Coste Lucane: i risultati del monitoraggio di Goletta Verde
Cariche batteriche oltre i limiti consentiti dalla normativa, come lo scorso anno, alla foce del canale Toccacielo di Nova Siri. Questa è l’unica criticità riscontrata rispetto ai quattro punti monitorati da Legambiente in Basilicata e giudicato per questo “inquinato”. Mentre nella norma i campioni d’acqua prelevati alla spiaggia di Policoro, alla foce del fiume Cavone tra Pisticci e Scanzano Jonico e Maratea alla foce del torrente “Fiumicello”. I dati sono stati presentati questa mattina nel corso della conferenza stampa svoltasi a Maratea. Un bilancio del monitoraggio effettuato lungo le coste lucane dall’equipe tecnica di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane (realizzata anche grazie al sostegno del CONOU, Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati, e dei partner Novamont e Ricrea(Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio). In merito al sito inquinato, Legambiente affiancherà alla denuncia pubblica sullo stato delle acque anche un’azione giuridica, presentando un esposto alle autorità competenti per chiedere di verificare le cause delle criticità riscontrate nel punto, chiedendo che i responsabili siano perseguiti secondo le nuove norme previste dalla legge sugli ecoreati. Il portavoce di Goletta Verde, Mattia Lolli ha affermato che il “nostro monitoraggio, che come ripetiamo sempre, non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, punta a scovare le criticità ancora presenti nel nostro Paese”. “La mala depurazione è un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza in Italia, visto tra l’altro che siamo stati anche condannati a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni ogni sei mesi finché non ci metteremo in regola. Purtroppo, però, la salute dei nostri mari è sempre più a rischio a causa non solo della mala depurazione, ma anche dei rifiuti galleggianti e spiaggiati. Il marinelitter – ha detto Lolli – è ormai una delle due più gravi emergenze ambientali globali insieme ai cambiamenti climatici. Per questo anche da Maratea abbiamo chiesto stamattina ai comuni lucani, così come fatto da quello di Maratea, di adottare strategie “plastic free” e al Governo di anticipare la direttiva europea mettendo al bando piatti, posate e bicchieri di plastica non compostabile e continuare così ad essere in prima linea nella lotta al marinelitter. Senza dimenticare la necessità di una seria e capillare campagna di informazione per incrementare la fiducia dei cittadini verso l’acqua del rubinetto, più sana, controllata e sostenibile di quella in bottiglia”. La conferenza, è stata anche l’occasione per presentare “#Usaegettanograzie”, la nuova campagna di informazione e sensibilizzazione lanciata da Legambiente per la prevenzione e la messa al bando di alcuni prodotti usa e getta, per stimolare il cambiamento spontaneo di abitudini dei cittadini e un intervento più deciso dei governi arginare un problema di portata globale come il marinelitter. I volontari dell’associazione hanno promosso anche a Maratea un “trash mob” con un enorme piatto, posate, una bottiglia e una mega cannuccia. L’intera campagna punta, infatti, a far riflettere sul concetto di esagerato chiedendo ai cittadini di impegnarsi a ridurre l’impiego di oggetti usa e getta e segnalare la propria adesione sul sito www.usaegettanograzie.it.
Indagine Beach Litter di Legambiente
E come riportano i dati dell’indagine “Beach Litter” di Legambiente, i rifiuti spiaggiati e in mare, è una criticità che riguarda da vicino anche la Basilicata. L’associazione lo scorso mese di aprile, ha monitorato quattro spiagge – la spiaggia di Fiumicello a Maratea (MT), di Terzo Cavone a Scanzano (MT), di San Teodoro a Pisticci (MT) e di Policoro (MT) per un’area campionata totale di43milamq – registrando una media di quasi quattro rifiuti ogni metro e recuperando un totale di 1476rifiuti. La plastica, anche in questo, è stato il materiale più trovato, pari al 70%del totale dei rifiuti rinvenuti, seguita da carta/cartone (10,1%), metallo (7,8%) e vetro/ceramica (4,9%). La cattiva gestione dei rifiuti urbani è la causa principale della presenza dei rifiuti (54%), insieme a pesca e acquacoltura che sono i settori responsabili del 9% degli oggetti monitorati. La carenza dei sistemi depurativi è responsabile, invece, del 2% dei rifiuti spiaggiati sulle coste lucane. Gran parte dei rifiuti non è, invece, riconducibile ad azioni o attività specifiche (35%). In particolare i rifiuti derivanti dalla cattiva gestione urbana, per le spiagge monitorate in Basilicata, sono rappresentati da rifiuti derivanti da abitudini dei fumatori (principalmente mozziconi di sigaretta, ma anche accendini, pacchetti di sigarette e loro imballaggi) e da abbandono di inerti. Nella top ten dei rifiuti finiscono bicchieri, cannucce, posate e piatti di plastica che rappresentano quasi l’8% dei rifiuti trovati sulle spiagge. Considerando la “durata di vita” che hanno i rifiuti censiti è possibile evidenziare come la maggior parte di essi è stato creato per avere una vita breve. Se consideriamo le bottiglie di plastica (compresi tappi e anelli), stoviglie usa e getta (bicchieri, cannucce, posate e piatti di plastica) e buste in plastica tutti insieme abbiamo ben il 22%di ciò che costituisce un rifiuto sulle spiagge della Basilicata.
Ordinanza del Comune di Maratea denominata “Plastic Free Sea”
Su questo fronte c’è da segnalare l’ordinanza “Plastic Free Sea” emanata nei giorni scorsi dal sindaco del Comune di Maratea, e presentata questa mattina in occasione della tappa della Goletta Verde, che obbliga gli esercenti sul territorio comunale a distribuire agli acquirenti esclusivamente cotton fioc, posate, piatti, bicchieri e shopper in materiale biodegradabile e compostabile. Obbligo che si estende anche a contenitori e stoviglie monouso da usare in occasione di feste pubbliche e sagre, nell’ottica di ridurre la produzione di rifiuti e al contempo incentivare l’incremento della raccolta differenziata.
“Il bilancio del monitoraggio di Goletta Verde anche se nel complesso positivo, ci invita a non abbassare la guardia perché l’insufficiente depurazione dei reflui, che è bene ribadirlo non riguarda solo le aree costiere ma interessa anche le aree interne, è una criticità ancora molto presente nella nostra regione – afferma Valeria Tempone, direttore di Legambiente Basilicata -. La priorità dev’essere dunque l’adeguamento delle reti fognarie ed il completamento della copertura del servizio di tutti i comuni del territorio lucano. E per affrontare la sfida al marinelitter auspichiamo che anche altri sindaci prendano esempio da Maratea per dare così un ulteriore importante impulso allo sviluppo di un turismo di qualità e salvaguardare la ricca biodiversità di questa terra, implementando al contempo la green economy”.
Legambiente, infine, segnala criticità anche in Basilicata sul fronte dell’informazione ai cittadini. La cartellonistica informativa, obbligatoria da anni per i comuni e che dovrebbe avere la funzione di divulgare al pubblico la classe di qualità del mare, non è presente in nessuno dei quattro punti monitorati. Anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984 anni, il CONOU garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale: lo scorso anno in Basilicata il Consorzio ha recuperato 1.047 tonnellate di questo rifiuto pericoloso per la salute e per l’ambiente. L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa. «La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del CONOU, Paolo Tomasi- rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese».
A. P.