Premesso che la salute e la prosperità dell’umanità sono direttamente collegate alla condizione dell’ambiente; che l’umanità è ad un bivio e deve scegliere fra un futuro tenebroso o un percorso di sviluppo sostenibile; che gli Stati membri delle Nazioni Unite, all’unanimità, hanno espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo sul piano ambientale; che l’ambiente è un patrimonio collettivo dell’umanità e la responsabilità della sua cura cade su noi tutti; che gli scienziati di tutto il mondo hanno inviato un chiaro messaggio agli investitori, agli amministratori delegati e ai leader politici, sostenendo che la tecnologia basata sui combustibili fossili, altamente inquinanti – il carbone, il petrolio e, a un livello minore, il gas – devono essere sostituiti senza ritardi accelerando la rivoluzione energetica verso fonti pulite.
Considerato che in Basilicata, da più di trent’anni, sono stati realizzati i più importanti giacimenti petroliferi su terraferma dell’Unione europea in contraddizione con quanto esposto in premessa; che le trivellazioni in Basilicata hanno fatto aumentare il tasso di malattie e mortalità;
che nel Centro Oli della Val d’Agri (Cova), in territorio di Viggiano (Potenza), l’Eni gestisce i serbatoi per stoccare il greggio estratto dai giacimenti della zona, per poi inviarlo alla raffineria di Taranto e che la capacità giornaliera di trattamento dell’impianto è pari a 104.000 barili; che l’Eni, nel prossimo futuro, continuerà a puntare la fetta maggiore degli investimenti su petrolio e gas, con un’attenzione ancora marginale, alle energie pulite: questo in sintesi, è il piano industriale 2018-2021 che dovrebbe consentire all’Eni “di entrare in una nuova fase di espansione industriale”, come ha chiarito l’amministratore delegato, Claudio Descalzi;
che a leggere il rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno si evince che i tassi di disoccupazione e la qualità delle infrastrutture della Basilicata non sono migliorati in parallelo con l’aumento della produzione petrolifera.
Tenuto conto che l’Eni è parte in tanti procedimenti civili, penali, amministrativi per lo svolgimento delle sue attività e che per opportunità se ne citano alcuni:
indagini in Val d’Agri, condotte, nel marzo 2016, dalla Procura di Potenza per accertare la sussistenza di un traffico illecito di rifiuti prodotti dal Centro Oli Val d’Agri (COVA) di Viggiano e smaltiti in impianti di depurazione sul territorio nazionale. Per tali indagini furono disposti gli arresti domiciliari per cinque dipendenti Eni e posti sotto sequestro alcuni impianti funzionali all’attività produttiva in Val d’Agri, che conseguentemente fu interrotta.
L’interruzione riguardò una produzione di circa 60 mila barili/giorno in quota Eni. Nel maggio 2016 si concluse l’indagine della Procura con la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli imputati e la Società. L’udienza preliminare si concluse nell’aprile 2017 con la conferma del rinvio a giudizio per tutti gli imputati e la persona giuridica. Il processo si è aperto nel novembre 2017 e ad oggi pende in fase dibattimentale;
che a valle del procedimento penale per traffico illecito di rifiuti, gli aspetti sanitari ivi in corso di accertamento sono stati oggetto di stralcio in altro procedimento penale.
Contestualmente è stata disposta l’iscrizione di 9 imputati di procedimento connesso per fattispecie contravvenzionali relative a presunte violazioni nella redazione del Documento di Valutazione dei Rischi occupazionali delle attività del Centro Oli Val d’Agri.
Nell’ottobre del 2017 si apprendeva del mutamento delle ipotesi di reato per le quali indaga la Procura in fattispecie delittuose di disastro, morte e lesioni personali colpose, con violazione della normativa in materia di salute e sicurezza. Considerato il livello di rischio, nel dicembre 2017, Eni ha proposto richiesta di incidente probatorio sul tema salute che è stata respinta;
che nel febbraio 2017 i Noe del reparto di Potenza rinvenivano un flusso di acqua contaminata da tracce di idrocarburi con provenienza non nota, che scorreva all’interno di un pozzetto grigliato ubicato in area esterna rispetto al confine Centro Olio Val d’Agri, sottoposto a sequestro giudiziario; che la stessa Eni ha in corso, tra l’altro, un procedimento penale pendente a carico di dirigenti della Raffineria di Gela e della EniMed per i reati di disastro innominato, gestione illecita di rifiuti e scarico di acque reflue industriali senza autorizzazione. Che alla Raffineria di Gela è contestato l’illecito amministrativo da reato ai sensi del D.Lgs 231/01.
Questo procedimento penale aveva inizialmente ad oggetto l’accertamento del presunto inquinamento del sottosuolo derivante da perdite si prodotto da 14 serbatoi di stoccaggio della Raffineria di Gela non ancora dotati di doppio fondo, nonché fenomeni di contaminazione nelle aree marine costiere adiacenti lo stabilimento in ragione della mancata tenuta del sistema di barrieramento realizzato nell’ambito del procedimento di bonifica del sito. In occasione della chiusura delle indagini preliminari, il Giudice ha riunito in questo procedimento altre indagini aventi ad oggetto puntuali episodi inquinanti collegati all’esercizio di altri impianti della Raffineria di Gela e ad alcuni fenomeni di perdita di idrocarburi dalle condotte di pertinenza della società EniMed. Il procedimento pende in fase di prima udienza dibattimentale;
che il responsabile Eni del Centro Oli della Val d’Agri (Cova), nell’ambito di un’inchiesta è stato indagato, insieme a 13 persone tra dirigenti della compagnia petrolifera e funzionari pubblici del Comitato tecnico regionale (Ctr) della Basilicata, per reati ipotizzati dai magistrati di disastro ambientale, abuso d’ufficio e falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale;
Preso atto che in data 14 maggio 2019 sul sito della Regione è stato pubblicato un documento di Eni riferito al progetto di costruzione ed esercizio di un impianto per il trattamento delle acque di produzione provenienti dal Centro Olio Val d’Agri da realizzarsi in Località Le Vigne nel Comune di Viggiano; che il documento è stato redatto in risposta alla richiesta di documentazione integrativa formulata dalla Regione Basilicata – Dipartimento Ambiente e Energia – Ufficio Compatibilità Ambientale (nota prot.0066042/23AB del 15 aprile 2019) nell’ambito del procedimento di cui all’art. 27-bis del D.Lgs.152/2006, attivato dalla Syndial S.p.A. con istanza del 27.11.2018, e si da risposta anche alle osservazioni critiche sollevate dalle associazioni ambientaliste e tra queste, a Mediterraneo no triv ed Osservatorio Popolare della Val d’Agri;
Valutato che la quantità di acqua, anche se depurata, conterrà una percentuale di isotopi radioattivi e idrocarburi residui; che la quantità residua di isotopi nell’acqua trattata, potrebbe essere addirittura non apprezzabile e non riscontrabile a seguito di misure dirette; che le quantità enormi di acque sversate nel tempo e gli accumuli di metalli pesanti, tra cui i radioisotopi e gli idrocarburi, sono fenomeni frequenti e già riscontrati nel mare; che le quantità giornaliere che il Cova scaricherà nel depuratore ASI, tramite la rete di acque nere, sarà di circa 1000 m 3 /giorno, pari ad almeno 350.000 m 3 /anno; che tali quantità di acque tramite il depuratore ASI confluiranno nel fiume Agri e successivamente nel lago del Pertusillo, dove sussiste il pericolo che si verifichi “l’effetto accumulo” e quindi, un inquinamento da idrocarburi pesanti e da isotopi attivi per radiazioni ionizzanti, alcuni con emivita dell’ordine di 70.000 anni.
Valutato che l’invaso del Pertusillo è tra le più grandi risorse idriche della Basilicata, che fornisce acqua anche alla Puglia; che la Valutazione di impatto ambientale redatto dalla Syndial, non considera adeguatamente il fatto che l’acqua trattata arriverà, comunque, dopo l’ultimo utilizzo nel Cova, al fiume Agri e al Lago del Pertusillo e non considera minimamente le conseguenze che potrà potenzialmente creare;
che la società Syndial conferma che l’impianto sarà realizzato in un’area caratterizzata da una notevole sismicità, conseguenza dell’assetto tettonico regionale: presenza di un allineamento tettonico che con direzione Nor Sud Est divide a ovest la catena appenninica e a est la cosiddetta Fossa Bradanica; che l’assetto strutturale dell’Area dell’Alta Val d’Agri è caratterizzato da una serie di dislocazioni tettoniche meno profonde, principalmente faglie dirette, che hanno dato origine a zone ribassate (Val d’Agri) e zone sollevate (M. Volturino – Madonna di Viggiano e M. della Maddalena) e che sono le responsabili dell’attività sismica che ha frequentemente interessato la zona; che in base all’Ordinanza del Presidente dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, e alla D.G.R della Basilicata n. 2000 del 4 novembre 2003, che ha aggiornato la classificazione sismica del territorio regionale, il territorio del Comune di Viggiano risulta classificato in Zona 1; che sulla base delle caratteristiche stratigrafiche dei terreni presenti nell’area e in osservanza delle disposizioni di cui al punto 7.11.3.4.2 delle NTC 2018, la ‐ società ammette che “non si può escludere il pericolo d’insorgenza di fenomeni di liquefazione dei terreni in condizioni sismiche”;
Preso atto che l’ Eni ha chiesto la proroga della concessione Val d’Agri in scadenza il 26 ottobre 2019 per soli altri (5/10 anni), in considerazione dell’esaurimento del petrolio; che l’impianto Syndial invece, potrebbe sopravvivere al Cova rendendo sempre più reale la possibilità che la Val d’Agri diventi pattumiera per i rifiuti speciali d’Italia;
Si ritiene pertanto, che, sussistendo situazioni di pericolo grave e serio per la salute umana, per la biosfera e per l’ambiente in generale, occorra non autorizzare:
La richiesta di proroga della Concessione Val d’Agri da parte dell’Eni.
Il progetto di costruzione ed esercizio di un impianto per il trattamento delle acque di
produzione provenienti dal Centro Olio Val d’Agri da realizzarsi in Località Le Vigne nel Comune di Viggiano, attivato dalla Syndial S.p.A. con istanza del 27.11.2018.
Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie- coordinamento regionale di Basilicata