Petrolio in Val d'Agri e Valle del Sauro

Impianto di depurazione Syndial a Viggiano: per una maggiore garanzia si chiederà un’inchiesta pubblica

Si è svolta a Viggiano presso il Centro Sociale “Alberti Marone” la conferenza stampa degli associati di Mediterrano no triv per illustrare ai cittadini il progetto Syndial che si configura come impianto di trattamento (depurazione) acque reflue.

In effetti, con questo progetto  il flusso di acque di produzione in ingresso avviene tramite un sistema di collettamento stabile e senza soluzione di continuità con il COVA; l’impianto presenta una potenzialità di circa 29.000 abitanti equivalenti. Data le definizione di “abitante equivalente” di cui al D.lgs. 152/06 Parte III (60g B.O.D.5/giorno) ed il carico idraulico in ingresso all’impianto (72 m3/h), il valore è stato calcolato considerando conservativamente il massimo della concentrazione di B.O.D. 5 risultante dalle analisi delle acque in ingresso (1000 mg/l) ( fonte http://valutazioneambientale.regione.basilicata.it/valutazioneambie/detail.jsp?sec=109290&otype=1011&id=112315)    

Mediterraneo no triv ha informato i cittadini che la società intende produrre uno “stream” di acqua demineralizzata  ed acqua industriale fino ad un massimo di 50 m³/h (35 m³/h di acqua demi e 15 m³/h di acqua industriale cfr. bilancio di massa) – pari al 70% del flusso in ingresso– da trasferire direttamente al COVA per il loro completo riutilizzo a fini industriali.

L’Associazione ambientalista ha illustrato ai cittadini non solo l’impatto ambientale che tale impianto potrebbe comportare, sommandosi all’impatto già esistente del COVA, ma, anche e soprattutto i pericoli reali di incidente e di conseguenze per la popolazione; trattasi infatti di un impianto che effettua trattamento chimico-fisico delle acque di strato e quindi con utilizzo massiccio di prodotti chimici dannosi per l’ambiente e molto pericolosi per i cittadini, in caso di incidente. L’Associazione pertanto invierà Osservazioni  contro la realizzazione dell’impianto e ha intenzione anche di formalizzare alle istituzioni la richiesta di coinvolgimento diretto della popolazione.

Chiederemo che sul progetto si attui quanto previsto e disciplinato dal Codice dell’Ambiente ossia “l’inchiesta pubblica“ai sensi dell’art. 24 comma 6 del D.lgs 152/2006. Si tratta della consultazione mediante lo svolgimento di un’inchiesta pubblica per l’esame dello studio di impatto ambientale, dei pareri forniti dalle pubbliche amministrazioni e delle osservazioni inviate dai cittadini e dalle associazioni ambientaliste.

L’inchiesta pubblica consente  di avere non solo tutti i documenti che possono riguardare i progetti ma è anche garanzia di una trasparente e imparziale gestione della procedura di autorizzazione del progetto poiché si affidano a figure terze e non solo al committente dell’opera, di svolgere il ruolo di autorità competente nel decidere la VIA.

Alle udienze pubbliche la partecipazione del territorio è reale con facoltà per tutti  di  esprimere le criticità che il pubblico interessato rileva nei progetti petroliferi inoltre, l’autorità preposta alla consultazione pubblica deve necessariamente riportare tutte le posizioni e le osservazioni sollevate dalle istituzioni e anche dai cittadini dandone riscontro puntuale e rigoroso nella decisione finale che dovrà essere rigorosamente motivata.

E’ importante, quindi, che in merito a progetti industriali così rilevanti  per la vastità del territorio interessato, una forma di partecipazione diretta, democratica e fattiva possa essere riconosciuta al territorio e ai cittadini della Basilicata.

In effetti, la tutela dell’ambiente, è espressamente riconosciuta per legge e dev’essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche o private, mediante una adeguata azione che si informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente nonché al principio “chi inquina paga” che, ai sensi dell’articolo 174 comma 2 del Trattato CE, regolano la politica della Comunità in materia ambientale”.

Durante l’incontro si è anche illustrata la denuncia che Mediterraneo no triv intende presentare per “disastro ambientale” in merito allo sversamento di idrocarburi dal centro Olio Val D’AGRI anche con il coinvolgimento e l’interessamento della Comunità Europea.

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Comunicato stampa dell’Associazione Mediterrano no triv – il Presidente  ing. Antonio Alberti

Foto copyright Gazzetta della Val d’Agri

 

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