Incomincia a delinearsi meglio la storia di violenza accaduta nei giorni scorsi a causa di alcune minacce e di un’aggressione subita da una donna.
Ad essere coinvolto, il vicepresidente del Consiglio regionale della Basilicata, Paolo Castelluccio, nato a Policoro, in provincia di Matera, il 10 settembre del 1959, eletto nel 2013 con il “Pdl”, iscritto nel gruppo di “Forza Italia” e alle ultime elezioni politiche nazionali aveva annunciato la sua adesione a “Noi con l’italia”.
Il politico regionale, indagato per i reati di atti persecutori, violenza privata e porto abusivo di oggetti atti ad offendere, è stato prelevato dalla propria abitazione dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Matera e accompagnato in carcere la sera dello scorso 24 marzo.
La Polizia di Stato ha, inoltre, sequestrato una pistola calibro 9, legalmente detenuta e custodita dall’indagato, con le relative munizioni.
Nella mattinata di oggi, mercoledì 28 marzo, presso la locale Casa Circondariale, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Matera, dott.ssa Angela Rosa Nettis, ha convalidato il suo arresto, ai domiciliari e nell’udienza la pubblica accusa è stata sostenuta dalla dott.ssa Maria Christina De Tommasi, Sostituto Procuratore della Repubblica di Matera.
Le fattispecie delittuose contestate qualificano giuridicamente i fatti denunciati dalla donna a cui l’uomo è stato legato da una relazione sentimentale all’interno della quale sono maturate le condotte incriminate.
L’Autorità Giudiziaria ha ravvisato la presenza di gravi indizi di reità, corroborati da alcuni riscontri significativi, tra i quali alcune registrazioni sonore di molestie e minacce manifestate dall’uomo.
In sede di convalida, i comportamenti ascritti all’indagato sono apparsi reiterati e perduranti ai quali la parte offesa ha cercato di sottrarsi facendo ricorso anche ad un proprio legale di fiducia.
I reati per i quali si procede sono punibili a titolo di dolo, conseguentemente è stata ritenuta sussistente l’intenzionalità dell’uomo nel porre in essere le condotte contestate.
L’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari è stata ritenuta sufficiente e congrua, sussistendo la circostanza che il luogo di detenzione è diverso rispetto a quello dove dimora la parte offesa.
In base alla normativa vigente, l’adozione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari viene comunicata al Prefetto di Potenza che ne comunica immediatamente al Presidente del Consiglio dei Ministri il quale, sentiti il Ministro per gli affari regionali e il Ministro dell’Interno, adotta il provvedimento che determina la sospensione di diritto del consigliere regionale dall’incarico pubblico ricoperto.
La sospensione cessa nel caso in cui venga meno l’efficacia della misura coercitiva, avverso la quale i legali dell’indagato potranno fare ricorso al Tribunale del Riesame.
Rocco Becce robexdj@gmail.com