Si è tenuta a Brindisi Montagna, nella splendida e suggestiva cornice del castello Fittipaldi -Antinori, la presentazione dell’ultimo libro di Aurelio Pace.
Un romanzo, tratto però da una storia vera, che proprio nel paese dell’entroterra lucano, negli anni della Grande Guerra, aveva avuto il suo svolgimento.
“Eppure qualcuno mi doveva ascoltare” è il racconto della vita di Agostino Lacerenza, originario proprio della contrada Casone di Brindisi, il racconto di un’esistenza sacrificata a causa dell’ingiustizia delle leggi e della malafede di coloro che le hanno applicate. Il libro, racconta Michele Lacerenza, pronipote di Agostino, nasce dalla sua idea di ripristinare la dignità della famiglia, lesa dal tempo e dal silenzio che ha amplificato negli anni una condanna ingiusta. Nessuno era stato in grado di mettere nero su bianco la verità.
Aurelio Pace lo ha fatto scrivendo i fatti, riportando alla luce da avvocato e da uomo, 75 anni dopo, tutte le carte del processo. Egli è riuscito ad essere, nel suo libro, la voce di Agostino che nessuno aveva voluto ascoltare. I documenti, posti in appendice al libro, testimoniano di quanto la mala giustizia possa aver leso il nome di una famiglia nel tempo e quanto, a distanza di quasi un secolo, si senta ancora forte il bisogno di verità. Al tavolo con l’autore del libro e con l’erede di Agostino, il primo cittadino di Brindisi Montagna, Gerardo Larocca: la sua presenza conferisce la vicinanza delle istituzioni alla famiglia Lacerenza e a eventi di rilievo nel panorama letterario lucano. A premiare operazioni culturali di questo calibro, in cui il libro diviene motore di cultura vera e collettore di storie di cui nessuno avrebbe mai saputo altrimenti, anche il direttore dell’Apt Basilicata, Antonio Nicoletti.
L’emozione in sala è stata la colonna sonora perfetta per una serata dai molteplici significati. Una storia toccante, la dignità di una famiglia finalmente rimarcata dalla verità ripristinata, le vicende di una Basilicata che merita di essere raccontata per poter trasmettere fuori dai propri confini le sue intrinseche suggestioni.