Leggere “Brutto Anatroccolo” di Daniela Pareschi, con testi di Biagio Russo, può risultare la più banale delle azioni culturali verso una storia ormai antica. Il Brutto Anatroccolo (Dem grimm alleng) di H.C. Andersen, tutti almeno una volta lo abbiamo letto o ascoltato durante il periodo della nostra infanzia.
Daniela Pareschi ce lo ripropone con una bellezza riveduta ed aggiornata, attraverso illustrazioni a dir poco bellissime. Si legge il testo di Biagio Russo, liberamente tratto da Dem grimm aelleng, sfogliando immagini di una delicatezza sconfinata. Colori morbidi e delicati, che rilassano e ti guidano nella storia; che anche se è una storia conosciuta ti appassiona nel seguirla fino alla fine.
Dopo averlo letto mi soffermo a rivedere le immagini, sfoglio con lentezza le pagine e mi godo i disegni di Daniela. Quei pastelli che ti mettono in pace con l’anima, ti rilassano e ti riprendono per mano rileggendoti, con le immagini, la storia appena terminata. E mentre mi immergo in questa operazione delicata ascolto di là della mia stanza un gruppo di giovanotti che ripropongono (diremmo una cover) Loredana Bertè quando ci cantava “E la luna bussò”. Folle o sognatore vedo una certa vicinanza tra la diversità dell’anatroccolo, nato brutto e lercio, e la Luna evocata dalla voce della Bertè. La Luna che, dentro una scala di valori convenzionali della società moderna degli anni settanta, si vede rifiutata in ambienti che compongono un mondo che gode del lusso, della bontà e dell’empietà che incomincia ad accecare. Finisce che la Luna va sempre più giù, “più vicino ai marciapiedi, dove è vero quello che vedi e dove il lusso è una fortuna”. E rivedo l’anatroccolo che vaga, fuggendo da un mondo che a modo suo lo rifiuta per aver rotto i canoni di una estetica acquisita e convenzionale; pur avendo diverse abilità: “non è bello ma è buono e nuota divinamente, meglio dei suoi fratelli. …. Penso diventerà un maschio robusto”.
Gira l’anatroccolo, affrontando le asperità della vita scoprendo un mondo che ha limiti immateriali che talvolta fanno anche sorridere per la loro gretta visione della vita. Quante coppie di gatti e galline abbiamo incontrato nella nostra vita che si credevano la metà migliore del mondo mentre l’altra metà era affidata alla vecchia, emblema, a mio parere, di un padrone cui gatto e gallina sono liberi di essere loro servi per godere di quella magnificenza che nel loro gretto osservare il mondo rappresenta il massimo? Gallina saggia, Gambacorta, gatto sapiente e vecchia padrone di casa, che è la più intelligente, credo sia un trittico a cui ognuno di noi ha dovuto dedicare la propria pazienza o frenare i propri istinti di ribellione per pura cortesia intellettuale?
E così l’anatroccolo segnato da una vita difficile, temprato dalle tante avventure trova il coraggio di avvicinarsi a due splendidi cigni con il capo chino come un condannato, ma consapevole di essere ucciso da due splendidi cigni piuttosto che da oche, papere o anatre. Ed invece trova l’accoglienza inaspettata perché nel suo viaggio verso la maturità è diventato come loro, e specchiandosi nel lago vede uno splendido cigno.
Dentro questo magnifico viaggio di illustrazioni, dalla bellezza imponderabile, si approda ad una postfazione che chiude il cerchio e ti accende. Perché Biagio Russo nel ribadire il legame autobiografico con l’autore del 1843, H.C. Andersen, e dalle fatiche della vita che lo segnarono per la perdita del padre e dalla convivenza con una madre energica e problematica, ci ricorda che non è la celebrazione della semplicistica metamorfosi di chi, da sconfitto, si riscopre eroe. È, invece, un’ammonizione ed un invito a non abbassare lo sguardo sui violenti meccanismi sociali che i gruppi (bambini, adolescenti e adulti) adottano per isolare i deboli e i diversi.
Libro da leggere ai piccoli, perché così oltre a fare un’operazione pedagogicamente corretta si rinfresca la memoria agli adulti che, presi dalle beghe quotidiane e dal “logorio della vita moderna”, spesso dimenticano che rallentare per attendere l’amico con il suo incedere ad una velocità diversa, solo perché ha un’abilità diversa, serve a preservare il mondo da una deriva individualistica che alimenta dissidi e benessere amorale.
Gianfranco Massaro – Agos