Abbiamo appreso con rammarico la notizia che molti lucani, semplici cittadini o associazioni e comitati ambientalisti sospettavano da anni, ossia una dispersione di petrolio dal centro Oil di Viggiano e così grave per quantità rilasciata nel suolo e per le modalità in cui è avvenuta, da configurarsi addirittura come disastro ambientale. Non è facile stimare i quantitativi di petrolio disperso nel sottosuolo in questi anni di silenzi, di collusioni, di omissioni, e non è facile ipotizzare quando ma, soprattutto, se sarà possibile una bonifica oppure se il danno è irreversibile. Spesso in questi anni di solitarie lotte sempre pacifiche, ci siamo chiesti se il petrolio inquina più l’ambiente oppure le coscienze, ma da quello che emerge dal lavoro della Procura di Potenza, sembra che la rete di responsabilità sia così ampia da coinvolgere sia la società petrolifera ma anche, e forse soprattutto, quanti avevano il dovere per ruolo e funzione, di proteggere l’ambiente e la salute dei cittadini.
Ma in tutto questo le responsabilità sono solo istituzionali oppure anche politiche? Come non ricordare il comunicato stampa di un sindaco della val d’agri che minacciava querela nei confronti di chiunque ipotizzasse il danno ambientale in quella zona? E ora tal signore forse tace ma non tacciono le coscienze dei Lucani onesti che si domandano quale sarà il futuro della propria terra. Dovremmo chiederci, dunque, qual’è lo stato delle acque del Pertusillo ma anche degli altri invasi come Montecotugno e ad esso collegato da un sistema di traverse. Ricordiamo che il Pertusillo da da bere non solo i Lucani ma anche, e soprattutto, ai pugliesi. Non è passato molto tempo da quando i Lucani hanno compreso cosa significa “emergenza acqua”. E’ la storia delle soglie dei trialometani oltre i limiti di legge e purtroppo in quel caso, e come in molti altri accadimenti, abbiamo chiesto analisi indipendenti, approfondimenti, studi e veririche ottenendo, però, scherno, sottovalutazione e irritazione perchè si mettevano in dubbio le competenze e l’imparzialità di quanti sono preposti ai controlli. Oggi la vicenda del Cova di Viggiano insegna o meglio, dovrebbe insegnare a chi non ha orecchi per sentire, che la coscienza presto o tardi chiede un conto anche se a pagarlo non saremo noi ma le prossime generazioni.
MEDICI PER L’AMBIENTE
MAMME LIBERE