società Aci Informatica per avere addebitato agli automobilisti un sovrapprezzo per il pagamento del bollo automobilistico con moneta elettronica, vale a dire carta di credito o pagobancomat. La decisione dei giudici appena pubblicata a conclusione di un lungo contenzioso avviato dall’associazione dei consumatori Altroconsumo, riguarda solo le regioni che hanno una convenzione per la riscossione del bollo con l’Aci e, tra queste, in un passaggio cita esplicitamente la Basilicata. Il problema è facile a dirsi quanto facile è capire che qualcosa non andava: chi pagava il bollo utilizzando il portale messo a disposizione dall’Aci aveva due strade: o aderire all’Aci, pagare la quota associativa e evitare costi aggiuntivi di pagamento, o pagare una percentuale in più come «aggio» per il pagamento elettronico. Una percentuale che è stata del 2% fino al 2009, è diventata dell’1,2% tra il 2009 e il 2016 e in quest’ultimo anno, dopo il ricorso di Altroconsumo, è diventata un «diritto fisso» di 75 centesimi.
Ma per l’Autorità Garante della concorrenza non è possibile aggiungere nè sovrapprezzi nè percentuali in base a quanto esplicitamente previsto dal Codice del Consumo, approvato nel 2014, e anche in epoca precedente la pratica non poteva definirsi corretta. Anche perché il servizio di riscossione (che l’Aci non esercita in esclusiva potendosi pagare il bollo anche in altre forme) già prevede un importo di riscossione, vale a dire 1,87 euro ad esempio in tabaccheria o ricevitoria, che si riducono a un euro e mezzo alle poste. All’Aci, invece, non era così. Perché il diritto di riscossione si pagava comunque come per gli altri canali ma c’era l’aggiunta per il pagamento elettronico che era fissa di 20 centesimi per chi si recava agli uffici e inseriva il bancomat nella macchinetta e, come detto prima, percentuale per chi pagava on line. E L’automobil Club si è difeso facendo riferimento alle convenzioni con le Regioni. Questi accordi, prevedevano che il soggetto convenzionato per la riscossione «può» porre a carico del contribuente, che ne deve essere preventivamente informato, un importo e nel caso della Convenzione con la Regione Basilicata non usano l’espressione nemmeno l’espressione «può» ma l’Autorità prima e il Tar dopo hanno osservato che, a norma del codice del Consumo, tali norme andavano modificate. Così la condanna a pagare 3 milioni di euro di multa per l’Aci e Aci Informatica. Ma la questione non termina qui. Sia perché è possibile un ricorso al Consiglio di Stato, sia perché resta comunque aperta la partita dei rimborsi. E Altroconsumo già ha allestito una pagina internet sul proprio sito per aderire alla richiesta di rimborso per quanti hanno pagato il bollo all’Aci con carta di credito o bancomat versando un sovrapprezzo. E nel numero ci sono anche tanti lucani.
FONTE: GIOVANNI RIVELLI – LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO