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Fiction RAI Regia di Francesco Amato: Imma Tataranni, interpretata da Vanessa Scalera, è il sostituto procuratore che restituisce dignità ad una Basilicata spesso prevaricata da interessi oscuri.

La Fiction del sostituto procuratore, Imma Tataranni, ha mostrato una Basilicata dai panorami mozzafiato. Immagini stupende. Un vero spot pubblicitario per la città capitale della cultura 2019. Storie, dove la Tataranni rincorreva indizi per chiudere il caso dell’assassinio che ad ogni episodio si riproponeva. I moventi quasi sempre legati a delitti contro l’ambiente, vessazioni su immigrati o povera gente. Scene di una lotta estenuante contro un malcostume celato da bon ton e forbite serate di gala e riunioni d’affari. Lo scenario è quello classico dei romanzi d’indagine o propriamente definiti gialli. Il parroco, magistralmente interpretato da Antonio Gerardi, alias Don Mariano, che è schierato dalla parte dei deboli, contro le ingiustizie e le prevaricazioni. Sei Domeniche in prima serata gradevoli, bellissime davanti al televisore a vedere le evoluzioni di Imma Tataranni alle prese con i suoi tacchi e le sue fatiche giornaliere, tra famiglia e procura. Ma la scena che mi ha lasciato la mente occupata e tutt’ora mi ripassa davanti è quella finale, ma più precisamente la scena immediatamente prima del finale. É la scena, con primissimo piano ad altezza di caviglia, che segue l’incedere del passo di Cesare Bocci alias Saverio Romaniello, mentre si reca in Procura per conferire con il Procuratore Capo, Alessandro Vitali.

La Basilicata che fino a quel momento ci era risultata troppo e ben romanzata, per via dei numerosi delitti; perché converrete con me che non si registrano assasinii con la frequenza e facilità d’esecuzione come la fiction ci ha mostrato, vero?  Quel taglione finale del film però non riesco a togliermelo dalla testa. La tracotanza cui, almeno una volta, si è scontrato chi ha la stessa età dei protagonisti del film, è palpabile nella magistrale sequenza delle immagini. Il faccendiere di bell’aspetto che ramifica i suoi legami nella Matera “bene”, che riunisce alla sua corte parte dei protagonisti socioeconomici della città e dell’hinterland, che con la spocchia di chi sa di poterselo permettere irrompe nella stanza del Dr. Vitali devo dire la verità infastidisce, ma restituisce verismo a tutto il racconto snocciolato nei sei episodi. Perché poi, credo, la Basilicata non è quella di personaggi dalla facile propensione all’omicidio. È tuttavia una Regione dove, con un po’ di fantasia ed a seconda delle proprie convinzioni, mutatis mutandis, ogni personaggio del film lo si potrebbe collegare a figuri che animano il panorama politico e della finanzia scaltra.

Per un attimo sembra quasi che stia vincendo la forza di un potere che in nome di uno sviluppo economico chiede senza vergogna che vengano eliminati “lacci e lacciuoli” che frenano l’economia. Il procuratore, come sapientemente interpretato da Carlo Buccirosso, sembra a disagio di fronte a tanta spavalda arroganza ma con garbo riesce a tenere timidamente testa al dialogo e ad una istanza di una classe borghese che vuole progredire, costi quel che costi, tanto da considerare un freno le regole e le leggi cui ogni cittadino dovrebbe uniformarsi. E’ una storia vecchia quella dei poteri forti, e la Basilicata non è immune da certi fenomeni; non ha poteri occulti costituiti in cupole ma una buona percentuale di Borghesi ritiene di poter prevaricare ancora, come ai tempi delle lotte contadine, su un popolo che pur non essendo lo stesso della seconda metà del secolo scorso lo ritengono ancora molle ed incapace di reagire.  Ed invece io voglio dichiarare che, alla fine, il dialogo sul terrazzino tra il procuratore e la Tataranni, mentre va in scena l’assalto al carro della Bruna, mi ha commosso. La Tataranni con il cipiglio dell’indomito Magistrato fa notare al dr. Vitali che fortunato sarà chi potrà rivedere l’anno prossimo il meraviglioso spettacolo dell’assalto al carro della Bruna, e lui di rimando risponde che “solo uno stupido si priverebbe di un Magistrato così intelligente anche se dal carattere insopportabile”. Questa è la Basilicata, una terra che per colpa di pochi, sovente sale alla ribalta della cronaca giudiziaria ma che quando la si mette alla prova sa reagire con dignità ed alto senso del dovere. Una Fiction che ha fatto vedere un territorio sano, anche se assediato da tanti interessi, un popolo virtuoso anche se inquinato da alcune frange di arrivisti e rampanti senza scrupoli, un popolo semplice che anche se ha radici umili sa generare fiori brillanti come la Tataranni, figlia di una inserviente alla corte di un facoltoso imprenditore che, forse, è il suo padre biologico. E sul finale, prima dei titoli di coda, non poteva esserci dialogo migliore, sullo sfondo di una Matera notturna con i fuochi d’artificio e la luna a far la “stupida” sui Sassi, per mostrare al mondo quanto è bella la Basilicata.

Gianfranco Massaro – Agos

 

da LA NUOVA DEL SUD del 31.10.2019

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