L’emergenza provocata dal contagio da Coronavirus ha scatenato gli intelletti sparsi per ogni dove in Italia. Alcuni qualunquisti, altri più forbiti, altri addirittura scientifici ed altri ancora mirati alla sociologia del paese ed all’economia che ne determina i movimenti dell’intero consorzio di persone.
Alcune considerazioni mi hanno particolarmente colpito: una del Prof. Luigino Bruni che nell’osservare che l’invisibile ci ha costretto ad una quaresima capitalistica che i mercati non avrebbero mai fatto spontaneamente, conclude dicendo, pur sembrando oggi banale, che ciò che non facciamo per amore ogni tanto lo facciamo per dolore. Ed anche la visione del sociologo, Francesco Morace, che vede il COVID-19 come il Virus del Contrappasso: Una potenza invisibile nell‘era della visibilità, che minaccia il respiro ma migliora la qualità dell’aria. Che costringe a casa le famiglie ma riconsegna ai genitori il ruolo di educatori. Disarma la discriminazione collettiva alimentando la coscienza sistemica.
Però in tutto questo osservare, elaborare e considerare c’è la parte pratica ovvero l’interfaccia tra chi governa i processi e chi li deve eseguire; sono le forze dell’ordine e nello specifico, riferendomi alla alta valle del Sauro, i Carabinieri, sotto il comando della stazione di Corleto Perticara, e la Polizia Locale. Sono, i carabinieri, in numero tale da dover garantire una pattuglia ed una copertura d’ufficio ogni dì. Un’autovettura per controllare il territorio di tre Paesi. Cinque unità complessive, che armate di giubbetto antiproiettile, mitraglietta di servizio e, da pochi giorni, di mascherina e guanti di lattice, devono controllare che le persone rispettino le ordinanze e le indicazioni per arginare il contagio da COVID-19. Sono l’interfaccia, come dicevo sopra. Rappresentano l’estensione delle decisioni di chi governa il territorio.
Sono questi soggetti che hanno dovuto, ancora una volta, assumere sulle proprie spalle il rischio di stare per strada, di sorbirsi le scuse dei furbetti che ancora non hanno capito la gravità della situazione e nel contempo arginare le furberie di chi, in situazioni del genere, trova sempre la fessura giusta per poter delinquere. Sono genitori, figli, fratelli, fidanzati, mariti che, contrariamente a quanto emerge dalle notizie quotidiane, non stanno dentro casa. Non hanno la possibilità di riprendersi quel ruolo di educatori. Non hanno il tempo di annoiarsi tra le mura di casa come tanti lasciano trasparire dalle videate dei socialnetwork. Sono buttati per strada, con il rischio, perché il rischio c’è sempre, a far sì che le disposizioni di legge siano rispettate per il bene di tutti. E tutto questo lo debbono fare con lo spirito militare; quello spirito che nella sua specializzazione ha la sua flessibilità. I Militari hanno il loro corpo di medici, di costruttori e guastatori, di fotografi, giornalisti; i militari hanno un modo che quando il mondo li reclama agiscono in uno stato che viene definito “stato di guerra”. Ma vengono usati, sfruttando questa loro capacità di adattamento, per ragioni di ordine pubblico. Ed è questo caso. I Carabinieri con la loro capillarità sui territori sono la fotografia dell’ordine sui territori. Un lampeggiante azzurro, se non si hanno scheletri da nascondere, infonde sicurezza, ci rassicura, ci fa capire che c’è chi si muove per tutelarci ed usa gli uomini dell’Arma per farlo.
Sono questi uomini che sovente ci infastidiscono bloccandoci ai bivi delle strade per controllare che tutto sia sotto controllo; dalla patente, alla cintura di sicurezza fino allo stato di salute dell’autovettura ed anche del guidatore. Sono questi soggetti che, addestrati per lo scopo, ci tutelano, impedendo a chi non capisce o a chi vuole sfidare le autorità di circolare per il bene di tutti. E lo fanno sapendo del rischio che corrono.
Dei tanti applausi che circolano dalle finestre e dai terrazzi, uno dovrebbe essere dedicato alle forze dell’ordine e nello specifico, per stare alla cronaca locale, ai carabinieri ed al comando di stazione di Corleto Perticara, che fronteggia i territori anche in funzione dei flussi che l’industria petrolchimica di Tempa Rossa richiede, ed alla Polizia Locale dei paesi dell’alta Valle del Sauro che presidia i meandri di territori tortuosi e dei centri abitati abbarbicati sulle colline.
Gianfranco Massaro – Agos