Nella seduta del 25 febbraio scorso il Consiglio Regionale ha approvato una mozione del M5S che impegna il presidente della Giunta regionale ad affrontare concretamente la bonifica delle aree circostanti il giacimento di Tempa Rossa sui siti di Montagnola e Serra d’Eboli. Negli anni ’90 avvenne uno sversamento illegale di fanghi tossici da attività estrattiva e le aree contaminate furono messe sotto sequestro solo nel 2010, ovvero 19 anni dopo.
Come noto, nelle settimane scorse la giunta Bardi ha sottoscritto i nuovi accordi con TOTAL che, a nostro avviso, necessitavano di maggiore approfondimento su alcuni passaggi relativi a criticità, in particolare, sulle “compensazioni ambientali” e sulla assenza di clausole sanzionatorie che potrebbe comportare per la Regione Basilicata una maggiore difficoltà nel far valere le proprie ragioni nei confronti del colosso francese e i suoi soci olandesi e nipponici.
Le criticità ambientali e il forte impatto delle nuove attività sono state confermate anche da alcuni recenti episodi che hanno riguardato l’impianto. Infatti un nuovo episodio di inquinamento è emerso nei primi mesi di questo 2020. TOTAL ha minimizzato, ma noi abbiamo chiesto subito conto all’assessore su quanto accaduto.
Sono tante le cose che non tornano in merito al giacimento di Tempa Rossa. Siamo realmente sicuri che tutto sia stato fatto nel massimo rispetto delle normative vigenti?
È questo l’interrogativo che ci siamo posti analizzando la Deliberazione 23 marzo 2012 del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) recante “Programma delle infrastrutture strategiche (legge n. 443/2001) opere per lo sviluppo del giacimento di idrocarburi denominato «Tempa Rossa» approvazione progetto definitivo e modifica soggetto aggiudicatore. (Deliberazione n. 18/2012)”.
Questo documento contiene una serie di prescrizioni ambientali a cui il progetto “Tempa Rossa” deve attenersi. Si fa riferimento alla caratterizzazione socio-ambientale del territorio interessato dalle attività estrattive e alla produzione di un inventario naturalistico secondo le metodologie adottate per i monitoraggi delle aree protette in Basilicata. La verifica dell’attuazione di queste prescrizioni è affidata alla Regione Basilicata ed un’eventuale inottemperanza potrebbe comportare lo stop alle attività del sito.
I nostri dubbi li abbiamo messi nero su bianco in un’interrogazione all’Assessore Rosa. Attendiamo da molto tempo una seduta consiliare ad hoc per l’attività ispettiva che da mesi non viene espletata. Tantissime, purtroppo, le interrogazioni ancora senza risposta.
Gianni Perrino
Portavoce M5S Basilicata – Consiglio Regionale