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“Dobbiamo accontentare tutti”. Queste le parole che aprivano le porte a dirigenti farlocchi

“Dobbiamo accontentare tutti”. Queste le parole che, senza libertà, aprivano le porte a dirigenti farlocchi rafforzando, nel contempo, uno schifoso legame a carattere squisitamente di opportunità, con alti prelati, facendo così a pezzi, il già traballante rapporto tra cittadino e istituzioni locali. La Basilicata, oggi, non è il posto giusto per fare futuro ma una terra di nessuno in cui una classe dominante che opera con ragionamenti da medioevo copre interessi e poteri. Dove non è presente il diritto, dove l’uguaglianza è sacrificata sugli altari dell’abuso, del nepotismo, dell’incoscienza. Un approccio “confidenziale” che, a primo impatto, riprendeva dei toni francescani , quel rimando all’accontentare tutti diventava una sorta di carezza dando ad intendere che il fine ultimo di questi fulminati sulla via di Damasco fosse la tutela di noi lucani tutti, una “realizzazione del bene collettivo” che, per tantum naturalia, trovava alleati nel clero locale, sempre attento alle esigenze dei più “deboli”.

Azioni, per certi versi davvero creative, contaminavano atti, rimuovevano speranze e, parallelamente, riscrivevano un’altra storia dove le anomalie si trasformavano in amnesie e spazzavano via competenze così da mettere al centro della scena dei dilettanti allo sbaraglio senza uno straccio di comprensione verso ciò per cui fossero indirizzati. Chissà cosa penserebbe oggi un illustre “lucano” come Carlo Levi trovandosi di fronte a questi virtuosismi ingannevoli fondati su una suprema clientela e costruiti su ombre e fragili promesse. Un abbraccio avvolgente che, come una morsa senza scampo, ha asfissiato le nostre speranze così da creare un solco profondo tra vittime, noi poveri imbecilli, e carnefici, gli amici degli amici. Una realtà difficile da coniugare, quindi, quella tra lucani e politici.

Un conflitto sotterraneo che vede da una parte orde di “clientes” che premono senza sosta per auto accreditarsi in ruoli che non gli appartengono né umanamente né professionalmente, dall’altro il cittadino apatico, pavido e senza spina dorsale che si lascia travolgere dagli eventi. Ora la Giustizia ha interrotto questa “emozione” stoppando, almeno si spera, una lunga tradizione di opportunismi. Certamente, la forma della verità verrà vagliata al microscopio dall’Autorità Giudiziaria. Tutto è compiuto, quindi. Almeno per ora .Smarrito il credo politico, smarrita la morale, smarriti i primi cittadini che sostenevano a spada tratta queste dubbie azioni amministrative, non ci resta altro che piangere sulla spavalda arroganza di questi marziani. A proposito, è bene ricordare ai distratti che il fiorino lo paghiamo noi.

Mimmo Toscano

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