“Il ragionamento sull’apertura dei negozi nei giorni festivi sì o festivi no o quali festivi crediamo sia un po’ limitativo. Si deve lasciare alle Regioni la possibilità di poter gestire il tema delle festività, ispirandosi a un principio di sostenibilità per tutelare il lavoro e garantire la possibilità di acquisto dei consumatori, tenendo conto del mantenimento del pluralismo distributivo”. E’ questa la posizione di Confcommercio Imprese Italia Potenza espressa in un documento.
“Per quel che riguarda il piccolo commercio al dettaglio – sottolinea il presidente Fausto De Mare – la riflessione dovrebbe muovere dalla valutazione del servizio che esso rende in termini di vivibilità delle città. Se i piccoli negozi producono un servizio alla comunità locale e questo servizio non viene remunerato dai prezzi di mercato a causa della concorrenza delle grandi superfici e di altre forme di commercio, la sua produzione sarà inferiore a quanto la collettività ne desideri e sia disposta a pagarlo. Si può definire questo servizio esternalità positiva. Come nel caso delle esternalità negative (inquinamento, per esempio) si impongono vincoli o tasse a chi le genera al fine di ridurle, così nel caso di esternalità positive si dovrebbe pensare a una regolazione coerente al fine di incentivarne la produzione, oppure a imposte negative (sussidi). Colpisce soprattutto la riduzione dei livelli di servizio nei centri storici delle medie città italiane, che presentano una riduzione di negozi pari al 12% rispetto alla riduzione del 10% delle zone non centrali (tra il 2008 e il 2017), l’accentuazione del problema nel Mezzogiorno (-14% nei centri storici delle medie città), la presenza dell’abusivismo nelle dinamiche dell’offerta commerciale. In presenza di esternalità, i meccanismi di mercato non sono sufficienti a produrre il massimo benessere, date le condizioni di contesto. Dei correttivi sono necessari non sulla base, quindi, di un approccio dirigista, ma dentro un genuino approccio liberalista pro-concorrenza”.
Per Confcommercio la nuova regolamentazione delle aperture dei negozi deve rispondere ai seguenti criteri: Uniformità e Flessibilità: perché deve applicarsi, in linea di principio, su tutto il territorio nazionale fermo restando la flessibilità per ogni regione nella valorizzazione delle esigenze territoriali; Sobrietà: perché deve essere compatibile con i principi di concorrenza e garantire l’efficienza del settore senza risultare eccessivamente complessa né, tantomeno, fonte di ulteriori oneri amministrativi per le imprese; Sostenibilità: perché deve contemperare la protezione dei lavoratori, la garanzia delle opportunità di acquisto per i consumatori, tenendo conto delle mutate abitudini di consumo, ed il mantenimento del pluralismo distributivo. Una nuova regolamentazione che risponda ai criteri indicati non è suscettibile di creare alcun impedimento al libero dispiegarsi della concorrenza a meno di ritenere che qualunque tipo di regolamentazione, anche minima, costituisca di per sé un potenziale ostacolo alla concorrenza.
Auspichiamo, pertanto – dice De Mare – che il lavoro parlamentare sulla disciplina degli orari degli esercizi commerciali nelle giornate domenicali e festive sia l’occasione per l’avvio di un confronto più generale sulle politiche oggi necessarie per il commercio italiano. Un commercio caratterizzato, come spesso ricordiamo, da un modello di pluralismo distributivo cioè compresenza di piccole, medie e grandi superfici. Si rende quindi urgente, a nostro avviso, la messa in campo di robuste politiche attive per il settore che agiscano come l’indispensabile complemento di accorte scelte di sobria ri-regolazione. Si tratta, infatti, di elaborare una capacità di accompagnamento delle trasformazioni del settore e del suo impegno per l’accrescimento della produttività e della qualità del servizio reso ai consumatori che vada oltre il perimetro storico e settoriale della disciplina del commercio, aprendosi al terreno delle relazioni tra città, territorio e ruolo di fertilizzazione economica e sociale della distribuzione commerciale e, più in generale, dei servizi.