Un accorato appello al dialogo e alla comprensione, un invito a discutere con serietà e impegno e ad avere fiducia nell’onestà intellettuale di chi guida una terra difficile e ha l’orgoglio di aver fatto compiere a questa regione significativi passi avanti. Ben documentati, non immaginari. Non certo frutto di una propagandistica autocelebrazione. Che sarebbe peraltro inutile e dannosa.
Mi riferisco alla chat di Marcello Pittella, Presidente della Basilicata, in onda su fb.
Tratti umani si uniscono agli elementi probanti, alla conoscenza dei vari settori dall’acqua all’ambiente, al petrolio, alla forestazione, alla difesa del suolo, al lavoro che manca e a quello che c’è: “Se facessimo un po’ più di verità” dice amareggiato Pittella. E come gli si può dare torto se davvero c’è amore e desiderio di verità ma soprattutto se sta a cuore capire come stanno le cose e magari provare a interpretare certi processi.
Ho fatto più volte una considerazione che preferisco continuare a ripetere, fino alla noia. Quando mai un responsabile del governo regionale ha affrontato un faccia a faccia con la gente su temi così importanti e spinosi. Politicamente e socialmente delicati e difficili da discutere. Soltanto da porre sul tappeto.
Personalmente scoprii dai tabulati Eni, con molte comprensibili difficoltà agli inizi degli anni Novanta, quale era il tenore degli investimenti per il primo progetto di “Sviluppo olio e sviluppo gas” in Val d’Agri: ammontava esattamente a un miliardo, tre milioni e 961 mila euro. Non un centesimo in meno o in più. Non certo perché qualcuno lo avesse comunicato ai lucani e meno che mai a noi giornalisti. Ma soltanto grazie a rapporti personali e a canali riservati.
Oggi invece dei problemi da affrontare si discute apertamente e liberamente: Marcello Pittella fa bene ad aprire la sua conversazione con le critiche aspre di una signora. Fa bene a non nascondersi dietro a un narcisismo inutile, ma a mettere i “piedi nel piatto”. A parlare con senso di concretezza e con un linguaggio alla portata di tutti, chiaro e inequivocabile.
Certo, la strada è lastricata di errori possibili e reali. Molti dei quali non andavano commessi, anche se il senno di poi ha come modello una perfezione impossibile.
Importante è discutere, confrontarsi, parlare alla gente. Ascoltare e rispondere, ammettendo anche gli errori, le lacune. Le disattenzioni. Senza escludere il peso, reale e morale che comporta la responsabilità del governo di una terra dalle mille risorse che nei decenni scorsi hanno finito per soccombere. Per annullarsi, per apparire inesistenti. E che oggi si tenta di mettere in primo piano sotto gli occhi della opinione pubblica nazionale con uno sforzo non certamente irrisorio. Che andrebbe in ogni caso incoraggiato nell’interesse di tutti.