Nasce a Roma il 14 agosto del 1928, da Federico, un avvocato lucano di lontane e nobili origini svizzere, proveniente da Palazzo San Gervasio (provincia di Potenza), e da Maria Santamaria-Maurizio, romana. A scuola è stata compagna di Flora Carabella, futura moglie di Marcello Mastroianni, con cui instaurerà una lunghissima amicizia, che si rivelerà poi fondamentale per avvicinare la giovane Lina al mondo dello spettacolo. A diciassette anni si iscrive all’Accademia Teatrale diretta da Pietro Sharoff; in seguito, per alcuni anni, è animatrice e regista degli spettacoli dei burattini di Maria Signorelli.
«Sono molto grata per la decisione di assegnarmi questo premio» – queste le prime parole all’AdnKronos della regista dopo l’annuncio -. «Un premio che non mi aspettavo affatto e che per questo è tanto più gradito, mi fa tanto più piacere. Certo gli americani, grazie a Dio, mi hanno sempre voluto bene» .
L’Academy of Motion Picture Arts & Sciences ha annunciato che tra gli Oscar alla carriera assegnati quest’anno con la Wertmuller saranno premiati anche David Lynch, Wes Studi e Geena Davis, l’annnuncio ufficiale avverrà il 27 ottobre agli undicesimi Annual Governors Awards dell’Academy. Il riconoscimento le viene assegnato per essersi «distinta in modo straordinario lungo la sua carriera, e il contributo eccezionale dato al cinema». Novant’anni, è stata la prima donna candidata all’Oscar come migliore regista, per il film Pasqualino Settebellezze nel 1977, quando ricevette altre tre nomination e una candidatura ai Golden Globe.
Ed è di pochi giorni fa la fotografia, scattata a Cannes, in cui si vede Leonardo DiCaprio stringere la mano di Lina Wertmuller, perché dalle parti di Hollywood la regista italiana è una delle grandi icone della storia del cinema. Uno di quei nomi che i protagonisti americani amano citare quando si chiede loro quali sono i loro nomi di riferimento. E così, tra un De Sica e un Rossellini, la Wertmuller salta spesso fuori Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich, questo il suo vero e lunghissimo nome. Lunghissimo quasi quanto i suoi proverbiali titoli. A consacrare il suo ruolo arriva adesso il riconoscimento per eccellenza, l’Oscar alla carriera: un grazie imperituro per il suo contributo alla settima arte.
FONTE LA STAMPA