Una storia al limite dell’incredibile arriva dalla vicina Puglia. Una “virtual revolution” che si poteva credere possibile solo nel film o serie tv. Un’intera famiglia schiava del mondo digitale, prigioniera del mondo virtuale da preferirlo alla vita vera.
Mamma e papà di 40 anni e il loro figlio di 15 anni segregati in casa per ben due anni e mezzo, l’unica ad uscire la figlioletta di 9 anni per l’obbligo scolastico. Una piccola pensione percepita dal padre garantiva la sopravvivenza. Ma come si procuravano il cibo per vivere? Pensate la bimba di 9 anni portava a casa, tornando da scuola, merendine e caramelle e altre robe che definire cibo è una parola grossa.
Drogati di internet e videogiochi a tal punto che lavorare, studiare, lavarsi e persino mangiare avevano perso importanza nel loro progressivo e volontario abbandono di contatti con la vita reale. Tutto è iniziato da quando l’intera famiglia ha smesso di riunirsi insieme a tavola per il pranzo, portandosi il piatto davanti allo schermo del Computer.
Solo la trascuratezza della bimba ha portato le maestre della scuola che frequentava ad allarmarsi e a chiamare i servizi sociali. Ora la famiglia è in cura, il ragazzo addirittura aveva delle piaghe ai piedi per non aver mai cambiato le scarpe.
Una storia che ci pone molto domande sulla società attuale in cui stiamo vivendo. Un’intera famiglia affetta dalla stessa patologia di ” Internet addiction” in Italia non si era mai vista. In Giappone hanno coniato un termine per spiegare la dipendenza da web con successivo abbandono della vita sociale “Hikikomori“.