Il “cane a sei zampe” dunque non dovrà rispondere di disastro solo il 18 aprile prossimo nella causa civile intentata dalla comunità nigeriana di Kebiri per il danno ambientale provocato nel delta del Niger dalla rottura di una conduttura petrolifera di proprietà della Naoc (acronimo di Nigerian Agip Oil Company Limited), filiale nigeriana dell’Eni, ma anche per quanto è accaduto in Val d’Agri. La popolazione della valle prenda esempio dalla comunità nigeriana che si è rivolta a un giudice italiano al fine di ottenere la bonifica dell’area inquinata e un risarcimento del danno provocato dal disastro ambientale pari a 2 milioni di euro.
E’ quanto sostiene il Csail in una nota a firma del portavoce Filippo Massaro ricordando dell’incontro che il 15 gennaio scorso si è tenuto da noi tra un rappresentante della comunità nigeriana (Godwin Uyi Ojo), presidente dell’organizzazione Nigeriana Environmental Rights Action – ERA – FoEN, che sostiene la comunità di Ikebiri nel processo, e i cittadini della Val D’Agri. E ricordando che il Csail ha promosso da tempo la raccolta di firme per attivare una “class action” contro l’Eni già prima dell’iniziativa del comitato popolare nigeriano.
Adesso con i nuovi sviluppi dell’inchiesta giudiziaria per i fatti del Centro Olio di Viggiano – afferma Massaro – è indispensabile accrescere la pressione dei cittadini seguendo l’iniziativa del comitato nigeriano perché non si attenda a braccia conserte cosa dovrebbe accadere. Occorrono grande vigilanza e partecipazione popolare. Proprio come nel caso del risarcimento dei danni provocati dal greggio sversato dal serbatoio. Come sanno bene i piccoli imprenditori di attività produttive ed agricole in quella che ancora oggi è chiamata “Vigne Rosse” di Viggiano i risarcimenti dovuti dall’Eni per la distruzione di vigneti, aziende agricole, per danni diretti ed indiretti a piccole fabbriche sono un punto dolente della presenza Eni nell’area industriale di Viggiano. Malgrado molti solleciti di accordi e pagamento di acquisto di terreni limitrofi al Centro Oli, l’Eni mostra sempre tanta arroganza e prepotenza con i piccoli proprietari di terreni fabbricati e attività artigianali. Ci sono – continua il portavoce del Csail – contenziosi che durano da decenni e che sono la riprova a non fidarsi del “cane a sei zampe” che non mantiene gli impegni di risarcimento.