Alcuni anni addietro bisognava aspettare un terremoto o un’alluvione per vedere all’opera gli angeli declinati con desinenza associata al contesto geografico o alla tipologia dell’evento. Così abbiamo osservato la dedizione degli angeli del fango a Firenze dopo il 4 novembre 1966 o quelli del Ticino dopo il terremoto del Friuli o dell’Irpinia dopo i terrificanti novanta secondi più lunghi della Basilicata la sera del 23 novembre 1980.
Oggi i Volontari hanno una veste, direi anche colori ben definiti, che li distingue per impegno e utilità nei casi di bisogno quando la vita mette a dura prova le popolazioni.
Un esempio sono i volontari del Gruppo Lucano di Protezione Civile che nell’arco di vent’anni ha raggiunto la ragguardevole cifra di circa seimila iscritti. Un esercito che ormai ha la registrazione come gruppo Nazionale iscritto nell’elenco centrale del volontariato, al pari della Croce Rossa. Ne è passata acqua sotto i ponti da quel 1999 – eufemismo calzante – da quando a Viggiano, per opera ed impegno di un gruppo di giovani, capeggiati da Peppino Priore, iniziarono l’avventura del volontariato con tuta giallo fosforescente. Un gruppo che subito sprovincializzò la sua azione presentandosi in Kossovo agli albori del conflitto che ha dilaniato l’est più prossimo alle coste Adriatiche dell’Italia. Fino ad oggi che spazia dall’Albania alla Grecia, con gruppi federati in terra Greca. Un gruppo che ha scalato la vetta dell’importanza con fatica, impegno e determinazione, ha il peso e la responsabilità di dare risposte che debbono sostenere l’attività istituzionale, che non si muove più ad evento conclamato ma collabora già nella fase di prevenzione e previsione di ogni e possibile criticità che possa mettere a rischio le attività sociali o, addirittura, vite umane.
Gestire un gruppo che ha ormai i contorni di un vero esercito, mantenendo viva la fiammella dell’entusiasmo non è facile, perché – perdonatemi per la forma aforistica – quando si è in vetta si è anche sull’orlo di un precipizio e riuscire a mantenere lo stesso entusiasmo che ha animato l’ascesa non è cosa facile, anzi è lo sforzo maggiore che deve sostenere un condottiero. Domenica 17 novembre a Maratea si è avuto modo di vedere sfilare circa mille persone tra volontari Sindaci dei Comuni Lucani ed autorità locali e Nazionali, per testimoniare una presenza viva sul territorio e l’entusiasmo che si rinnova, senza attendere il disastro. Ieri l’occasione è stata utile per rinverdire la rete delle sedi che fanon riferimento al Gruppo Lucano e che si sono rinnovati amicizia, intenzioni ed entusiasmo collettivo.
Il raduno ha visto la presenza del direttore generale del dipartimento Ambiente, Dr. Michele Busciolano, del Direttore del dipartimento infrastrutture e mobilità, Ing. Alberto Caivano, del direttore della PC Nazionale dr. Agostino Miozzo, accolti dal Sindaco di Maratea, Daniele Stoppelli e dal presidente della sede locale del Gruppo Protezione Civile, Lara Colavolpe e dal Dr. Peppino Priore, presidente del Gruppo Lucano.
La giornata si è conclusa con un convegno che ha riportato l’evidenza di una cultura più consapevole della gestione del territorio e delle emergenze che diventano sempre più frequenti anche in funzione di un accresciuto bisogno di poter svolgere con regolarità le attività sociali. Oggi non sarebbe possibile stare per diversi giorni senza energia elettrica, né senza vie di comunicazione, siano esse stradali o telefoniche. E, dunque, il concetto di resilienza prende sempre più corpo in un ambiente che sa autoregolamentarsi nella gestione di periodi particolari che mettono sotto stress le popolazioni ed i territori.
Maratea ha raccolto intorno a sé il Know how della gestione delle emergenze ma con forte prevalenza del volontariato facendo emergere la necessità di un crescente bisogno di una cultura della prevenzione e della resilienza, coinvolgendo anche l’assetto imprenditoriale della regione. Perché è pur sempre utile prevenire, ma programmare la reazione di una popolazione e di un intero territorio vuol dire dimostrare il massimo della maturità nella gestione della sicurezza, quale argine agli eventi che la natura sempre più ci presenta. E’ la resilienza la vera parola chiave, la capacità di saper riassestare in tempi ragionevolmente brevi l’organizzazione sociale a margine di un evento anche se talvolta dai risultati catastrofici. E la presenza della confindustria dimostra proprio questa raggiunta maturità, perché un disastro che sollecita una infrastruttura interrompe l’andamento della vita sociale; una impresa che subisce una battuta d’arresto, a causa di un evento calamitoso, rappresenta un moltiplicatore di disagi che se non immediatamente invertito nella sua marcia può sancire la morte definitiva di un territorio e di intere popolazioni.
Maratea ci ha ricordato questo, ed a dire dalla presenza di tanti sindaci con i gonfaloni delle proprie municipalità, significa che il tema è sentito ed affrontato con rinnovato impegno ma soprattutto con una lente diversa; una lente che mira molto di più alla prevenzione invece che al sostegno di popolazioni stremate da eventi calamitosi.
Gianfranco Massaro – Agos