Il covid-19 oltre a mietere vittime in tutto il mondo sta scatenando folle di umani che producono e mercificano FAKE NEWS. Queste notizie ingannevoli, qualora qualcuno non lo sapesse, stanno creando panico e disinformazione soprattutto nel mondo social.
Video spacciati per grandi dispensatori di verità: video Farinetti e video TG Leonardo oppure falsi sms dell’Inps sul bonus da 600 euro e falsi regali di Uova Pasquali o Ferrero Rocher sembravano aver dimostrato che creare e veicolare notizie false in fondo non porta da nessuna parte. La Scienza, dal canto suo, ha risposto con fonti e verità certe da poter farci dormire sogni tranquilli. Ci sbagliavamo e temo che non finirà presto.
Ci serviamo ancora una volta, dopo l’articolo sulla fake news del covid-19 creato in laboratorio, del Divulgatore Scientifico e membro dell’Associazione culturale Liberascienza Pierluigi Argoneto. Pierluigi sulla pagina facebook di Liberascienza si sta prodigando dal 19 marzo in varie dirette volte a diffondere informazioni utili agli spettatori interessati. Alcuni temi trattati: i virus e la loro diffusione; scienza e democrazia ai tempi del covid-19; i tempi della scienza e la fretta del giornalismo; la comunicazione in tempo di crisi; privacy e salute sono ancora conciliabili. Vi consiglio vivamente di guardare queste interessanti interviste culturali che saranno raccolte, la settimana prossima, in un ebook a disposizione di chiunque.
Pierluigi Argoneto e il 5G, più corretto dire: 5G versus Covid-19. Il Divulgatore lucano smonta l’ennesima bufala costruita in questi giorni sul coinvolgimento del 5G portatore del Covid-19.
Il suo post facebook, dettagliato con interessanti spunti di riflessione, spiega come il 5G non è affatto portatore di nessun virus:
Il tema del 5G, della sua presunta dannosità e del collegamento addirittura con il Covid-19 l’avevo preso sotto gamba, fino a quando non ho visto che in Inghilterra della gente – impazzita – ha addirittura dato fuoco a diversi ripetitori 5G per paura del contagio. E in Italia c’è chi ha fatto addirittura una interrogazione parlamentare per parlare degli effetti (che si pensano essere negativi) della tecnologia.
Proviamo a ricapitolare un po’ il tutto?
1. Ammettiamolo: le cose nuove ci spaventano. Sempre. Questa consapevolezza ci permette di razionalizzare le cose. È successo sempre: prima col microonde (qualcuno ancora adesso ha paura di usarlo per i suoi improbabili effetti collaterali), poi per i cellulari, e poi ancora per il 2G, per il 3G, per i modem Wi-Fi, per il 4G. E ora per il 5G. Quelli che parlano bene chiamano questo fenomeno psicologico “principio di precauzione”: è molto utile, ma va gestito.
2. In rete c’è un sacco di roba buona per chi vuole approfondire come funziona il 5G. Non la ripeterò qui. Alcuni appunti però sono utili:
a) NON si tratta di una nuova tecnologia. NO. Le onde elettromagnetiche, grazie a Marconi (e pure un po’ a Maxwell), le usiamo da 125 anni almeno. Vi dicono niente la radio, la televisione, i cellulari?
b) le radiazioni elettromagnetiche sono “naturali”, “bio”. Il sole, per esempio, emette una quantità assurda di radiazioni elettromagnetiche;
c) le frequenze usate dai ripetitori 5G NON sono le stesse del microonde: non correte il rischio di finire cotti se passate vicino a un ripetitore. In alcuni casi si usano le stesse frequenze del Wi-Fi, che sono un milione di volte (e non per modo di dire) più piccole, oppure decisamente – fino a dieci volte – più elevate. Le onde a questa frequenza non penetrano nei corpi: si fermano sugli strati esterni della nostra pelle, non riescono a modificare il DNA.
d) Il 5G rispetto al 4G funziona in modo diverso: i ripetitori non emettono segnali in ogni direzione (sempre quelli che parlano bene direbbero a 360°, così come fanno le antenne 4G), ma in una direzione ben precisa, cioè verso l’apparecchio da connettere e solo quando richiesto. Un po’ come la differenza che c’è tra un fiammifero, che acceso fa luce tutt’intorno, e una torcia che invece illumina solo l’oggetto che ci interessa.
3. Le onde 5G fanno male? Serviranno anni a dirlo con certezza, fino ad oggi non ci sono prove al riguardo. Poi, se vogliamo dirla tutta: il campo prodotto dai nostri auricolari bluetooth (fighi, oggettivamente) è molto maggiore. Ma non mi pare che qualcuno sollevi problemi al riguardo o bruci in piazza gli AirPods. Certo qualcuno dirà: ma l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dice che non si può escludere al 100% che le radiofrequenze provochino un qualunque effetto sulla salute e le ha catalogate nel Gruppo 2B (agente possibilmente cancerogeno)! Vero. Però, anche qui, attenzione: il 100% di sicurezza nella scienza NON ESISTE (proprio per come è fatta, mica per pigrizia) e poi nel Gruppo 2B dello IARC ci sono: elettrodomestici (tipo l’aspirapolvere), l’aloe, gli estratti di caffè, il talco per i bambini. E pure i sottaceti. Hmm.
E ora il 5G e il coronavirus
L’obiezione principale è che lì dove ci sia molto 5G ci sia il maggior numero di contagi. Un esempio? Wuhan e la zona di Milano. La cosa preoccupante è che a sostenere questa tesi sia anche un tale Gunter Pauli, scrittore improbabile e, inspiegabilmente, niente poco di meno che consigliere economico del nostro Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Probabilmente potrebbero essere, quelle citate da Pauli, anche le due aree del mondo con il maggiore consumo di sushi, di cocaina o quelle con il maggior numero di persone con i capelli rossi o con il minor numero di persone a che ascoltano Gigi D’Alessio. Cosa c’entra? Il dubbio che il virus, banalmente, si diffonda più facilmente lì dove ci sia un’alta densità abitativa che, guarda caso, è anche il motivo per cui agli operatori conviene installare proprio in quelle zone i ripetitori 5G non è venuto a nessuno, nemmeno a Pauli? Senza considerare, in Lombardia, i sempre più evidenti disastri sanitari che stanno emergendo e che hanno consentito al virus di essere così dannoso e diffuso.
Più in generale, le teorie del complotto si dividono principalmente in due correnti: chi sostiene che il 5G abbassi le difese immunitarie, facendo sì che le persone si infettino più facilmente; chi invece afferma che la tecnologia stessa diffonda il virus. Gli scienziati hanno le idee chiare al riguardo e hanno definito queste teorie «fesserie biologicamente impossibili». Pochi dubbi insomma.
Ultimissime cose, allora:
1) nel dubbio, che è connaturato alle cose di scienza, rimane opportuno continuare ad eseguire studi seri e approfonditi, con applicazione rigorosa del metodo scientifico, per scongiurare anche i timori più remoti di un possibile – anche minimo – effetto sulla salute umana. Ma, ad oggi, tutti gli studi condotti sembrano non andare in questa direzione e dicono che gli effetti negativi sono paragonabili o addirittura inferiori a quelli derivanti dall’uso di tecnologie precedenti, come il 4G per gli smartphone;
2) ogni volta che condividete una fake news state facendo due cose: state facendo guadagnare un sacco di soldi a qualcuno (eh sì, è così) e creando panico ingiustificato agli altri, oltre che a voi stessi;
3) E’ normale, in questo momento, avere un tale come Gunter Pauli consigliere del Governo? Uno che dice e sostiene queste cose non sarebbe più opportuno si dimettesse immediatamente?
Se siete arrivati fin qui siete degli eroi. Sta volta però la colpa non è solo mia, ma un po’ anche di Margherita Agata.
(per completezza aggiungo che alcune info sono state prese da articoli apparsi su varie testate come Il Fatto Quotidiano, Il Sole 24 Ore, Wired, Focus e alcuni post di altri divulgatori molto più bravi di me, tipo Luca Perri).
Articoli di approfondimento sul nostro sito: