“Non siamo stati in molti a credere nelle possibilità di raggiungere un traguardo prestigioso, sicuramente molto difficile, ma pienamente giustificato dal significato produttivo, sociale, culturale, che continua ad esprimere la transumanza e che oggi ci riempie di enorme gioia e soddisfazione”.
E’ il commento a caldo di Nicola Manfredelli, rappresentante dell’UCI Basilicata e del Centro Ricerche Nutrizione del Mediterraneo che, subito dopo la notizia della decisione ufficializzata nel summit di Bogotà in Colombia, ha ricevuto il plauso del Presidente nazionale dell’Organizzazione dei Coltivatori, Mario Serpillo, per l’impegno profuso dal Partenariato coordinato da Nicola Di Niro del Molise, nel portare avanti la proposta di candidatura al riconoscimento Unesco del progetto “Transumanza e Pastoralità”.
“Adessso – prosegue Manfredelli – è possibile ridare il giusto valore agli usi e alle tradizioni che contrassegnano la storia dell’agricoltura e della pastorizia in una vasta area del nostro continente. In Basilicata è necessario, tuttavia, recuperare i ritardi e le inadeguatezze finora registrate. L’auspicio è che la Regione si adoperi per avviare una nuova fase di rilancio dell’agricoltura, superando l’infruttuoso e fallimentare sistema di clientelismo e consociativismo che ha contraddistinto la gestione del Psr 2013-2020. Sul versante della valorizzazione della Transumanza diventa indispensabile assicurare il massimo impegno per continuare il lavoro del partenariato in ordine agli interventi sui tratturi e sui luoghi di interesse culturale, storico, archeologico, architettonico, artistico e letterario, recuperando e valorizzando al meglio il sistema integrato di utilizzo delle antiche vie della transumanza, con l’obiettivo di consentire lo sviluppo di moderne ed efficienti imprese di produzione e servizi nel campo alimentare, dell’artigianato, delle attività commerciali, turistiche, sociali, culturali”.
Come è specificato nella documentazione consegnata all’Unesco, la transumanza esprime una rilevante valenza culturale, dal forte contenuto identitario, che ha saputo nei secoli creare forti legami sociali e culturali tra praticanti e i centri abitati da essi attraversati, nonché rappresentare un’attività economica sostenibile caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura, influenzando con la sua carica simbolica tutti i campi dell’arte.
La transumanza è ancora oggi praticata sia nell’area alpina, ma soprattutto nel Centro e Sud Italia, dove sono localizzati i Regi tratturi. In regioni come il Molise e la Basilicata, lo spostamento delle greggi dai monti alla pianura, e viceversa, è tutt’ora molto diffuso nella zona di Frosolone e nelle area del Potentino e della Val d’Agri Lagonegrese, così come in quella del Materano, dove numerose famiglie di allevatori e pastori hanno saputo mantenere negli anni la vitalità della pratica, nonostante le difficoltà socioeconomiche e lo spopolamento delle aree rurali.
I pastori transumanti, come sottolinea il dossier di candidatura presentato dall’Italia insieme a Grecia e Austria all’Unesco, hanno una conoscenza approfondita dell’ambiente, dell’equilibrio ecologico tra uomo e natura e dei cambiamenti climatici: si tratta infatti di uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti a cui è opportuno riservare la massima attenzione e tutto il supporto necessario per recuperarne compiutamente il significato e l’importanza.