La leggenda riporta che a seguito dell’abbandono del vecchio sito di Perticara, a Corleto ripararono più che altro gente di campagna. Perché partire da così lontano per descrivere questo giorno? Perché il titolo della manifestazione è talmente intrigante che gira gira conduce sempre alla laboriosità del “Corletano”, alla capacità di sostenere impegni lavorativi con una tenacia non comune.
Corleto si inserisce negli eventi di Matera 2019 con un progetto proposto da un’associazione, “Istinto Lucano”, dal titolo:“Cultura fa rima con Impresa”. E se restiamo all’etimo dei termini cultura deriva da coltivare; Impresa, invece, è un sostantivo femminile che descrive sia l’intrapresa di un’attività rischiosa, faticosa e dall’esito incerto e sia un “soggetto” e, pur non trovando descrizione specifica nel codice civile, altro non è che l’attività di chi si affida all’ingegno, alla laboriosità ed alla capacità organizzativa. Che succede a Corleto Perticara! Succede che per rendere la giornata degna del rango che deve avere una capitale, l’amministrazione Comunale, le associazioni e tutte le persone di buona volontà si mettono insieme per rendere gradevole la passeggiata a quanti hanno ritenuto di omaggiare la capitale europea, questo giorno, che ha sfoderato una calura che tutti agognavano, giacché la primavera ha tardato molto nel suo compito di interfaccia tra inverno ed estate, sollecitando l’istinto vacanziero di molti. Ma non importa se alcuni hanno preferito il mare, perché poi la ridondanza dei moderni canali di comunicazione colma le lacune, recuperando l’obiettivo primario ovverosia far conoscere una realtà che torna alla cronaca dei mass media solo quando si parla di petrolio, talvolta, anche in maniera maldestra per descriverne storture che si fa fatica a condividere.
La mattinata si apre a quanti vogliono visitare luoghi pieni di arte e d’ingegno come sono gli undici archi, dove sono esposte opere del maestro Egidio Lauria, che riproducono scene di civiltà contadine. Il palazzo di Pietro Lacava, pieno di ciò che resta del patrimonio documentale di chi è stato più volte ministro, dal 1889 fino al 1909. E poi tanti banchetti con manicaretti e lavori d’artigianato e spazi di cultura con letture di poesie. Addirittura una biblioteca del libro Lucano, a cura del Circolo ENDAS, dalla quale si può prendere visione dell’immenso patrimonio editoriale della Basilicata. Tutto confluisce, nella serata, al salone intitolato a ZI NIK che un tempo fu uno dei Cinema più attivi della zona. Zi Nik, Alias Nicola Bonadies, benefattore, che per fortuna sua come di quanti emigrarono nelle Americhe, ha avuto margini di guadagno e di disponibilità tali da poter donare al suo paese natio un luogo, allora simbolo della moderna conoscenza, dove poter praticare cultura. Ma ciò che rende grandiosa la giornata è l’originale progetto: Un lungometraggio di interviste a dieci soggetti imprenditoriali, inframmezzate da pillole di esegesi del termine “cultura” da parte di semplici cittadini intervistati per la strada, che hanno reso chiara la capacità caparbia del Corletano nel sapersi ingegnare per produrre benessere ed inseguire la ricchezza. Ma ritorniamo al lavoro. A Corleto, dunque, stanziarono contadini profughi di Perticara. Erano, dice la leggenda, zappatori, contadini, allevatori; insomma, a differenza dei cugini d’oltre Sauro, uomini avvezzi alle fatiche più pesanti. Ora se volessimo associare l’essere capitale a ciò che la carta costituzionale, che ancora viene definita la più bella del mondo, all’articolo 1 recita: <<l’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro. …..>> allora Corleto, Domenica, è stata non solo la capitale della cultura ma la capitale d’Italia. Perché al Corletano gli è riconosciuta da tutti la sua tenacia nella massima espressione della fonte costituzionale, che trova il fondamento dell’unità sociale nel valore del lavoro, inteso come mezzo di affermazione della personalità umana e come mezzo per il progresso materiale e spirituale. E di questa capacità ne è viva la condizione nel campione di imprenditori che, intervistati nei mesi scorsi, hanno reso con chiarezza tutto lo sforzo che una persona deve mettere per creare lavoro per sé e per gli altri. Ed è stato commovente, ascoltare il mancato prete che fa il fornaio ed è fiero di vedere crescere ciò che crea con l’ingegno delle sue mani. Il fabbro, giovanissimo, che continua, fiero, il lavoro del padre. O l’agricoltore che ha rilevato una grandissima azienda e si commuove quando vede nella sua tenuta opere create da lui. Il meccanico in continua evoluzione tecnologica per stare al passo con le nuove motorizzazioni. O la piccola Erika, che a soli vent’anni, una volta conclusa la sua scuola professionale di sartoria, apre un atelier per donna che già nel titolo lascia intendere le sue origini Corletane: “Con Ago e Filo”, quasi a voler comunicare che entrando in quel negozio, ciò che verrà prodotto sarà solo frutto dell’ingegno e della capacità di saper interpretare con amore i gusti del cliente. Un unico comune denominatore è la voglia di resistere alle turbolenze delle congiunture economiche, la speranza di poter superare i momenti di sconforto e l’auspicio che le istituzioni politiche sappiano interpretare le necessità di chi anima la vita dei piccoli paesi. E qui la politica sovente ci mette del suo nell’ingarbugliare la vita di chi si trova ad essere, come è emerso dalle interviste, manager di sé stesso ed al contempo deve badare alle tante incombenze che la burocrazia economica richiede. Mi perdonerete ma mi viene alla mente una frase di Luigi Einaudi: “Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi“.
Gli imprenditori intervistati hanno reso chiara l’idea che a Corleto la passione per il lavoro è la vera forza della coesione sociale. E, dove una ragazza di vent’anni pensa a praticare un’attività che dà frutti dal suo ingegno, non può che essere una grande comunità. Ed una grande comunità non può che svolgere con orgoglio ed a pieno titolo il ruolo di capitale.
Se le basi sono queste e se questo entusiasmo culturale non verrà disperso, così come appassionatamente il Sindaco ha dichiarato illustrando i programmi per il futuro, allora le aspettative hanno buona speranza di essere realizzate e questo paese potrà tornare ad essere quel centro di riferimento per buona parte della Basilicata. Una menzione a parte va ad Ilenia Magaldi, giovanissima ingegnere che ha preso la parola, durante il Forum coordinato da Carmen De Rosa, ed ha catalizzato in un battito di ciglio l’attenzione della platea invitandoli ad interagire con lei, nell’analisi del concetto di Lavoro unito al concetto di Cultura e Impresa, utilizzando il telefonino, quello strumento che solo pochi minuti prima erano stati invitati a spegnere. Sul finire prendono forma, all’orizzonte, gli impegni di questa fiorente cittadina che ha, nei suoi confini territoriali, uno dei centri industriali più importanti d’Italia. Verrebbe quasi da dire, per chiudere: Viva l’Italia!!; ma basta ringraziare quanti hanno reso possibile rendere importante quest’area con una speciale se pur semplice giornata dedicata alla cultura.
16.06.2019, dalla capitale Europea è tutto. Gianfranco Massaro – Agos