In questi giorni di “Isteria” Collettiva, il virus sta raccontando al mondo intero tutte le fragilità e le insicurezze del popolo Italiano.
Di questo, abbiamo già abbondantemente scritto e parlato.
Ciò su cui vogliamo concentrare, invece, l’attenzione di voi lettori all’interno di queste piccolo report è l’evidenza di un elemento: il virus, in poche ore, ha ricordato alla politica nostrana quanto sia importante investire nella Ricerca e nel potenziamento del Servizio Nazionale di Sanità Pubblica.
Nonostante il panico diffuso e la confusione normativa delle prime ore, la “macchina” della Sanità Pubblica Italiana ha dimostrato un’incredibile capacità di reazione all’emergenza.
I numeri parlano chiaro:
– L’ Istituto Nazionale “Spallanzani” di Roma, specializzato sul trattamento delle Malattie Infettive, coordinato dall’Isituto Superiore di Sanità, è al lavoro da settimane per sviscerare ogni aspetto del virus e soprattutto per elaborare efficacemente un percorso di cure.
– 10.000 tamponi “test” prodotti e somministrati gratuitamente ai possibili pazienti in poche ore a partire dall’inizio dell’emergenza contagio. (Provate ad immaginare quanto costerebbe un semplicissimo test del genere, ad esempio, negli Stati Uniti).
– Equipes di ricercatori specializzati (precari e malpagati), coordinati da esperti virologi di fama internazionale, hanno già isolato il “ceppo italiano” del virus.
Di certo, non mancano le inevitabili difficoltà.
Medici, infermieri ed operatori sanitari, soprattutto in Lombardia e Veneto, stanno affrontando turni disumani ma non abbandonano la propria missione.
Non c’è soltanto il Covid-19 (purtroppo), dunque, nei prossimi giorni diventerà saggia ed opportuna la scelta di circoscrivere l’emergenza analizzando accuratamente soltanto i pazienti che mostrano sintomi evidenti.
L’Organizzazione mondiale della Sanità promuove a pieni voti il Servizio Sanitario Nazionale.
Il Direttore Europeo dell’Organizzazione Hans Kluge ha dichiarato: “Apprezziamo tantissimo il lavoro che sta facendo il governo italiano, sta facendo le cose giuste. Non bisogna cedere al panico, bisogna fidarsi pienamente di quello che sta facendo il ministero della Salute in Italia, in collaborazione con la Protezione Civile”
Ovviamente sono complimenti da attribuire in massima parte agli operatori di ogni ordine e grado delle strutture sanitarie pubbliche del nostro Paese.
Ma quanto spende l’Italia per mantenere il proprio sistema di pubblica assistenza sanitaria?
La spesa sanitaria totale in Italia incide per l’8,9% sul Prodotto Interno Lordo, poco al di sotto della media europea (9%) ma molto distante dai valori che si registrano in Germania (11,3%), Francia (11%) e Belgio (10,4 %).
Il rapporto tra spesa sanitaria pubblica e Pil, in Italia produce un dato del 6,7% in linea con la media UE.
I problemi iniziano quando si parla del progressivo trand di diminuzione dei finanziamenti pubblici alla Sanità praticato dagli ultimi governi: negli ultimi anni, l’inesorabile arretramento delle erogazione pubbliche alla Sanità ha costretto i cittadini ad attingere sempre più alle proprie tasche per accedere alle cure. E infatti, a fronte della progressiva riduzione del peso della spesa sanitaria pubblica sul prodotto interno lordo, c’è stato un aumento della spesa privata che è pari al 2,2% del Pil.
Fonte : “Inside Out. L’impatto dell’innovazione farmaceutica su spesa sanitaria e costi sociali e previdenziali.”
In conclusione, poter contare su un sistema di assistenza sanitaria solido e pubblico è una vera e propria fortuna.
Forse, dovremmo provare a maturare una diversa consapevolezza dei servizi che, con tutte le difficoltà, la nostra Repubblica è in grado ancora di offrire.