Sarebbe superfluo, ridondante ed impari la digressione sulla giornata di proclamazione di capitale della cultura 2019, già ampiamente e sapientemente raccontata da illustri giornalisti sia dai “fogli” che dagli schermi. Ma raccontare la giornata della “Opening Ceremony di Matera 2019” è tutt’altra cosa facendola mascherandosi alla gente e con la gente. Con il sapore acre del sudore di chi sta in fila per un caffè o di chi vuole vedere il familiare sfilare con la livrea della Banda e con l’ottone in spalla. O mentre si corre e ci si rincorre verso la postazione giusta per vedere le celebrità sfilare. Un continuo ammirare una città in festa. Una città verso la quale si inchinano tutti i Lucani. Non è un caso se ci sono quasi tutti i Sindaci della Basilicata, fascia in spalla, a rendere omaggio a quella che da oggi sarà la Capitale Europea della cultura.
Quando fu designata tutti videro una opportunità, tanto per Matera quanto per la Regione. Dichiarazioni unanimi da destra a sinistra, quell’ottobre 2014; una opportunità per il rilancio di tutta la Basilicata.
Ieri per le vie di Matera, al netto dell’esercito di volontari, erano più i Lucani accorsi da fuori che i Materani indigeni. Tutti con macchine fotografiche al collo o “smartphones” tirati a lucido per fotografare luoghi ed eventi.
Varchi di ogni livello: il primo per tutti, il secondo per i “passaportodotati”, il terzo per i possessori di Pass attaccato al “portabadge” penzolante sul petto. Il quarto ai più tenaci, quelli che hanno sopportato file interminabili nei giorni di gelo per avere il lasciapassare alla piazza di San Pietro Caveoso; file che ricordano le file dei tempi della tessera annonaria. Ma ne valeva la pena, la giornata si è inchinata alla capitale donando un cielo terso ed un sole che accarezzava il viso.
Ai varchi sovente si incontrava qualche sovrintendente questurino che si dimenava dando ordini e indicazioni ai subalterni: forestali, agenti della stradale, vigili urbani e finanzieri, i quali rispondevano con solerzia incanalando le fiumane di turisti verso terrazzi o luoghi aperti a tutti o a quasi tutti fino alle ore 18:00. Tanto basta per scoprire che senza pass si veniva considerati terrazzati, una sorta di non autorizzato ma tollerato; sempre meglio che sfigato, notiamo in tanti mentre ci spingono in su la vetta per lasciare libero il passaggio verso il luogo delle autorità e dei VIP. E cosi inerpicandoci per le gradinate verso la parte alta della città antica, tra sprazzi di quel sudore che dicevo prima, rantoli di stanchezza e soste forzate per far defluire le persone si arriva in posti dove la stanchezza confonde anche i doganieri dei varchi, e tra una svista ed una forzatura si riesce a stare in luoghi dove le attività artistiche possono essere viste da vicino piuttosto che dai “pixel” dei maxi schermi disseminati per la città.
E dopo aver goduto, per una giornata intera, di un sole che baciava in fronte, di un cielo terso che sembrava messo lì per realizzare una scenografia confacente ai mille fotografi, ascoltato tutti i tipi di bande ed essere scambiato più volte per straniero si arriva alla serata. E qui le nuvole che hanno atteso all’orizzonte per non rovinare la giornata, devono transitare su Matera per fare il loro lavoro: uno scroscio d’acqua in due steps susseguenti e poi il cielo torna alle stelle, quelle stelle che come ci ricorda il viandante del 1595 si confondevano con il cielo stellato che scendeva sotto i piedi. Altro non era che una città che la sera, con il suono della tromba, invitava i cittadini ad uscire dalle proprie case per accendere un lume davanti all’uscio, cancellando il confine tra l’orizzonte e il cielo, per uno scenario che a tratti si presentava stellato ed a tratti illuminato dai lumi, in una confusione di speranza che siamo soliti affidare alle stelle. E sotto il cielo stellato, per chiudere, sfilano tutte le bande accorse a Matera che nella sommatoria delle loro formazioni, ci ricorda Gigi Proietti, pensate un po’, sono proprio 2019 elementi.
Ma arriva anche il momento di Rocco Papaleo e come ormai ci ha abituato inizia con la sua “Bas’lket”, poi si avventura a dare consigli per luoghi ed eventi da non perdersi e sfocia in cinque consigli ovvero quattro, perché il quinto è il “mea culpa” per aver ignorato Matera ai tempi di “Coast to Coast”, la città che stasera gli consente di essere sul palco. Allora bisogna visitare i “sassi”, e ci mancherebbe, viene da pensare, si scende a Matera quasi solo per vedere i Sassi. Andare in giro per il centro storico, hai visto mai che qualcuno pensi di avventurarsi in visite turistiche al “Paip 1 o Paip 2”. Un giro per i ristoranti, mica pensate di portarvi il cestino come ai tempi delle gite di Fantozzi con la signorina Silvani! E poi i coni di Aliano, calanchi dal paesaggio lunare e suggestivo; cioè l’unico posto che ha un suo naturale collegamento con Matera per via di Carlo Levi e di ciò che riportò nei suoi scritti dopo il confino politico.
Chissà forse tra qualche anno, quando la Basilicata si riscatterà definitivamente, dovrà fare “mea culpa” per non aver detto che Matera è capitale di una cultura che ha relazioni orizzontali sull’intera Regione. Albino Pierro ha decantato a “Rabatana” di Tursi, sfiorando il Premio Nobel per la letteratura. Pietrapertosa e Castelmezzano mozzano il fiato con i paesaggi dolomitici unici al mondo. Il Pollino è unico per la sua peculiarità turistica. Venosa credo che anche chi non abbia mai maneggiato un testo classico sa cosa rappresenti; non solo vino che dà disturbi gastrici togliendo il sonno. E che dire dei riti arborei di Accettura, degli itinerari religiosi da San Rocco di Tolve alla Madonna nera di Viggiano. E i parchi archeologici così come i paesi anonimi che sono tra i Borghi più belli d’Italia? Un tripudio di bellezza è la Basilicata, e partendo da Matera la si può visitare tutta, godendo di una visione paesaggistica incommensurabile.
E ieri i Lucani che annaspavano nelle file davanti ai Bar o sotto i Balconi per ripararsi del passaggio di una pioggia che sembrava chiedere scusa per il fastidio, hanno capito che è iniziato l’anno più lungo e fantastico per l’intera Regione. A Papaleo sarà sfuggito questo particolare per via della sua gastrite che gli ha fatto passare una notte insonne.
Gianfranco Massaro – Agos – “infiltrato tra la gente” – Matera 19.01.2019