La cronaca politica degli ultimi giorni ha fatto registrare non pochi battibecchi tra alcuni Sindaci e la governance Regionale. Da un lato una compagine politica che guida l’esecutivo regionale, al cui Vertice c’è il Governatore Vito Bardi, e dall’altra i Sindaci che si sentono trattati con sufficienza su tematiche che impattano in maniera incisiva sul territorio. Fin dalla costruzione del centro Oli di Tempa Rossa dicevo che la calata di circa tremila operatori esogeni avrebbe contribuito a cambiare la storia e le sorti di quest’area per via delle inevitabili contaminazioni. Dicevo, tra il serio ed il faceto, che tante persone avrebbero sollecitato la sociologia locale a tal punto che allo statu quo ante niente sarebbe stato più come prima, dalle “nostre” donne alla nostra religione.
I Sindaci si trovano a governare territori che hanno i contorni socioeconomici cambiati ed una situazione ambientale molto diversa dagli ameni paesaggi calanchivi ed intonsi come ai tempi delle prime indagini antropologiche. Governano territori che subiscono esternalità negative, pressioni piscoemotive al limite ed una attrattività che trova spazio solo attorno allo sfruttamento minerario, attività che ancora le popolazioni fanno fatica a metabolizzare. Del resto il cittadino dell’alta valle del Sauro ha una propensione ad essere montanaro, contadino, allevatore; più sinteticamente: non ha una formazione o una propensione a resistere alle pressioni generate da un’industria pesante. Tanto che, credo, la percezione emotiva del pericolo potrà generare, nella fase iniziale, al minimo rumore o odore particolare, reazioni scomposte o esilaranti; perché non è abituato alle percezioni sonore, olfattive o intangibili come lo è il cittadino metropolitano.
Dentro questa cornice si sta svolgendo lo scontro tra istituzioni o, meglio, tra rappresentanti delle istituzioni. Ed avviene in maniera che a tratti ritengo sia irrituale. Perché? Perché chi governa un territorio declinato per area ed importanza come può essere la Regione, deve avere una visione della risoluzione delle problematiche scollata dalle tecnicalità che riguardano chi dirige un Ufficio ed ha responsabilità di settore o il compito di eseguire ordini impartiti dall’apice della piramide di comando.
Nei giorni scorsi la triplice di Tempa Rossa – ovvero i Sindaci di Corleto Perticara, Guardia Perticara e Gorgoglione – ha disertato il tavolo della cerimonia di firma dell’accordo TOTAL/REGIONE perché è mancata una concertazione di sintesi del documento da sottoscrivere e nello specifico ha ritenuto che, eccezion fatta per le quote spettanti ai comuni ai sensi della c.d. Legge Marzano, i punti dell’accordo non presentavano garanzie concrete e strutturate per i territori interessati direttamente dalla concessione mineraria di Tempa Rossa. Cioè nella genericità dell’accordo, a parere dei Sindaci, nel futuro, per poter ottenere fondi rinvenienti dalle royalties bisognerà rivolgersi alla Regione per programmare il loro utilizzo a vantaggio dello sviluppo economico dei territori. Ed in più nell’accordo mancano del tutto le garanzie per la bonifica dei siti già dichiarati inquinati e, ancora, non vi è traccia di una concreta attività di monitoraggio e tutela per l’ambiente. Ovviamente l’assenza dei massimi rapprersentanti Comunali ha sfiorato l’incidente diplomatico. A ciò non è seguita una dichiarazione pacata e rassicurante per le popolazioni ma un attacco, da parte del dicastero dell’ambiente, in merito a presunte omissioni del Comune di Corleto Perticara per l’avvio della bonifica dei siti inquinati. Ci saremmo aspettati risposte incisive ma di tipo politico, il cavillo burocratico spetta al burocrate gestirlo per schernirsi difronte ad eventuali omissioni o lentezze procedurali. Chi governa i processi deve ascoltare le istanze dei territori e fare strategie politiche che poi debbono seguire un percorso, come in un imbuto, e scendere nei meandri della macchina burocratica, per generare gli effetti che porteranno agli obiettivi di governo. Il comandante di una Nave dà l’ordine di accelerare perché ha una visione del percorso che ha scelto, come l’ordine deve arrivare alla sala macchina è compito dei sottoufficiali che faranno girare la catena del comando. Il Politico non bada alla mancanza del documento, né alla competenza di questo o quell’altro ufficio; il politico deve badare all’andamento della “barca” osservando ed analizzando il contesto, e così scegliere la strategia migliore per far girare la macchina burocratica. La mancanza di questo o quel documento è argomento che deve sporcare le mani del burocrate non del politico che prenderà pure idee sulla base dei dati che la burocrazia di servizio del suo gabinetto gli fornisce, ma deve decidere non procedere. Il Politico deve prendere il gubernum nelle mani e timonare l’andatura verso gli obiettivi e le istanze dei cittadini.
Ora quali sono i fatti. La Regione firma l’accordo con TOTAL, per ottenere ricadute economiche in cambio dello sfruttamento di una risorsa mineraria del territorio Regionale; ma quel territorio regionale non è rappresentato da una tundra di inetti ed incompetenti. Ha, invece, una compagine istituzionale che lo governa, cercando di indirizzare scelte politiche ed azioni per lo sviluppo, il rilancio e, soprattutto, la salvaguardia dei territori. E se vi è stata incertezza nelle intese da raggiungere non occorre sciorinare cavilli con la pedanteria del burocrate di mezz’età ma ricucire ogni strappo proprio perché il confronto non è tra rappresentanti di compagini politiche ma tra rappresentanti delle istituzioni.
Un dato è certo, alcune Imprese lamentano il mancato pagamento di prestazioni rese a favore del maggior “contractor” di TOTAL in fase di costruzione del centro olio. Alcuni proprietari terrieri lamentano la caduta verticale del valore dei terreni al contorno dell’area di Tempa Rossa. E c’è sempre, ed ancora, chi lamenta che nonostante l’industrializzazione dell’area i figli continuano ad emigrare.
La scoperta del petrolio nelle viscere della Basilicata doveva essere il surplus ad una politica di sviluppo ordinaria; ma ciò non è stato. A questo punto la parte più “povera” della già tanto povera Basilicata sperava, e spera ancora, che la ricchezza mineraria avrebbe innescato fenomeni di sviluppo da tanto tempo attesi.
Questo è il motivo principale che vede i Sindaci frenetici nel garantire i propri territori sulle ricadute attese. La burocrazia non c’entra niente, il carteggio o il codice disatteso è fenomeno operativo degli uffici, la politica deve rassicurare gli animi della popolazione.
Lo sviluppo, la ricchezza deve generare vantaggi a partire dall’epicentro, diffondendosi ad onde concentriche come quando si lancia un sasso dentro uno stagno. Perché vi sono ancora risposte che non sono mai arrivate in questi posti. Qui ancora si aspettano infrastrutture importantissime che, forse, avrebbero cambiato la storia di questi paesi. Infrastrutture che sarebbero dovute arrivare con i trasferimenti ordinari dello stato e della Regione. Invece sembra che la macchina possa essere alimentata solo dai fondi rinvenienti dal petrolio.
Avrà diritto l’abitante dell’alto Sauro di immaginarsi meccanico, carrozziere, saldatore, contadino, allevatore? Avrà diritto un giovane laureato di poter immaginare il suo studio professionale nella piazza del suo paese? Il contadino avrà diritto di essere contento di vedere suo figlio restare per continuare il lavoro dei campi ma con le cognizioni di agronomo? Uno studente figlio di allevatori potrà ipotizzare mai una azienda zootecnia all’avanguardia? Una signorina che ha voglia di fare la parrucchiera o l’estetista potrà mai immaginare di avere il suo laboratorio nel centro storico del suo paese? Non sarà mica che qui l’occupazione debba passare solo dentro i cancelli del centro olio! E allora è ovvio che i Sindaci vogliono governare il futuro di queste aree immaginando i loro concittadini liberi di programmare il proprio futuro restando in questi paesi. I Sindaci vogliono garantire ai loro concittadini la possibilità di vivere una vita che gli consenta di frequentare le biblioteche, le palestre, i cinema, i teatri e quanto di più offre il panorama di una società moderna.
Ed è in questa ottica che va inquadrata la protesta della “triplice di Tempa Rossa”, non nella mancanza di rispetto delle istituzioni.
Gianfranco Massaro – Agos