Parlare di artigianato equivale un po’ a parlare di tradizioni e quando si parla di tradizioni i proverbi sono la sintesi esatta del pensiero comune. E per quanto riguarda il commercio, che contrariamente a quanto si pensa è ormai cosa univoca con l’artigianato, il detto più popolare è che “la pubblicità è l’anima del commercio”. Mentre nel linguaggio forbito, che si poggia sulla storia della rivluzione industriale e della produzione, non si può non fare riferimento a Herny Ford che diceva: << gli imprenditori che risparmiano soldi per la pubblicità sono come quelli che fermano le lancette dell’orologio convinti di fermare il tempo>>. Oggi però la pubblicità non è più la leva principale per lo sviluppo imprenditoriale, a maggior ragione per i maestri artigiani, ma vi è anche l’innovazione: Quello che per le imprese, teoricamente, più organizzate va sotto la voce Ricerca e Sviluppo o Ricerca e Innovazione. Ed è l’innovazione che ricercano anche i maestri artigiani dei piccoli sperduti paesi Lucani per poter sopravvivere ai contraccolpi di una crisi troppo lunga per gli aspetti finanziari e troppo nuova per i processi produttivi.
Oggi se non si sta’ al passo con i continui cambiamenti che il mondo globale chiede, si rischia di essere travolti da uno tsunami di modernità che superando i concetti di qualità, di manifattura, di unicità del prodotto si espone al mercato con una dinamicità che sovente trova impreparate le infrastrutture che dovrebbero sostenere il mondo produttivo.
A Guardia Perticara, nel meandro di una valle che sale alla ribalta della cronaca economica ogni volta che si parla di industria estrattiva, si tiene un incontro di Confartigianato per illustrare le iniziative regionali per sostenere processi innovativi per gli artigiani e per i piccoli commercianti (si badi bene: limitatamente al codice Ateco dal n. 47 a salire).
Di cosa parliamo! Parliamo di un momento in cui dalle royalties petrolifere si è deciso di destinare una dotazione finaziaria per sostenere gli artigiani ed i commercianti, che con coraggio inspiegabile, continuano a resistere in paesi che talvolta non superano i cinquecento abitanti; dove ogni numero ed ogni calcolo econometrico invita a mollare tutto. Purtuttavia ci sono alcuni che credono nella bontà del lavoro ben fatto, che sono animati da coraggio e dignità storiche che li sostengono in progetti dove non è solo il profitto in se, ma la bellezza di veder nascere prodotti frutti della propria capacità manuale e del proprio ingegno.
In una cornice che nessuno si aspetterebbe di trovare in un’area interna come l’alta valle del sauro, la confartigianato incontra i suoi iscritti di zona ma, con una diligenza senza confini, anche gli amministratori locali; per spiegare loro l’importanza della L.R. 29/2015 e lo sforzo che la Regione Basilicata ha fatto mettendo a disposizione una adeguata posta finziaria per sostenre progetti di sviluppo, di innovaiozne di processo e di prodotto e di ristrutturazione anche immateriali delle attività artigiane e del commercio, che altro non sono che la ruota dentata di una catena cinematica che sostiene la sociologia, l’economia e la demografia della Basilicata. Perché se non ci fossero matti da legare che la mattina alzano la saracinesca per tentare di costruire scarpe, di riparare autovetture, di produrre pane, di vendere prodotti tipici ed altri similari maestri artigiani o commercianti storici, questi paesi rappresenterebbero una riserva di individui li stanti per essere meta di visitatori come in un safari extra comunitario.
Invece in una calle dell’alto Sauro vi è anche chi ha pensato ad una infrastruttura di servizio che nulla ha da invidiare a centri che siamo soliti chiamare Centri Direzionali. Li la Confartigianato ha trovato una sede con viedoterminali, schermi e touch screen che consentono videoconferenze in streeming, e li vi è la possibilità di acquisire spazi commerciali per incontri tra buyer, per campagne di promozione o di missioni commerciali. Li c’è il futuro che stride con un artigianato che non pensa solo al profitto, ma anche alla bellezza del prodotto di manifattura che sarà sempre un pezzo unico ed il cui valore è il cuore che ne ha sostenuto la sua nascita. Li nel centro servizi c’è il risultato di chi ha pensato ad un benessere strutturato e di servizio e non ad un benessere di congiuntura che sovente si è tradotto in qualche moviere ai bivi delle strade d’accesso al cantiere di Tempa Rossa. Li c’è il risultato di una sfida di chi, navigando anche nel mare agitato pergiunta controvento di una diffidenza tutta meridionale, e resistendo alle bufere alimentate da chi non riesce a vedere oltre l’orizzonte dell’immediato, li, dicevo, c’è il risultato di chi ha saputo vedere lontano pensando al futuro. Quel futuro che ormai è arrivato, perché anche qui l’aria avrà il sapore acre dell’aria di città, ma ciò che l’artigiano e il commerciante di quartiere rappresentano per questi piccoli centri si spera non ci abbandoni, perché il cuore di un aritigiano o di un “bottegaio” alimentare, vale molto di più di un industria che macìna profitti con la freddezza della catena di montaggio. E confartigianato ci crede quando si meraviglia che il futuro non è solo industria ma anche infrastrutture di servzio come quella che ha ospitato il seminario informativo sugli incentivi per l’innovazione a favore di artigiani e commercianti.
FONTE: Gianfranco Massaro – La Nuova del Sud