In questi mesi, senza nessun confronto o accordo sindacale, l’Eni ha imposto ad alcune aziende dell’indotto che operano presso il Cova una procedura chiamata sicurometro, che prevede per i lavoratori una patente a punti sulla sicurezza.
La Fiom e la Cgil di Potenza esprimono forti perplessità e preoccupazioni sulla metodologia introdotta perché non sono chiare le conseguenze per i lavoratori circa l’utilizzo di questa patente in termini di premialità e di sanzioni.
Appare incomprensibile che una nuova procedura sulla sicurezza non venga discussa con gli Rsu ed Rls delle aziende interessate ma soprattutto con le organizzazioni sindacali e all’interno degli organismi deputati quali ad esempio l’OPT (Organismo paritetico territoriale).
La cosa grave è che sono stati introdotti con i punti bonus/malus dei meccanismi sanzionatori poco chiari e a totale discrezione di Eni o delle aziende dell’indotto, che possono togliere i punti senza nessuna possibilità di verifica o giustifica da parte dei lavoratori e del sindacato.
La Fiom e la Cgil ritengono che in materia di sicurezza tutte le procedure che possono aumentare la prevenzione e ridurre i rischi vadano discusse e condivise anche con i lavoratori e gli Rsu, iniziando con l’estensione dei protocolli Eni in materia di visite/analisi mediche per i lavoratori dell’indotto rendendoli omogenei ai dipendenti Eni, dando attuazione dell’accordo del 6 agosto 2014 e rispondendo soprattutto ai bisogni primari per i lavoratori che vanno dalla mancanza di acqua potabile alla assenza di servizi igienici idonei che rispettino la dignità di chi lavora.
La Fiom e la Cgil pertanto invitano Eni, Confindustria e aziende dell’indotto a riaprire il tavolo sulla sicurezza e invitano i lavoratori a segnalare e a vigilare su eventuali abusi affinché la “patente a punti” non abbia conseguenze disciplinari per i lavoratori che hanno come unico diritto/obbligo il rispetto del contratto collettivo nazionale del lavoro, lo Statuto dei lavoratori e il decreto 81 sulla sicurezza.