Petrolio in Val d'Agri e Valle del Sauro

La discussione sul rinnovo delle concessioni a ENI sia il primo passo per definire il futuro green dell’intero paese

Fa piacere vedere che sul calvario petrolifero della nostra regione stia montando una consapevolezza bipartisan, ma fa altrettanto riflettere il clima di caciara e opportunismo politico che pervade i protagonisti della vita politico amministrativa regionale.

Nelle ultime ore sulla questione del rinnovo delle concessione Val D’Agri si è alzato un polverone a detrimento dell’informazione e della trasparenza nei confronti dei cittadini. La Giunta, dopo aver cominciato una trattativa sul rinnovo, ha deciso di abbandonare i tavoli accusando ENI di non voler cedere sul rafforzamento delle compensazioni ambientali.

La novità degli ultimi giorni sarebbe rappresentata da una norma approvata dal governo Monti nel 2012 (art. 34, comma 19, del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179) che consente ad ENI, nelle more del rinnovo della concessione, di continuare ‘automaticamente’ ad operare. Tuttavia non appaiono affatto chiari sia i presupposti giuridici di automatica applicazione della norma citata, sia i motivi per i quali ENI, in questa fase di prorogatio, non sarebbe tenuta a versare alla  Regione alcuna forma di compensazione ambientale.

Fermo restando che di fronte ai disastri ambientali emersi in questi anni nessuna compensazione ambientale potrebbe essere definita “sufficiente”, troviamo alquanto bizzarro e paradossale il rapporto di subalternità e sudditanza in cui la Regione si trova nei confronti di ENI nel corso di questa sofferta trattativa.

In 20 anni di estrazioni ENI ha fatto il bello e, soprattutto, il cattivo tempo in Basilicata, disponendo a suo piacimento di ampie parti del nostro territorio e provocando scempi che i portavoce del M5S hanno costantemente denunciato in questi anni. Il disastro ambientale conclamato in Val d’Agri e le vicende giudiziarie esplose negli ultimi anni appaiono la prova più evidente del censurabile operato di ENI in Basilicata.

Comprendiamo che si tratta di una multinazionale potentissima partecipata dallo Stato italiano per il 30% delle azioni. E’ forse giunto il momento che il Governo nazionale inizi a far valere il peso della sua quota azionaria agendo a tutela dei cittadini lucani, e invertendo la rotta rispetto al sottosviluppo endemico cui la “monocultura” petrolifera li condanna.

Siamo esausti: non è possibile continuare a gridare al Governo regionale di sospendere la concessione COVA ogni volta che si susseguono le notizie di una fiammata (di “salutare” idrogeno solforato) oppure di sentirci raccontare la stantia filastrocca del petrolio come “opportunità” per la nostra regione, mentre lo è solo ed unicamente per le compagnie petrolifere.

Nei prossimi giorni dovrebbe essere convocata una seduta di consiglio regionale ad hoc per discutere di estrazioni petrolifere: una convocazione sollecitata da tutte le componenti di opposizione a seguito delle vicende russe che vedono coinvolto lo stato maggiore della Lega. Tuttavia, anche esponenti della attuale maggioranza in Consiglio regionale, hanno sollecitato una discussione in Consiglio per fare luce sulla trattativa “segreta” in atto con ENI per il rinnovo della concessione COVA.

Ci auguriamo che l’eventuale discussione non si trasformi nell’ennesima puerile rissa verbale. Chiediamo a tutti gli attori politico – istituzionali di ogni colore di agire in maniera responsabile e unitaria con il solo scopo di ottenere il meglio e il massimo per questa regione.

Gianni Leggieri

Gianni Perrino

Gino Giorgetti

M5S Basilicata – Consiglio Regionale

Articoli correlati