Sabato 7 giugno 2018, si è tenuta a Viggiano la presentazione del Decalogo contro gli incendi, documento destinato all’azione, alla prevenzione e alla promozione della resilienza nel merito degli incendi boschivi. L’incontro si è svolto presso la Base Operativa “Sandro Pertini”, struttura adiacente alla sede del Coordinamento regionale del Gruppo della Protezione Civile Lucana, una delle realtà di volontariato più importanti in Italia. Il gruppo della Protezione Civile Lucana, impegnato in prima linea nella tutela del patrimonio boschivo e nella sensibilizzazione al tema del rischio incendi, è stato promotore e organizzatore dell’occasione, accolta prontamente da cittadini, amministratori e istituzioni locali, come hanno dimostrato la presenza di numerosi sindaci lucani e di gruppi di Protezione Civile provenienti da tutto il Meridione.
Alla luce della rilevanza nazionale e internazionale dei temi trattati, hanno preso parte al convegno Paola Albrito, Head UNISDR (Agenzia Nazioni Unite grandi rischi/resilienza), Angelo Borrelli, Capo del Dipartimento della Protezione Civile e il Generale Sergio Costa, neoministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare della Repubblica Italiana.
A coordinare i lavori Carmen Lasorella, celebre giornalista di origini lucane e, secondo le ultime indiscrezioni, prossima candidata a correre alle regionali. Ad aprire l’incontro i saluti delle istituzioni: Amedeo Cicala, Sindaco di Viggiano, ha sottolineato complessità e potenzialità del territorio viggianese, auspicando un dialogo e una cooperazione che partano dal basso; l’Assessore regionale all’Ambiente, Francesco Pietrantuono, che a sua volta ha insistito sui tesori, sulla biodiversità e sulle risorse della Basilicata; e infine Giuseppe Priore, Presidente del Gruppo Lucano di Protezione Civile, il quale ha riportato alla mente dei presenti nascita, evoluzione ed essenza stessa della Protezione Civile, che ha descritto innanzitutto come un’associazione di cittadini che scelgono di unirsi e cooperare per ascoltare le esigenze e i bisogni del territorio.
Cardine centrale dell’evento è stato certamente il momento di lettura del Decalogo contro gli incendi, resoconto puntuale delle azioni che si devono compiere per incrementare e migliorare il sistema di prevenzione degli incendi. Tra le istanze esposte, sono emerse soprattutto esigenze di maggiore conoscenza del fenomeno, formazione degli addetti e informazione sui rischi, sulle azioni e sulle sanzioni nelle quali si può incorrere. E ancora, nel Decalogo si fa riferimento al bisogno di maggiori risorse umane, finanziarie e tecniche per prevenzione e vigilanza, di maggiore sinergia tra i soggetti operativi sul territorio, della creazione di un database sulla tipologia degli incendi e sulle cause di quest’ultimi, di maggiore manutenzione forestale, dell’autoprotezione per aumentare la difesa in caso di incendi, della ricostruzione dei luoghi percorsi dal fuoco e infine di più incentivi e risorse per la partecipazione al volontariato.
A seguire, esperti e specialisti della disciplina ambientale hanno esposto da differenti punti di vista valutazioni, criticità e propositi nell’ambito degli eventi incendiari. Giovanna Cagliostro, Prefetto di Potenza, ha spiegato, da una prospettiva istituzionale, cosa si è fatto e cosa si sta facendo per mettere in moto azioni che riducano il rischio incendi, a partire dall’aggiornamento dei piani comunali in materia (adottati con successo in Basilicata, con l’adesione di 95 comuni su 100), fino ad iniziative di cooperazione con aziende e multinazionali di settore.
Subito dopo ha preso la parola Vittorio Leone, già ordinario della Facoltà di Agraria Unibas. Questi ha restituito un’immagine sconcertante riguardo la frequenza e l’incidenza degli incendi boschivi. Ogni giorno nel mondo avvengono 5500 incendi, che devastano ogni anno circa il 4% della superficie globale. Inoltre, nel 98% dei casi, gli incendi sono dovuti ad azioni antropiche. Ciò significa che, se si agisce sulla scatola nera degli incendi, su quei fattori umani prevedibili e modificabili, si può diminuire considerevolmente il fenomeno, dando vita a una prevenzione concreta. Leone altresì ha riferito di un territorio “saggio”, dotato di cittadini resilienti, capaci di reagire con consapevolezza e autodeterminazione alle emergenze e alle necessità del caso, e di recuperare il sapere tradizionale ormai in disuso.
Successivamente Laura Candela, ricercatrice del Centro di Geodesia Spaziale per l’Ambiente, ha offerto il punto di vista della scienza spaziale. Ha illustrato il sistema satellitare ad hoc per previsione e individuazione degli incendi boschivi. L’Agenzia Spaziale, infatti, grazie alle sentinelle, ai radar, alle mappe tematiche e al database del “Sistema Copernicus”, è in grado di captare temperatura, stato del suolo, della vegetazione e di seguire gli effetti degli incendi, favorendo interventi risolutivi e di mitigazione.
Lo spazio dedicato al dibattito, invece, ha offerto un’occasione di confronto tra diversi responsabili di enti nazionali e internazionali, e ha visto la partecipazione di Paola Albrito, Angelo Borrelli e del Ministro Sergio Costa.
La dott.ssa Albrito, dell’UNISDR, si è concentrata sulla necessità di un lavoro di coordinamento tra realtà locali, nazionali e internazionali. L’UNISDR, infatti, con il progetto “Sendai Framework for Disaster Risk Reduction”, documento stilato a New York con il contributo dei gruppi di Protezione Civile locali, propone una serie di azioni finalizzate alla riduzione deli rischi ambientali e allo sviluppo di un modello di cittadinanza resiliente.
Il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha insistito sull’importanza di una sempre più tenace connessione tra cittadinanza e istituzioni. Il lavoro della Protezione Civile, infatti, nasce da cultura e coscienza dei cittadini, per poi affidarsi all’organizzazione delle istituzioni. Potrebbero essere fondamentali a riguardo iniziative di educazione alla protezione civile nelle scuole, di formazione dei cittadini e di promozione del volontariato, per lo sviluppo di una cittadinanza maggiormente consapevole.
Bisogna ricordare, però, che Viggiano, oltre a essere “città di Maria, dell’arpa e della musica”, è anche la sede del più grande giacimento petrolifero dell’Europa continentale. Il petrolio, per le comunità autoctone, rappresenta un binomio inscindibile e un’amletica dicotomia: petrolio è al contempo risorsa e calamità, lavoro e salute, ricchezza e malattia. Per portare l’emergenza petrolifera all’attenzione del ministro Costa, associazioni, comitati, partiti e libere organizzazioni di cittadini hanno colto l’occasione per consegnargli dossier, studi e ricerche sulla sanità in Basilicata, oltre a richiedere un’audizione con il Ministro, accolta prontamente da quest’ultimo con l’invito di rivedersi prossimamente a Roma.
Il Generale Costa, che è stato anche comandante reggente del Corpo Forestale della Basilicata dal 2009 al 2010 e vicecomandante l’anno seguente, grazie all’approfondita conoscenza della “Regione verde, una delle più verdi in Italia”, ha riferito delle sue immense risorse naturali e idrogeologiche da tutelare. Nello scenario in cui si trova attualmente la Val d’Agri, sorge però il problema dell’interazione tra le attività degli esseri umani e gli ecosistemi: egli ha affermato con energia che è l’uomo che deve integrarsi nell’ecosistema, rispettando l’ambiente e prestando attenzione al territorio.
Il Ministro ha poi evidenziato la ferrea volontà di promuovere un nuovo modo di concepire la tutela ambientale, basato su un diritto internazionale europeo diventato norma dello Stato, che afferma che “chi inquina, paga”. Ma c’è di più, egli ha già proposto nelle aule del Parlamento una nuova misura di prevenzione dell’inquinamento, ossia una sorta di “daspo ambientale”. Tradotto in parole semplici: “chi inquina deve pagare e se ne deve anche andare”.
Le parole del ministro Costa, apparse come una chiara risposta alle problematiche ambientali della Val d’Agri, sono state accolte con entusiasmo dai presenti, fiduciosi stavolta in un intervento reale della politica. Il Ministro ha infatti dimostrato (per ora soltanto verbalmente) che può esistere un approccio diverso nei confronti delle controversie ambientali lucane, un approccio che metta in prima linea le istanze dell’ambiente e dei cittadini, accantonando l’interesse dei pochi e le prepotenze delle multinazionali.
Viggiano e l’intera Val d’Agri si trovano a fronteggiare vaste e complesse problematiche ambientali, attraverso le quali si mette alla prova la resilienza stessa di un territorio. Occasioni come quella del 7 luglio dovrebbero ripetersi più spesso, per ricordare che l’Area appenninica, estremamente fragile e vulnerabile, a causa di interventi altamente invasivi, rischia di mettere a repentaglio i suoi inestimabili beni paesaggistici e naturali. E per ribadire che il territorio, non meno delle comunità, ha bisogno di essere ascoltato. Ha bisogno che si ripristini quel rapporto, quel dialogo tra Cittadini e Amministratori, tra Associazioni e Istituzioni, per dare finalmente un interlocutore a un territorio troppe volte inascoltato.
Aurora Alliegro